L'unità di intenti, la continuità narrativa, la tecnica di riprese assolutamente identica ci consentono di valutare i tre film come un unico prodotto, analogamente a quanto fece la giuria degli oscar premiando con 11 statuette un ultimo episodio che si faceva evidentemente portatore del fardello trilogico.
Sceneggiatura 6: complessa e fedele riproduzione del capolavoro tolkeniano, voci narranti fastidiose di altre saghe, flash-break eccessivi, extended version di scene toccanti e dialoghi banali, battaglie epiche di scontri frontali, il cofanetto ricalca gli alti e i bassi della letteratura fantasy.
Scenografia 7: i meravigliosi scenari offerti dalla South Island, lo spirito dell'autore nelle maquettes di 80 cm, le necessità di un budget comunque stratosferico negli interni di green screen palesi, i colori della fotografia sempre notevolmente modulati sugli eventi.
Cast 6: esasperante il Gollum dalle ottive movenze serkisiane, pallido il carisma gandalfiano di Ian McKellen, pilastri su cui si fonda il tutto la centralità aragorniana del Mortensen e il compitino di supporto legolasiano di un duttile Bloom, la notte cala sugli hobbit.
Regìa 6: musi equini in successione, schieramenti a pannocchia, compostezza di circoli, primi piani che non si incrociano, incandescenze ridicolmente erotiche, sbigottimenti continui di ingenuità marcate, Jackson segue il tomo senza riuscire a imporvi particolari tratti peculiari, il paesaggismo dovuto la freccia finita nel cerchio più piccolo del bersaglio.
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