mercoledì 27 dicembre 2017

Cinema israeliano/Ana Arabia



Sceneggiatura 8: tra le mura chiuse di una casa, una famiglia improvvisata di etnie e religioni diverse, semplice fabula dell'ovvio da sottolineare nel truce dominio della regola della singola parte. 
Scenografia 6,5: un cortile di una casa alla periferia sud di Tel Aviv, un mondo nascosto allo sguardo punitivo della società imperante che divide per nomi.
Cast 6: il sorriso della reporter nasconde una superficialità in parte voluta, i vecchi arabi e le giovani ebree a concepire una soluzione possibile, quella più semplice.
Regia 7: Gitai e il piano sequenza, fronde di alberi che aprono e chiudono, la circolarità della metafora tra i pochi personaggi sulla scena, i dialoghi semplici e credibili.

Letteratura contemporanea/Grossman II


A metà tra la fiaba preadolescenziale e la denuncia della società delle apparenze, una serie di avventure iniziali fulminanti, il trascinarsi di flashback e attimi di pausa ripetuta, la confessione finale anticipata da un'ultima grande missione. Ci sono bambini quadrati (leggi: perfettini) e bambini a zig zag. Solidità grossmaniana. VOTO 7

lunedì 11 dicembre 2017

Letteratura contemporanea/Paasilinna


La Finlandia e la sua dissacrazione continua, il paese che si racconta attraverso i propri stereotipi quotidiani, la natura e la sua difficile assimilazione, il demone dell'alcol nelle lunghe giornate buie invernali, l'ipocrisia di ogni latitudine e le questioni annose sui rapporti interpersonali e il progresso. Stile semplice, secco ed essenziale, tante avventure per ore di relax e meditazione. VOTO 8

venerdì 1 dicembre 2017

Kaurisrondus the 16th



Sceneggiatura 8: deboli, sconfitti, disperati, periferie, fughe, quotidianità, il mantra del Kaurismaki eterno che ritorna nell'accezione degli uomini di cuore che non si arrendono alle comunità inventate e ai confini ereditati.
Scenografia 7,5: un ristorante che può servire aringhe anche in sushi, il tram che scorre nella notte, le stazioni di polizia del funzionalismo, le stanze di juke-box fermi nel tempo.
Cast 7: un rifugiato poco siriano che contribuisce alla denuncia e all'autoironia, comparse kaurismakiane di lusso tra strimpellatori, imprenditori e camerieri.
Regia 7,5: ritmo lento e rintocco delle lancette, scene intermezzate da fermo immagine di dettagli rétro, incisività dei dialoghi (e doppiaggio amatoriale, n.d.b.italofono) che sa mescolare dramma e commedia, il tono sempre bonariamente distaccato a coinvolgere senza sforzo emotivo.

martedì 7 novembre 2017

Cinema francese/Io faccio il morto

 


Sceneggiatura 8: un Cluedo divertente e innevato (cit.), la capacità di mescolare sapientemente commedia e giallo in un unicum memorabile sostenuto da attori e location.
Scenografia 8: il treno, la funivia, l'auto, mezzi di trasporto che magnificano la bellezza delle Alpi francesi, Megève un sogno da rivivere tra i tetti finti del Casino e le arcate medievali della Pharmacie.
Cast 7,5: una coppia fenomenale che recita i tic di ogni relazione, la cfiana Nakache a studiare, l'istrionico Damiens a trasmettere col corpo, un contorno quasi adeguato.
Regia 6: scenette gustose a ripetizione, un collante che punta sulla semplicità senza valorizzare con la quarta arma un collage più che riuscito, restano alcuni fermoimmagine di qualità.

Cinema francese/Un tirchio quasi perfetto



Sceneggiatura 6,5: una ventata di autocritica occidentale, velata di autocommiserazione, incarnata da un personaggio iconico, divertente e capace di sorprendere nell'ordinato buonismo obbligato terminale. 
Scenografia 6: Rennes che si intuisce da una maglia da calcio per esperti, un teatro in stile francese e un quartiere periferico di villette e graffiti che rimane impresso nella memoria.
Cast 7: strepitoso il Gautier gringo e monsieur più buono di Babbo Natale, in un concerto epidemico dove le lodi si scambiano meccanicamente con le critiche, sotto accusa la società contemporanea senza cervello.
Regia 5: (si dirà) non essenziale nelle commedie, l'incipit registico manca del tutto, limitandosi a una piatta messa in scena delle battute del soggetto con una fotografia solo di facciata.

