martedì 13 dicembre 2011

Letteratura contemporanea/Izaguirre



Prosa che suscita in rete molte antipatie, da un lato per la caratterizzazione bisex (e non marcatamente gay, come alcuni sostengono) dei personaggi maschili, dall'altro per la smitizzazione della rivoluzione cubana, colpo basso dell'autore agli amici del suo presidente ripudiato Hugo Chavez. Ma il personaggio (un po' troppo irreale) dell'attore americano romantico funge anche da correttivo al degrado statunitense-batistiano del bordello di Limpio Chiquito, nella cui glaciale descrizione (quella sì arricchita da troppi particolari anatomici maschili) si vive una prima parte di romanzo a posteriori comunque ben realizzata, che diviene preambolo di fantastoria alla nascita delle telenovelas in una Habana umida e colorata. Fenomenale il substrato pseudoculturale delle vicende descritte nella metaletteratura prima radiofonica e poi televisiva, che potrebbe isolarsi dal contesto in una storia a sé stante senza fantasmi del passato. La terza parte è affrettata di triangoli amorosi depauperati di sentimenti, funerali, animali preistorici, navi da diporto, ricchezza e militarismo, il tradimento finale una svolta semplice per far guadagnare punti alla vicenda. Talento, ma alti e bassi stratosferici. VOTO 7+

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