Sceneggiatura 6: Hare punta sul senso di colpa collettivo, ma il croupier hollywoodiano non lo ripaga, facendo uscire, a turno, la sfilacciatura di una trama falsamente singhiozzata, le ripetute banalità nei dialoghi, le sottolineate affettazioni melodrammatiche di lettere e cassette, persino la prevedibilità annunciata degli eventi.
Scenografia 5,5: fictious Neustadt, non sfugge a un occhio attento, è la Germania degli anni '60 in un paese dell'est Europa dell'era wikipedia (Lublin, Poland, n.d.i.m.db.). Latitano comunque i dettagli paesaggistici, a parte una fugace panoramica newyorkese conclusiva.
Cast 7: la Winslet invecchiata può meritare l'Oscar, non sfigura peraltro il diciottenne tedesco Kross, semplici cameo insoddisfacenti per Ganz e la Olin, deconcentrato Fiennes.
Regìa 6,5: ancora una produzione internazionale USA-UK (this time featuring Germany as well), dopo The Hours, per l'acclamato Daldry, autore di inquadrature artistiche a profusione, annacquate in un ritmo didascalicamente divulgativo che non valorizza quanto potrebbe i vagiti sentimentali primordiali insiti nel canovaccio. Sopravvalutato.
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