Sceneggiatura 6,5: il pubblico che l'ha stroncato impietosamente si è probabilmente vendicato di essersi riconosciuto nei tic bassamente abietti della vita di provincia, figli di una stabilità regina, che la pellicola così magnificamente illustra in un compendio di umanità fallite. Esempio lucido di postneorealismo, ruffianamente adattato all'era degli happy end.
Scenografia 6: pochi shots documentaristici, l'anonimato dell'istituzione inutile volutamente annebbiante, lo scalo merci di Ravenna, fabbriche, ponti, vedute da cartolina.
Cast 7,5: la Cervi scandalosa di altre pellicole qui sciorina una prestazione più che discreta in un ruolo di nevrosi a lei congeniali, ottimo l'Accorsi perfettamente incarnato nell'operaio casa fabbrica playstation e disperazione.
Regìa 7: esordiente bloccato, denota stilemi già mordiniani di metafore e alienazioni estreme, originalità di immagini e narrativismo classico allo stesso tempo. Da riscoprire.
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