Splendido affresco d una delle tante corse allo sfruttamento (oltre al cacao, qui protagonista, vanno citati anche il legno, la canna da zucchero, l'oro, la gomma, il caffé) che hanno caratterizzato la storia del Brasile, dalla prima colonizzazione fino a ben oltre l'indipendenza. Il tema centrale è la denuncia sociale delle condizioni di vita nelle piantagioni dello stato d Bahia nei primi anni del XX secolo, con la famosa schiavitù abolita nel 1888 ancora ben presente nel retaggio culturale d sfruttati e sfruttatori. La storia d contorno è la lotta per la conquista della selva del Torrente Grande da parte d due potenti famiglie d fazendeiros, i Badarò e i Siqueira. I toni quasi epici mettono in risalto le personalità d eroi, assassini e stregoni, uniti da un destino comune d rassegnazione, un 'tem que dar conto' ante-litteram esplicitato dal richiamo del muschio del cacao molle. Molto realistica la descrizione d luoghi e avvenimenti, dall'agguato fallito del 'negro' Damiao al funerale nella casa delle tre prostitute d Ferradas, dai vampiri sociali al teatro d Tabocas alle bettole a whisky, poker e anelli falsi d Ilhéus, dalle navi cariche d false speranze ai codici d'onore famigliari delle case padronali.
VOTO 8
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