domenica 20 gennaio 2019

Cinema americano/Bohemian Rhapsody




Sceneggiatura 6,5: la testimonianza, il lascito della speranza, la storia in quanto leggenda, sfasamenti da licenze temporali minime, la caduta nel documentario sempre in agguato.
Scenografia 6,5: interni londinesi e wow I can't believe to have gigged in central London, la luce intermittente alla finestra, una splendida ricostruzione del Live Aid.
Cast 7: voto 9 al casting che ha scovato attori molto somiglianti, sarà la band, i silenzi portano negatività, la passione per la musica come da cartina al tornasole.
Regia 6,5: l'uomo dei sospetti e delle produzioni xmeniche, il ritmo lungo e sincopato del biopic d'ordinanza, Singer va oltre la resa minima con scene coinvolgenti e un manufatto complessivamente solido che non trascende (ma non è detto che sia un bene, n.d.b.) nel musical da karaoke.

Cinema d'animazione/Ralph spaccainternet



Vanellope eroina moderna, segue sogni ed inclinazioni. Ralph ridisegna il concetto di amicizia. Peripezie da videogioco come nel primo episodio, e una veritiera per quanto incompleta rappresentazione del meraviglioso mondo di Internet, tra app, link e giganti della contemporaneità, con principesse Disney, scenette da trailer nel finale e inediti degli Imagine Dragons.

Horrorland/The Scarehouse



Sceneggiatura 6: l'ispirazione primaria dal torture porn, un paio di twist abbastanza prevedibili, una casa degli orrori disturbante che mette in vetrina salse mortali dimenticandosi quasi totalmente del mondo esterno degli ospiti paganti.
Scenografia 5: l'ingegneria semplice dei film senza budget, qualche maschera abbandonata e mummie alle pareti, colpevolmente poco curata l'ambientazione, vera chiave per il successo della pellicola.
Cast 6,5: otto sororities che ripagano il tempo della visione, la ferocia da dramma psicologico abbozzato delle carnefici e la sorpresa-paura non sempre sintonizzata delle vittime, tra le più realistiche Jennifer Miller che studiò la parte in treno.
Regia 5: fallisce, completamente, l'esperimento di mescolare il filmato amatoriale in presa diretta dell'antefatto con la mattanza della sera della paura. L'horror canadese non è solo Gavin Booth.

Cinema Disney/Il Ritorno di Mary Poppins



Sceneggiatura 5,5: un soggetto esistente tra i tanti, il mix tra il peggio della messinscena pomposa brit e della produzione cartonata US, un protagonista che mangia l'altro, qualche coralità discreta.
Scenografia 6: un rondò di una London plausibile al netto dei cannoni, nuvole e palloncini, il Big Ben di cartapesta per una scalata lenta e coinvolgente.
Cast 5,5: Blunt di maturità statiche, il factotum Miranda classico contemporaneo, ruoli marginali di un certo interesse per i reduci di Mamma Mia, il nulla a completamento.
Regia 6: la favola che deve, Marshall prende ordini per il paradigma dell'arrivo e della dipartita, il trionfo del buonismo happyendico che distingue sempre tra buoni e cattivi di un mondo semplice.