Tutto il castello di ipotesi che, a sentire l'autrice, delinea la vita, si fonda su due teorie matematiche: la verità inconfutabile dell'importanza del contare anche i momenti meno importanti e la menzogna incredibile che nella media possa annidarsi l'unicum. Il resto è una versione disturbata di Bridget Jones, in una Melbourne che non si vede mai, tra personaggi di una tristezza inenarrabile, un ovvio lieto fine e fastidiose reminescenze storiche sulla storia di Nikola Tesla. Pochi spunti umoristici riusciti sostengono una lettura tutt'altro che facile.
VOTO 4,5
VOTO 4,5
Nessun commento:
Posta un commento