giovedì 30 gennaio 2020

92nd Academy Awards/C'era una volta a Hollywood



Sceneggiatura 7: favola amara e un po' sconsiderata, un set perpetuo di immedisimazioni impossibili, l'intuizione geniale del riscrivere a piacimento la storia che segnerà il prossimo decennio.
Scenografia 7: anni '60 a Los Angeles, insegne pubblicitarie al neon e sedan dai colori improbabili, l'immaginario talmente battuto da non saper distinguere realtà e finzione.
Cast 7: il Leo furioso si redime con un finale perfetto, più stabile ad alti livelli Pitt, un corredo di partner femminili che non incidono sulla pellicola.
Regia 7,5: uno dei più grandi viventi (cit.), l'agguato dei coltelli nella notte buia di Hollywood a smascherare la falsificazione curata di scene di cinema nel cinema.

martedì 28 gennaio 2020

92nd Academy Awards/Parasite



Sceneggiatura 8: scale che scendono, scale che salgono, il sogno proibito della ricchezza in una pietra che può far male, la prigionia metaforica di un sistema opprimente.
Scenografia 8,5: una villa-set costruita appositamente a magnificare le luci intermittenti, scalinate di collina a Seoul che sottolineano ancora una volta la chiave di una vita a ostacoli.
Cast 8: una famiglia di parassiti che recita magnificamente, un fantasma insanguinato come deus ex-machina di una pace a whisky per forza di cose fugace.
Regia 8: quotidianità agli estremi, frammenti di pioggia, di insegne luminose nella notte, una mattanza colorata come scena apocalittica tra le più riuscite del cinema contemporaneo.

lunedì 27 gennaio 2020

Allen Filmography/Un giorno di pioggia a New York



Sceneggiatura 7,5: commedia romantica di facciata che nasconde (nemmeno troppo) tutta una serie di sagaci invettive a svariati bersagli newyorchesi (e non) in una visione d'insieme confezionata alla perfezione.
Scenografia 7,5: NYC non ha bisogno di ulteriori spot, ma stavolta se ne prende uno meritatissimo il MET, tra una panoramica coloratissima sulle sale degli impressionisti e una fuga comica all'interno del tempio egizio (addirittura smontato e ricostruito sul posto, autocit.).
Cast 7,5: l'alter ego di Allen gigioneggia di filosofie adolescenziali mai sconfitte, che solo sotto cieli grigi si può trovare l'ispirazione delle tre (brave) attrici di contorno alle sue lunghe giornate impegnate.
Regia 8: Woody colpisce ancora, battute in stile classico e teatrinanti meno improbabili di quelli veri. Perché la vita reale è per chi non sa fare di meglio (cit.). Applausi.

sabato 25 gennaio 2020

Horrorland/Scary Stories to tell in the dark



Sceneggiatura 6: tre storie riadattate a un unico plot cinematografico, c'è la suspense della vicenda che non si esaurisce, ma anche l'ovvio della prevedibilità degi sviluppi intermedi.
Scenografia 6: un Ontario di quintessenza nordamericana, un pregevole campus universitario e qualche location buia d'ordinanza per un Nixon sempre vivo e vegeto.
Cast 5: giovani protagonisti e assenza di pathos, persino i morenti non comunicano paura in una favola nera che ha nei mostri i suoi più pregevoli interpreti.
Regia 5,5: banalità di sequenze, vitalità di Halloween, complicità di condivisioni passate, una climax nemmeno troppo evidente per un'opera incompiuta dalla prima scena.

domenica 19 gennaio 2020

Yimou Filmography/Lettere di uno sconosciuto



Sceneggiatura 7: il grande peso, un nome fuorviante di copertura, la somma inconsulta di due parole per un dramma medico che sposta la responsabilità sulle nuove generazioni.
Scenografia 6: brevi istantanee di hutong per una vicenda che si svolge ripetutamente tra le pareti domestiche e le porte che dischiudono i drammi cerebrali.
Cast 7,5: Gong Li in un'interpretazione magistrale di demenza, la freddezza del corpo di danza uccide una famiglia ben prima dei tentativi timidi di ricostruzione.
Regia 6: la folla che acclama vede la compostezza di una messa in scena di denuncia, il critico che recensisce nota anche una certa lentezza e prevedibilità sulle quali si adagia il grande maestro.

