martedì 24 dicembre 2019

Yimou Filmography/Shadow



Sceneggiatura 6: l'ambizione del ritorno alla grande forma, l'ombra della tradizione storiografica cinese, il ruolo delle pedine, un mix solo sulla carta di dialoghi troppo dilatati. 
Scenografia 6: questa provincia regala solo anse di fiumi e costumi d'epoca, il virato nero incupisce i tetti di ombrelli rotanti glorificati oltre il limite delle ricostruzioni al computer.
Cast 6,5: sotterfugi e ferite che non rimarginano, antri di barbe lunghe e sguardi nascosti da una tenda, il sangue degli occhi che si chiudono sul mestiere che non concede assoli.
Regia 8: la messa in scena del bianco e nero finto (solo il carne della pelle e il rosso del pegno da pagare sfuggono alla regola) è da Oscar alla regia, il metacinema visivo dello Yin e Yang e quel minimo di wuxiapian strizzano l'occhio all'ultima pessima produzione.

lunedì 23 dicembre 2019

Yimou Filmography/The Great Wall



Sceneggiatura sv: l'ombra del senza voto aleggia sui generi mai esplorati dal Lollino, dove il fantasy e l'adventure portano il monstre a essere l'eroe di una trama senza arte né parte.
Scenografia 4: un film che ha l'onere e l'onore di fregiarsi di un titolo tale, non può prescindere dai divieti comunisti che oscurano le riprese in loco, le ricostruzioni al computer di una fattura tale da contribuire ampiamente al flop del botteghino.
Cast 4: Jing Tian è ovviamente cfiana, ma non può assolutamente bastare, i due compagni di merenda e la vecchia volpe non nuova a cadute complete distruggono la credibilità hollywoodiana e le crasi future di idee e mezzi.
Regia 6,5: un maestro che ha dato, da chi si deve fare accompagnare in viaggio? il colorismo delle truppe e la simpatia empatia per le creature verdi sono l'unico graffio d'autore in un episodio da cestinare. 

domenica 22 dicembre 2019

Cinema cinese/I figli del Fiume Giallo



Sceneggiatura 6: unicuum quasi generazionale che muove poche pedine in un tempo che scorre esageratamente lento, specie nelle speculari situazioni statiche di pistole e telecamere d'addio.
Scenografia 7,5: provincia cinese profonda, dai treni rapidi alle crociere dove la cenere è più pura bianca, Datong di spianate a palazzine e Feng Jie di romantiche scalinate notturne.
Cast 7: i gangster di un cinema che narra senza spiegare, la passione diluita di chi accetta un destino avverso, le smorfie amare di un potere effimero e caduco,
Regia 6,5: la sesta generazione ha classe, un momento dilatato che si perde, mezzucci di intermissione, il mosaico di un paese che cambia tra pennellate di stile zhangkiane.

giovedì 19 dicembre 2019

Cinema 'cinese'/The Assassin



Sceneggiatura 6: pretesto, il vero assassino non si vede mai, due volte su due redento, sconfitto nel suo ruolo autoimposto, il costume caro alle dinastie passate anche per i territori ribelli.
Scenografia 7: foreste di pugnali volanti e baie di colline a balzi, corti sfarzose di intrattenimenti colorati e una magnifica mini città proibita in bianco e nero.
Cast 6: alcune maschere non cadono mai, la canzone che si sussurra appena tra movimenti lenti e tecniche ovvie di combattimenti sospesi non rende il pathos dovuto.
Regia 7,5: esercizio stilistico di crasi tra il cinema d'autore e quello di genere, il ritmo esageratamente lento invita ad abbandonarsi e a godere semplicemente delle immagini che impreziosiscono la pellicola come periodici scrosci di temporale.

martedì 17 dicembre 2019

Cinema cinese/Fuochi d'artificio in pieno giorno



Sceneggiatura 7: il noir, classico, con vedova nera e soluzione prevedibile, impreziosito da un modus narrandi che sottrae i passaggi chiave lasciandoli inizialmente all'intuito.
Scenografia 7,5: la provincia cinese del Nord-Est, la similitudine assoluta con il piccolo mondo (ex-) comunista di qualsiasi latitudine, tra ruote della fortuna di sesso improvvisato e strade innevate per driver ubriachi.
Cast 8: gangster che sembrano assolutamente gangster, pistole che esplodono colpi come nella tradizione di certa filmografia locale, la conturbanza del peccato in vite dissolute che nemmeno hanno realizzato di esserlo.
Regia 8: l'Orso d'oro non vuol essere un riflesso, sapremo comunicare oltre la bellezza oggettiva di ogni inquadratura, il metacinema fantastico della scena finale che dà il titolo alla pellicola da tramandare a un mondo che non sa più sognare.

sabato 14 dicembre 2019

Cinema cinese/Waiting in Beijing



Sceneggiatura 5: ingenuo come un feuilleton di bassa lega, il pastiche impossibile è tra promozione turistica, denuncia pacifista di un mondo senza confini e persino l'insinuarsi di un triangolo amoroso quando anche i cliché scendono a patti con la realtà. Manca (opportunamente) l'happy-end made in USA, un giorno sicuramente tutti noi troveremo dove inizia un amore senza fine.
Scenografia 6: tutto ha un sapore autentico, a partire dai lunghi viali pechinesi di edifici monumentali che scorrono veloci dai finestrini di un Maggiolino iconico, Grande Muraglia e Colline Profumate, un lago dello Yunnan come chiusa romantica di un film romantico.
Cast 5: Steph Song si prende da subito tutta la scena, la classe di una presenza mutevole che sa far innamorare, un giorno originale per una troupe che ha principalmente pagato per essere nella pellicola. W i George Martini!
Regia 5: Zhang è l'esordiente che non ha più voluto ripetersi, la favola moderna che mette in scena, al netto di situazioni impossibili e recitazione appena abbozata, rimane impressa per il numero infinito di scene brevi e un palcoscenico di stupefacente semplicità.


lunedì 9 dicembre 2019

Letteratura contemporanea/Nothomb II


Finta letteratura d'infanzia, trionfo del romanzo breve, echi più che ricorrenti da una via Paal cinese, di una Cina brutta, che non compare mai. Ognuno di noi ha un suo tasso di Cina, La sinopatia di un amore. La sinomalia di un comportamento. La sinofagia di un ciclo che si chiude. Ambizioni da romanzo d'amore generazionale. Non corrisposte, a specchio. VOTO 6,5

venerdì 6 dicembre 2019

Letteratura realistica/Paul French


This man is no historian...true, but. La compilazione degli articoli e delle fonti non è quella di una metaletteratura fantastiosa. La ricerca del vero si perde in dettagli ripetuti. Personaggi modesti e nessun eroe moderno. Una Pechino splendida di bruttezza, di luoghi che restano impressi nell'immaginario anche dopo aver visto il reale (o l'immaginato?). Comunque meritevole. VOTO 7