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Sceneggiatura 8: pastiche di terrore, mitologia islamica (il djinn e le sue manifestazioni), denuncia sociale della condizione femminile sotto gli ayatollah e documento storico della guerra Iran-Iraq. Comunque lo si prenda, un soggetto assai ben riuscito.
Scenografia 7: Tehran magica di uffici a scrivanie mute e strade deserte dove fuggire a piedi nudi, l'Europa così vicina e così lontana.
Cast 7,5: un'attrice, un'interprete bambina (entrambe iconiche), un chador volante e una bambola mutilata, il retaggio guerrafondaio dell'impotenza da bunker, l'espressività che trattiene la rabbia della rivoluzione.
Regia 7,5: la lezione anvariana è ricorrere a paure spezzate, in una realtà già terribilmente angosciante di missili e misoginia, riprese che accelerano in un finale tormentato di apparizioni e fughe dalla città.
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