lunedì 17 settembre 2018

Cinema canadese/Barney's Version



Sceneggiatura 6,5: fedeltà ai limiti dell'estremo (solo il whisky scorre più lentamente nel proibizionismo cinematografico, n.d.b.), il pregio e il fascino del testo richleriano, senza voli pindarici o esperimenti da cinepresa.
Scenografia 6,5: Montreal che si palesa in pochi attimi fugaci (il cimitero sulla butte finale il più pregnante, n.d.b.), foliage canadese e note cartoline da Roma e New York.
Cast 7: due assi nella manica, lo strepitoso ebreo non osservante Hoffman e un Giamatti (troppo giovane nell'invecchiamento dell'Alzheimer, n.d.b.) anima perfetta del protagonista dissacrato.
Regia 6: Lewis, carneade da cassetta nordamericana, la messa in scena minima di tuffi nell'acqua e misteri malcelati in un finale affrettato, la centralità degli attori in quadretti mutuati.

Letteratura contemporanea/Pulixi


Dramma futuribile di kamikaze islamici e radici di radicalizzazione (in)sospettabili, il razzismo come linea piatta di fondo tra le operazioni della 'ndrangheta. Il tratto semplice che delinea personaggi in divisa sempre universalmente simili. Una Milano bellissima tra lustrini e periferie fatiscenti, in una conoscenza dei luoghi 'sentita' e più che approfondita. 'Milano diventerà la New York d'Europa. Scherzi? Diventerà meglio.' VOTO 6,5.

venerdì 7 settembre 2018

Letteratura contemporanea/Dicker III


Saggio è il ritorno, la via maestra spianata a prevalere sullo sterrato di un tentativo (Baltimore, n.d.b.), in bocca a uno dei suoi personaggi l'autopunizione del penultimo livello prima del romanzo rosa. Dicker si autocita in maniera spudorata, dall'ambientazione al narrato spezzato in flash-back e più voci narranti, tutto ricorda da vicino Harry Quebert. Eppure la storia appassiona e svela pagina dopo pagina la malattia universale della provincia e della condizione umana, la rosa di sospettati a estrarre dal cilindro una tabula rasa quasi christiana in un teatro sperimentale del colpo di scena rimasto in canna. VOTO 8-