sabato 11 gennaio 2020

Repliche/Cina


MEZZANOTTE ALLA TORRE DELLE VOLPI

I tagli di carne sono impilati, pronti a bruciare alla luce azzurrata della fiammella. Lei lo prende da dietro, afferrandogli il cappuccio della felpa. Così passano momenti interminabili, con il solo desiderio di stare insieme, di essere l'uno con l'altra. Il PC si spegne, il volo è atterrato, troppo tardi. Questo è un altro regime, molto simile, in verità: controllo passaporti, rigidità da visto, indifferenza o fastidio verso il non locale. Questa è la Terra all'appropinquarsi del 2020, dominata da dittatori che la tengono prigioniera a schemi vecchi di decenni. L'aria condizionata, sapremo spegnerla, noi. E un piatto tipico, ci sarà solo da scegliere. La regola dei bicchieri nelle foto, l'abbiamo dimenticata. 'You're on tomorrow's flight'. In mezzo, per una volta. E un sorriso stanco mi si dipingerà sul volto tra le luci intermittenti della limousine all'aeroporto.

La scuola internazionale ha le sue mille regole da seguire. Uniformi, disciplina, compostezza, orari, materie scelte dai singoli insegnanti. Sai che noia per una ragazza della mia età. Questa città non mi piace, la provincia uccide chi la consuma troppo a lungo. Voglio la vita, i divertimenti della capitale.

I panini dolci, proprio come quelli del Castello d'oro, della prima volta, che la seconda fu da dimenticare, e qualcuno vi festeggiava persino il compleanno. Il cestino ha due ravioli: uno di gamberi, uno di carne. La vista spazia in questo freddo dicembre, la stanza ha quattro 1 in fila all'altro, è uno dei pochi ideogrammi che sono riuscita a imparare, ma il congee classico proprio non mi piace. Camminiamo, fragole caramellate, lecca-lecca giganti, qui non c'è più nessun ingresso secondario, e si fa il giro delle mura dei microbus, ci sono pochi bambini in giro. Serviva il passaporto, è lui il nostro biglietto, almeno le statistiche di provenienza le faranno facilmente? Città proibita, non so se ho già sentito questo nome, c'è del rosso, del giallo, del verde, ci sono le penne di dieci colori che bisogna chiedere il permesso prima di usarle. I dragoni, ma come, avevamo già fatto la fila! Non mi interessano, grazie, andiamo in un negozio di giocattoli? C'è una voce ossessiva che ripete sempre la stessa frase, mentre preleviamo al bancomat illusorio di una banca con aperture internazionali. E finalmente si mangia: spaghetti nella zuppa, jiaozi, tavoli rotondi, acquari, bagni dove fa freddo. Tanto personale, le uniformi. Questa strada pedonale l'ho sentita nominare già parecchie volte; la conosce bene anche Luca, l'amico di papà che voleva prenotarci al Jade Garden, un hotel che alla fine non era affatto male. Ma certo, gli hutong hanno un altro fascino, ora che hanno deciso di invertire la marcia, di sistemarli, di turisticizzarli, persino di falsificarli? Quante statue, mi rannicchio anche io. La vista dalla sala a vetri è quella del migliore ristorante di Pechino, c'è un tempio buddista, sbagliamo strada, un tetto di impalcature ci scorta fino a un deposito spontaneo di vetture a tre ruote sul marciapiede. C'è gente che balla, la sala è povera vista da fuori, ci aprono una porta, lanterne rosse, quali saranno quelle che ci augureranno la buona notte?

Ogni stratificazione storica si porta le sue cicatrici, sulle quali un giorno forse interverranno le ruspe. La casa di mio padre è nel quartiere delle legazioni straniere. Ci sono hotel francesi, locali di divertimento russi, chiese anglicane, persino ristoranti italiani. Appena fuori si estendono i bassifondi, zona cinese dove abitano i più poveri, catapecchie e baracche, che in molti arrivano ogni giorno dalle campagne. Verso il centro, le mura della città tartara, l'arma dell'urbanistica in eredità pesanti. E più in centro ancora ecco l'inaccessibile Città del potere, proibita ai comuni cittadini. Io mi muovo bene in bicicletta. Per me è come un cavallo.

