lunedì 28 gennaio 2013

85th Academy Awards/Beasts of the Southern Wild





Sceneggiatura 6,5: indecisione, fatalità, fantasia, sopravvivenza, le frecce tirate disordinatamente, l'amore paterno-filiale come punto di partenza, l'amore materno-filiale da conquistare, il punto fermo nell'ambiente selvaggio circostante.
Scenografia 6,5: profondo sud statunitense di ecosistemi unici al mondo, giganti con corno al computer, bacini fluviali abbondanti, feste di comunità tra alcool e fuochi d'artificio.
Cast 7: Quvenzhané Wallis merita la statuetta più giovane della storia, disorientamento e attaccamento, persuasione e comprensione, la maturazione del personaggio completata in fieri.
Regia 7: di esordienti e di temi coraggiosi, capacità registica sregolata di riprese brevi a intermittenza, grande suggestione visiva e pochezza a inserti, il futuro nella capacità di guardare oltre.


giovedì 24 gennaio 2013

85th Academy Awards/Argo




Sceneggiatura 7: cultura generale e missioni segrete della CIA, la quotidianità spezzata tra mille telefonate da thriller zerozerosettiano, il respiro lungo dei titoli di coda a far riassaporare il tutto.
Scenografia 5: fotografia di qualità che non può far dimenticare la sfilza di ingenuità geografiche (da Hollywoodland caduta alla crasi delle moschee, dalla evidente Teheran stambuliota alla birra dei regimi teocratici).
Cast 6,5: occhiali dalle montature enormi per dinosauri silenziosi ai controlli passaporti, è proprio il regista parimenti muto ed espressivo a lasciare l'impressione che la storia sia vera.
Regia 7,5: onore ad Affleck che mostra capacità notevoli di regia, riprese dal gusto estetico e prive di stucchevolezze, un paio di lunghissimi momenti di tensione, l'atmosfera dei late seventies complessivamente magnificamente ricreata.


martedì 22 gennaio 2013

85th Academy Awards/Life of Pi




Sceneggiatura 6: favola per adulti con molte possibili morali fortunatamente desottolineate, una (troppo) lunga parte centrale di avventure marine, la resa del soggetto di partenza perfezionata.
Scenografia 6,5: curata, quasi amorevole ricostruzione ambientale della Pondicherry franco-indiana, nell'abisso delle notti pacifiche il computerizzato segna il passo.
Cast 6: modesti scrittori in cerca di ispirazione ascoltano narratori compassati nella carenza di emozionalità voluta dal supporto meccanico, il tessuto pregiato è un esordiente dignitoso.
Regia 6,5: il padre del wuxiapian commerciale non lesina inventiva in scene ad alto contenuto animale, i canoni estetici dei bui esemplari, la patina di aleatorietà inevitabile.


85th Academy Awards/Silver Linings Playbook




Sceneggiatura 5: camuffata secondo copione dalla sorgente di libro romantico dal titolo lungo e poetico dei '10, cede alla distanza alle regole ovvie del genere tra lieti fini prevedibili e semplicistiche redenzioni mentali.
Scenografia 6,5: Philly e la cultura degli Eagles, risse nel prepartita e blocks di jogging, un'adeguata fuga romantica tra le vetrine illuminate nella notte bagnata a Downtown.
Cast 7,5: l'intensità volitiva della Lawrence e il bipolarismo attrezzato dell'ex leone Cooper meritano il big five, le scommesse deniriane meno patetiche che in altre commedie.
Regia 6: Russell sceglie una cinepresa che segue costantemente gli attori, concedendo poco all'estetica di complemento in una linearità a capolinea noto da neoromanticismo suburbano.


lunedì 21 gennaio 2013

85th Academy Awards/Lincoln



Sceneggiatura 6,5: giorni epocali di discussioni di politica interna, l'ombra ravvicinata dei combattimenti confederati, l'omicidio terminale portato fuori scena, l'approfondimento storico in fallo per la cancellazione di un vice presidente.
Scenografia 6: interni fin troppo polverosi di disordine a scartoffie, la Casa Bianca al buio dei camini negroidi, pillole di esterni unionisti tra mattonati e lampioni risolutori.
Cast 7+: strepitoso Day-Lewis che assume quasi naturalmente espressioni e toni del grande Abraham, un filo sopra le righe i pur bravi Sally Field e Tommy Lee Jones.
Regia 7: a un prodotto sequenzialmente preconfezionato Spielberg aggiunge l'impacchettatura classica di riprese estetiche brevi e lunghe scene dialogate, la fredda eleganza convive con l'umanizzazione del presidente.



