Sceneggiatura 6,5: ispirazioni primarie e secondarie ben congegnate nel meccanismo classico incidente-maniaco di turno, la crudezza inauditamente italica, una fuga di troppo e un ritrovamento affrettato le note negative di uno script con molta carne al fuoco (nel senso letterale dell'espressione).
Scenografia 6: il cartello di Grottaferrata per un amore romano sfiorito, da consumarsi nelle ville boschive che abbondano nella campagna collinare.
Cast 5,5: la De Santis (scelta probabilmente per la somiglianza con la Nicolodi argentica, n.d.b.) è ridicola nel suo tentativo di indemoniarsi, miglior attore (premiato!) lo statuario Diana, a ondate la Virgilio, i tre coatti meno peggio delle stroncature di certa critica.
Regìa 6: cinema indipendente dai mezzi ridotti all'osso, auto da rottamare e riprese notturne girate all'alba, Albanesi si avvale dei buoni effetti speciali stivalettiani, a condurre in porto un'avventura paurosa e scabrosa, qualche colpo di genio e un paio di cadute nel ridicolo. Il cinema horror italiano è vivo (cit.).
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