Tre sono stati i figli degeneri che hanno rovinato il nostro mondo. Le case gemelle a tempio, perché sembravano mal tenute, i negozi chiusi negli spazi commerciali centrali? Proprietà dell'esercito, ecco il mistero svelato, in comodato gratuito, che il mondo è un unico pianeta di favori uguali ovunque. E se finiamo di sbracciarci proprio con la vettura sbagliata, la negoziazione sarà sicuramente da migliorare con il mio fondamentale contributo, che il premio degli Oratori di Milano è stata anche in buona parte farina del mio sacco di 'attrice nata'. Palazzo delle Stelle? No, Palazzo d'Estate. Peccato che ci siano meno dieci gradi, e persino la mamma sembra mollare con le sue foto ricordo in ogni dove, tra il ghiaccio di bacini lacustri che richiamano Kieslowski, tra le bamboline di ceramica e i lunghi corridoi dove il genio malato del recensore che non vede mai nulla suggerisce di stare col collo all'indietro per osservare decorazioni tutte uguali. Saliamo, però, peccato non si possono fare i corridoi laterali ripidi. E il gelo prende possesso persino dei miei scarponcini. Quella balconata è chiusa. 'Painting China with pictures'. E Suzhou Steet, non l'abbiamo potuta visitare bene, per via del freddo, ma qualcuno ha ripetuto quel nome fino alla nausea, peraltro assai probabile in queste stagioni da ammalati. Forse era una ricostruzione d'epoca su un canale. Suggestiva? C'era anche una vecchia farmacia, come in ogni parco giochi. E il tassista non apre la porta, scorbutico. Così prendiamo la laurea alla Metropolitana di Beijing, moneta e cartamoneta, il simbolo dello yuan. E soprattutto il nome della stazione in ideogrammi, da digitare sulla linea giusta. Divertente, alla fine, diventerà la nostra seconda casa pechinese. Era 'forty' o era 'four hundred'? Per andare allo Zoo, non ci crederete, non abbiamo nemmeno dovuto cambiare. E il panda stava mangiando la sua dose quotidiana di foglie di bambù. L'orso cercava di sfondare la porta della sua grande gabbia all'aperto. Alexa, perché ululano i lupi? Quel fenicottero ha mangiato troppi gamberi. Pappagalli, tucani, al chiuso. Pellicani, cigni, anatre, in un tramonto fantastico che si riflette sui vetri della stazione del bus. Stasera fuori no, grazie, c'è l'Hot Pot. 'Cola canne' (autocit.).

Se c'è una cosa che sa distrarre il mio cuore arido, quella è la pista da pattinaggio. Natasha mi ha detto che mi aspetta là, stasera verso le 17, appena il sole tramonta. Ci sarà anche la cugina, che fa parte, così dice, della nobiltà russa. Io sono solo una persona che vive in una città, perché dovremmo darci epiteti che altri hanno scelto per noi?