lunedì 6 novembre 2017

GialloSvezia/Lackberg XI


Undicesima fatica, doppia alternanza temporale (meno pressante) da stilema, echi di storie pregresse inevitabili in una ruralità dove accade sempre troppo, la carne al fuoco politica da doppia carta (massacro autoctono e sacrificio dell'immigrato). L'intreccio del giallo lascia in sospeso la soluzione sino all'ultimo, con una progressione lenta da indagine a più mani, stilisticamente semplice ma riuscita come in un buona parte delle opere di Camilla. VOTO 7


domenica 5 novembre 2017

Horrorland/The Forest



Sceneggiatura 6,5: idee interessanti (suggestione, presenze sovrannaturali, un dramma non spiegato del passato) in un contesto esageratamente esotizzato come in ogni produzione americana girata fuori dalla comfort zone.
Scenografia 5,5: un sushi vivente e un abbozzo di grattacieli nella notte, una claustrofobia verde che non convince tra le tende gialle e i sotterranei universali della follia.
Cast 5,5: assai spaurita nella sua convinzione esagerata la paladina britannica dei troni e delle spade, persino un filo meglio il tenebroso sacrificato, i demoni essenziali al realismo della pellicola.
Regia 6,5: cappello breve della vecchia tradizione, centralità del soggetto in trovate orrorifiche modeste ma accattivanti, incubi e illusioni, pugnalate come un twist discreto affrettato all'eccesso.

Horrorland/The Wailing



Sceneggiatura 7,5: mix affascinante di elementi horror, thriller e gialli in un costrutto quasi monumentale che incede in maniera colossale senza decurtare sui dialoghi di contorno.
Scenografia 7: Corea rurale inedita e magnifica, tetti di templi, montagne e ruscelli, impiccati senza testa su alberi isolati, possedimenti demoniaci in interni in legno.
Cast 6: un intero villaggio chiamato a recitare, tra troupe investigative e mostri evanescenti, zampilli di sangue e la diffidenza verso il diverso di ogni triste provincia.
Regia 6,5: il gusto classico della ripresa telecomandata verso una definizione di eventi lineare, con pause eccessive che appesantiscono le gemme horror in favore della durata complessiva.

martedì 24 ottobre 2017

Horrorland/Hush



Sceneggiatura 6: stilema a 4 mani, l'infuso di novità al sapore del linguaggio dei segni, tentativi di fuga da ponderare, il ciclo classico che si chiude con la sequenza obbligata delle morti.
Scenografia 6,5: una villa isolata che sa rendere il remoto, auto da vandalizzare e telefoni che trasmettono una paura nemmeno troppo prolungata.
Cast 7: la moglie del regista che vive benissimo il suo ruolo di sordomuta, una telefonata via computer per Squish, il killer psicopatico più che realistico di maschere iconiche gettate.
Regia 7: il marito dell'attrice e una carriera a colpi in canna sparati male, il momentum della pellicola giocato sulla semplicità e i momenti da salto sulla sedia dell'horror prototipale.


mercoledì 18 ottobre 2017

Horrorland/Paradise Beach



Sceneggiatura 4: la pretesa alla 127 ore di poter sostenere un film intero su un singolo evento, contorno di preparazione e lunga attesa del nulla, Boyle o Collet-Serra non sono Hitchcock.
Scenografia 8: riprese a volo d'uccello che magnificano lo scenario della spiaggia paradisiaca australiana, acqua cristallina e onde per surfisti-prede, uno scenario senza spettacolo.
Cast 5,5: Blake a suo agio con cellulari e videochiamate, due parole di un falso spagnolo e una paura abbozzata nello sguardo che non riesce a rendere l'orrore dello squalo.
Regia 5: una crasi stilistica tra Turistas (l'intro e la mattanza centrale) e la saga di The Shark (la lunga attesa di maree, pinne e scogli) che fallisce nella folle ambizione di dilatare tempi prevedibili a dismisura.

martedì 17 ottobre 2017

Letteratura contemporanea/Aciman


Romanzo incisivo che propone temi intrecciati (la maggiore età e l'orientamento sessuale) in un'ambientazione ottantiana complessivamente riuscita per quanto priva (nella parte ligure) di riferimenti reali. Pregiudizi assenti e tante sensazioni da descrivere passo a passo, un cappello lento come lo svolgersi degli eventi, la breve effimera e liberatoria gioia ben resa dal capitolo romano. Classico a prescindere dalle etichette fastidiose. VOTO 7


lunedì 16 ottobre 2017

Horrorland/L'ombra della paura



Sceneggiatura 8: pastiche di terrore, mitologia islamica (il djinn e le sue manifestazioni), denuncia sociale della condizione femminile sotto gli ayatollah e documento storico della guerra Iran-Iraq. Comunque lo si prenda, un soggetto assai ben riuscito.
Scenografia 7: Tehran magica di uffici a scrivanie mute e strade deserte dove fuggire a piedi nudi, l'Europa così vicina e così lontana.
Cast 7,5: un'attrice, un'interprete bambina (entrambe iconiche), un chador volante e una bambola mutilata, il retaggio guerrafondaio dell'impotenza da bunker, l'espressività che trattiene la rabbia della rivoluzione.
Regia 7,5: la lezione anvariana è ricorrere a paure spezzate, in una realtà già terribilmente angosciante di missili e misoginia, riprese che accelerano in un finale tormentato di apparizioni e fughe dalla città.