domenica 20 gennaio 2013

85th Academy Awards/Zero Dark Thirty




Sceneggiatura 7,5: toni estetici da thriller meritevolmente scevro di pistolotti patriottici, capace di sorprendere con improvvise detonazioni, abile nell'intrattenere in una ricostruzione lenta da cultura generale.
Scenografia 7: pillole notturne di Kuwait City, l'imprescindibile Amman, basi militari, un Pakistan indiano assolutamente sovrapponibile, il Waziristan Haveli nel suo splendore.
Cast 7: tra le torture note e stigmatizzabili di militari di carriera, le ammissioni di colpa di dirigenti sulla carta, il personaggio della Chastain vince per intuizioni e perseveranza, assenza di trionfalismi e umiltà.
Regia 7: Bigelow è ormai sinonimo di qualità, lo stile delle riprese plasmato alle necessità della storia, tra lunghe pause operative, schermi bui e missioni risolutive alla luce degli infrarossi.


venerdì 18 gennaio 2013

Il mito Carné/Amanti perduti



Sceneggiatura 6,5: omaggio all'era d'oro del teatro, con toni esageratemente prolissi, convenzionali e leggeri, tra le diverse sfaccettature delle quinte parigine.
Scenografia 6: cartonati ovvi di scarso realismo, taverne dai tavoli in legno, dimore arabeggianti, artisti di strada universali di un'era che fu, tronchi di briganti, palchi timidi.
Cast 7: personaggi realmente esistiti al di fuori del più improbabile, ingenuità che cola e amoreggiamenti superficiali, sostiene la pellicola (da sola, n.d.b.) Arletty nella sua migliore interpretazione.
Regia 6,5: il fuori scena dell'omicidio finale un'incompiuta affrettata, le scene di strada di ripetitiva mancata incisività, i palcoscenici teatrali svuotati della magia di loggioni ordinari e riprese banali, l'affresco complessivo ben riprodotto senza alcuna punta artistica.

mercoledì 16 gennaio 2013

Il mito Rossellini/Germania Anno Zero



Sceneggiatura 8: dramma di purezza avvelenata nella contaminazione ambientale, l'azzeramento del titolo si intende (anche) per un'umanità unicamente capace di redimersi nel rimorso di teatralità brutali.
Scenografia 9: fenomenali carrelli panoramici in una Berlino riconoscibile a stento, un paio di monumenti iconici, di distruzione e documenti storici a posteriori di assoluto valore.
Cast 7: lingua originale autoctona, livello medio disomogeneo con rese ottimali (urla di morte, scivoli di preamboli) e altre più zoppicanti (maestri pedofili, ex nazisti su e giù per i tram).
Regia 7: grandissima suggestione viene dall'ambientazione spettralmente inusuale, ma al di là della climax finale tra omicidio e suicidio, la vicenda delle intenzioni rimane un po' troppo in superficie.


lunedì 14 gennaio 2013

Horrorland/Paura




Sceneggiatura 6-: sufficienza politica per un horror paradigmatico con tanto di case vuote settantiane e segregazioni dei duemila, le citazioni di Bava (omaggiato anche dall'università) si sprecano portando alla sufficienza un plottino semplice semplice con un cattivo indistruttibile e un twist scontato.
Scenografia 6,5: anche negli interni si scoprono riferimenti ai maestri della paura tricolore, salotti a vista e giardini che sconfinano nel bosco, intro romana azzeccata per panoramiche e musiche.
Cast 6-: un altro livello rispetto alla normale amministrazione del genere, tre personaggi reali di vite vissute e atteggiamenti proporzionali, un Servillo lucidamente folle.
Regia 6,5: merce rara, il sentimento del titolo si propaga diffusamente per buona parte dell'attendismo iniziale e della mattanza da secondo tempo, lo splatter valore aggiunto di teste da baciare.


domenica 13 gennaio 2013

65th Cannes Film Festival/Haneke




Sceneggiatura 8: l'amore come ultimo baluardo, senza difese, nei confronti della malattia che tutto annulla e distrugge, di gesti estremi a dettagli curati e una lunga discesa di quotidianità improvvisamente opprimenti.
Scenografia 7: spazi resi più angusti da una cinepresa occludente, cucine di attacchi fedifraghi e salotti di accoglienze passate, Parigi intuita di case bianche e autobus notturni.
Cast 8: sorprendente il vecchio del grande cinema francese, 82 anni di dedizione e soffocamento, lucidità permanente e rabbia repressa, la Riva premiata dagli ineccepibili sintomi.
Regia 9: cinema magistrale, dalle capacità espressive infinite (si pensi alla scena iniziale della platea che segue lo spettacolo), nella gradazione discendente di più tonalità di dolore fino al sogno bellissimo che libera e riunisce i due protagonisti.