Oggi è l'ultimo dell'anno. Una tradizione che ha trent'anni, può essere soppiantata da una imposta dalla disciplina delle code? Ecco i Bodiati. Quante volte quella canzone, nelle occasioni. Su canta tu, rugiada. Ci sarà il divieto di superare le tre ripetizioni. Tossire davanti a una farmacista, lo stai facendo bene. Apri l'occidente e l'anno vecchio va. Il verde, il rosso, il grigio, i tappi della Tsingtao. Apri tu l'oriente, fai l'anno nuovo entrar. Il parco delle rovine dell'epoca Ming, non era quello che avremmo dovuto visitare. Biciclette gialle, gialle scure, arancioni, arancioni e grigie, azzurre, verdi, viola, rosse. I sette fili d'or e le perle di splendor. Lo scollamento tra un titolo scelto in anticipo e un programma che lo sacrifica, sarà gestito dai professionisti che invitano gli ultraottantenni a sedersi? Va in scena l'operazione cambio: una signora ci saluta e ci accompagna da un collega, che chiede i passaporti e porge moduli da compilare, prima di scortarci al gabbiotto della giovane impiegata addetta al maneggio del contante, sotto l'occhio (bonario?) della guardia armata, dell'anziano entrato ad annaffiare i fiori, dei pesci rossi che nuotano nell'ufficio del boss. E dalla nostra uscita sino a Liuliuchang street va in onda la peggior Pechino di papà, licei convenzionati con le università nell'orizzonte ingombrante di una piazza centrale schivata volutamente, che il potere dei regimi va combattuto con gesti quotidiani, non celebrato, e il potere del serpente resta ancora nascosto sotto la superficie del lago Tai. I miei cocktail si chiamano George Martini. La finzione dava Nadia uccisa in un bombardamento a Baghdad. La realtà come sempre va oltre e uccide Nadia con un missile che centra un aereo civile a Teheran. Io sono una tigre, sapete? L'attività febbrile dei negozietti tradizionali va dalla simpatia di una boule scritta da dentro alla scortesia di un 'don't touch', tra le app che traducono letteralmente le frasi dal mandarino all'inglese e viceversa. E come potremmo fare noi senza un VPN? Dashilar, una strada che mi ricorda molto Chinatown. Compriamo tutto: l'anatra laccata, caramelle a volontà, le bacchette per Ariel, ravioli di strada, la sciarpa di seta per la 'bunica' (nonna). E invece della metro, proseguiamo a piedi, l'errore fatale che costerà la Torre delle Volpi, ma da lontano già si vede e si apprezza Qianmen Gate che fa parte della stessa cinta muraria, mentre la nuova strada pedonale non ha più bus e ladri, ma solo persone pietrificate (spariranno?) nella gestazione ormai terminata di un recupero in finto antico dei più pregevoli mai visti su scala mondiale. Ponti pedonali, orologi. C'è poca gente in questa città, non sembra nemmeno Asia (cit.). Tempio del Sole, ah no, del Cielo. Dieci secondi. Giocano a carte, che peccato non averli fotografati. Le perle, restano là. 'Nous sommes à la tete du train'. Non era proprio così, amici africani. Resta da comprare la solita bottiglia, altro che i supermercati di lusso dove andremo domani, oggi ci sono solo le rivendite clandestine, una in fila all'altra, che una aveva tutti i dolci tipici in confezioni congelate, l'altra vini sudafricani di un certo pregio, ma la scelta cadde sull'unico spumante, un rosé australiano dolce al gusto di pesca, very cheap con i suoi 40 euro per bottiglia, sette gradi di felicità per la santificazione della mezzanotte. Volpi, dove siete? Cani randagi, non divorate organi umani stanotte. Nanluoguxiang, questa era la nostra stazione. Nanluoguxiang, la signora dice quindici nella sua unica lingua, e le orecchie da coniglio hanno quattro modalità: spente, accese, accese a intermittenza, accese a intermittenza veloce. Ma come è bella questa strada, a pochi passi da noi! E la cena fu buona ma veloce per le sette portate che si aspettavano, cucina dello Yunnan, ancora, tofu con la menta per palati occidentali, che qui si festeggia un altro capodanno, a breve, ma lo sapevamo già. Il cinese prova a pronunciare la frase di augurio in tedesco. 'This was the last one'. 

Un pasto romantico, penso di averne proprio bisogno. Non posso prendere l'iniziativa, ancora. Ma il mio lui che mi corteggia da tempo farà quello che farò io nella mia prossima reincarnazione: un vicolo, due piatti semplici da gustare con la calma delle chiacchiere di chi fa finta di essere innamorato. O forse vuole crederci davvero.

