martedì 13 dicembre 2011
Letteratura classica/Proust III
Ci è mai capitato, magari a teatro, di cercare di ricordare il viso della nostra nuova amata, senza ovviamente riuscirci? E quante volte siamo usciti di casa nella certezza o anche solo nella speranza di vederla? E abbiamo pur visto persone che fingevano di riflettere un'immagine che noi sapevamo maschera di un'anima nascosta. E le effusioni amorose che abbiamo sempre desiderato, non è forse evidente che, una volta avutele disponibili davanti a noi, le avremmo procrastinate un po', intuendo già il piacere solo tiepido che ci avrebbero procurato? Del resto, le persone che hanno rappresentato una parte importante della nostra vita, raramente escono subito di scena in maniera definitiva (cit.) Quanto all'hotel, è così vero che conserva così bene quel fascino del provvisorio, di dimora per pochi giorni che ce lo fa amare così tanto. Anche nella Coté dei Guermantes, come sempre, Proust racconta la vita di tutti noi. Peccato che la morte della nonna non sia vissuta con il sentimento che ci si aspetterebbe, limitandosi l'autore a una descrizione sommaria di aspetti esterni, sorrisi forzati e attimi fatali. Nella seconda parte, poi, come altre volte nella Recherche, il buon Marcel si dilunga eccessivamente sulle chiacchiere da salotto, lasciandoci peraltro una preziosa testimonianza dei nomi dell'epoca, tra storia e apparenza, tra buone maniere e stili di mobili, tra scaramucce e malattie. Solido, ma lontano dai precedenti (autocit.) VOTO 7/8
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