Sinopatia, il desiderio assoluto che non esista altro mondo al di fuori della Cina. Sinomalia, la condizione economica di aziende che prosperano in un mercato delimitato rigidamente dai dettami del partito unico. Sinofagia, procedimento comune a tanti altri stati, secondo il quale la storia pregressa (magari pure gloriosa, eh?) viene fagocitata dall'entità attuale, a discapito di realtà ben più illuminate, che non possono più difendere la loro versione dei fatti. E alle pareti delle lunghe scale mobili in stazioni che sembrano aeroporti, ecco apparire fugacemente bandiere che assomigliano a quelle storiche del dragone, che le stelle gialle su campo rosso un giorno lontano verranno consegnate a loro volta alla storia. Il potere degli hutong è quello di una Royal Icehouse che non esiste più (nemmeno il Source a dire il vero), quello di una notte buia a inseguire il nostro passato felice, ma il giorno di festa si celebra con i pechinesi che imitano idiomi astrusi, sia un 'ultimo' o un più facile 'perfect' il feticcio di risposta ai messaggi ossessivi dei lettori di banconote. E una tazza di Jasmine Tea, la preparazione richiederà il suo tempo, nessuna possibilità senza codici QR, qualcuno vi ascolterà sui vagoni o continuerà a fissare il suo schermo di piccolo mondo universale? Qianhai, Houhai e Xihai, quale è il vostro preferito? Per me il terzo. Anche per la gente del posto, dicono, Un uomo si tuffa nell'acqua ghiacciata, la folla curiosa si limita ad osservare, un semplice cubetto il pegno di un amore forse speciale. Era questo, il ristorante, le porzioni abbondanti e le doggy bag d'ordinanza. Ma dove andiamo adesso? Centri commerciali che luccicano, non possiamo non comprare una collezione completa firmata Pop Mart. Tetti verdi, Elon Musk. CBD, sullo schermo gigante che fa da cielo proiettano immagini di parate comuniste. 'Are you far from the Kerry Hotel?' Non sono gambe secondo me, è una A con un lato chiuso. Ma la torre più alta, sta bene così isolatamente superiore alle altre? C'è anche un Curvo Rosso. E un aperitivo con vista grattacieli, una cena a base di ravioli al tartufo e al granchio, il palloncino non potrà passare i controlli del metal detector. Vieni con me attraverso il fuoco, fino all'arrivo dell'alba. Proviamo una bibita dal distributore automatico, mamma?

Non so cosa aspettarmi, da stasera. Un sì a volte è un salto nel vuoto. C'è questo gruppo di stimati professionisti americani. Il dentista, lo ricordo. Praticano escursionismo sulle colline occidentali. Pare ci si voglia divertire, ballare, bere, amoreggiare. Chissà. L'indirizzo deve essere questo. La mia bici coi pattini, la porto a casa e ritorno a piedi, tanto è vicino.

'Che ne dici della Grande Muraglia?' O del parco delle Colline Profumate? La sveglia stamattina è una canzone un po' fastidiosa, che si sente che è vecchia. I condominii  sembrano quasi quelli dell'est Europa, ma sono un po' più alti, sono meno brutti? La stazione era proprio lei, la prima intuizione dopo le pagode bianche di un ospedale monumentale, i pesci colorati come murales per tre torri di inutili tentativi a carta di credito, i minuti persi per salire sarebbero valsi il treno prima? Wikipedia è sempre la fonte d'informazione più attendibile e aggiornata. Così al terzo viaggio inaugurale dai binari di Pechino Nord parte anche una bambina occidentale, con un sedile in un vagone che non occuperà, la carne secca di 'beef' lo spuntino tardivo di chi ha già vidimato tutto nel consumismo turistico che aspetta paziente che continuino a cadere le monete. Esci da un tunnel e la magia di Pechino sparisce, persino quella del NUO hotel nella sua Expressway che portò ricordi tardivi nell'arrivo notturno, la sfilata di edifici senz'anima è quella della campagna che incombe in città, senza soluzione di continuità ormai i sobborghi e le località circostanti. Ma la velocità non è sempre costante, la punta massima nell'ultimo avvicinamento al parco verde della grande vestigia infinita. 'Quanti chilometri avete fatto?' Un visto non va bene per uscire dalla stazione di Badaling Cheng Chang, duecento metri a piedi ed ecco il gabbiotto della funivia, con il solito carteggio di passaporti per i non cinesi costretti a trafile ormai famigliari, alcune gratuite per scarsa conoscenza della materia, che il 99% e oltre del turismo in questa stagione è interno, fatti salvi gli shooting fotografici professionali al tramonto nei giorni migliori del nostro. Se i mattoni e le pareti non sono la cosa migliore da evitare, i corrimani regalano un'esperienza mistica obbligata, troppo grande il dislivello tra uno scalino e l'altro, troppa gente, foschia sui panorami, e la vastità, mi fa paura? Lama Temple, un'altra ripetizione che va a segno. Cerchiamo un tributo per i coniglietti, il palazzo imperiale ha nove templi accessori e una porta coloratissima, qui Pechino comincia ad assomigliare pericolosamente a quella pregressa di papà, e la mamma mercanteggia per ogni possibile tazza, una roska al maracuja finisce sul pavimento degli affaristi del Cafe Zarah. Anatra alla pechinese, non siamo mai stati i tuoi primi estimatori. Grassa, dicono?

Si beve al bancone del bar. Vodka, e grappa cinese. Ci sono altre ragazze, qualcuna ha la mia età, non mi sembra di avere visto studentesse. Le danze si spengono con un ultimo volteggio. Ancora un drink? Forse questa gente mi fa paura. Dove si va? Qui vicino, giusto al civico dopo. Saliamo le scale. Il respiro è affannoso, è tutto buio, non può che essere il peggior finale che immaginassi. Una squallida sala, un letto disfatto. La vostra copertura da brave persone è sempre stata più falsa delle vostre passioni per le vostre professioni. 'Ma riferite pure al vostro dio. Riferite al vostro dio che nessun ordine io eseguirò'.

Quando si viaggia, spesso si cercano i monumenti rappresentativi del posto. Monumenti di cui hai letto, di cui conosci le caratteristiche e ti è facile provare emozioni davanti a loro. Ma quello che ti trasmettono le istantanee del posto è difficile da spiegare. Quelle scene della strada che incontri e memorizzi per un attimo ti fanno vedere quello che non leggi, le vere caratteristiche del posto. E la cosa più importante è che tutto questo si può interpretare personalmente, e dipende da ognuno di noi il valore che capiamo e il valore che vogliamo trasmettere (cit.). Una partita a mahjong in un campetto per esercizi sportivi, di notte. La sosta di un camionicino che rifornisce di birra in lattina un 'magazin mixt' in un vicolo pedonale. Un bar di strada dove la gente si accalca per farsi fare figurine di zucchero filato. Il negozio tipico che offre assaggi di torrone mettendo in vendita la sua mercanzia di packaging colorati. Autostrade della Carinzia, limite di velocità ridotto. Prendo la parola: 'mamma, papà, l'anno prossimo a Capodanno andiamo in Cina?'

Raggiungendo il mio destino, tra le stelle e ancora oltre. Il mio viaggio è appena iniziato. Avevo freddo, sul risciò. Diventerò un guerriero. C'è ancora una leggenda da svelare, una storia ancora da raccontare. Ecco, la luna piena illumina il profilo familiare della torre delle volpi.

Cinema cinese/La congiura della pietra nera



Sceneggiatura 6,5: Wuxia goes in love, l'intro fulminante quasi fumettistica, la consueta alternanza di dialoghi e combattimenti sino all'happy ending come conferma di sottotitoli autoironici. 
Scenografia 6,5: ricostruzioni di dovere per le vicende di ogni dinastia classica che la filmografia di genere debba ripercorrere, spade lunghe nel tono oscuro di una notte misteriosa.
Cast 6,5: l'ex assassina innamorata e il suo negozio di stoffe, la vecchia gang e gli impegni da mantenere, il codice di combattimento rispettato dalle maschere degli interpreti.
Regia 7: lo zampino di John Woo, il prodotto confezionato all'epoca come un unicum irripetibile, il realismo dello scontro finale ripaga il mestiere ordinario della maggior parte della messa in scena.

lunedì 6 gennaio 2020

Letteratura cinese/Qiu Xiaolong


Gialli dalle ambientazioni esotiche, negli ultimi anni i traduttori lavorano a pieno regime poiché anche nei paesi sottoposti a censura c'è tanto materiale prodotto. Xialong mette ovviamente al centro la realtà cinese del partito unico comunista, del suo prestigio, delle sue trame clandestine. La trama veramente poliziesca è solo un complemento di denuncia, il serial killer che si vendica di chi non combatte l'inquinamento in una Shanghai offuscata. VOTO 6,5