mercoledì 30 dicembre 2015

Letteratura contemporanea/Izner


Le sorelle del giallo sotto pseudonimo, abili falsificatrici di un'epoca a cavallo tra i secoli, carrozze e abitudini smarrite, ricostruzioni dei luoghi accurate e curiose (fantastica la menzione dei pittori sconosciuti Van Gogh e Gauguin). La scena iniziale della visita 'famigliare' all'Expo di Parigi assolutamente portentosa, un giallo a tinte fosche che mantiene interesse nello sgranarsi della rosa dei sospettati, la motivazione politica il vezzo accettabile dell'ambientazione a ritroso. VOTO 7.

Cinema francese/Gemma Bovery



Sceneggiatura 7,5: gli incroci ripetuti tra cinema e metacinema, tra letteratura e casualità, in un palcoscenico quasi teatrale di finzione evidentemente affascinante.
Scenografia 6,5: Normandia di panetterie affollate e immigrazione britannica, bucolicità da stivali e ville padronali, la scuola in sottofondo come collegamento alla realtà.
Cast 7: Luchini e un'altra prova egregia sull'onda lunga de Nella Casa, l'attrice inglese mostra una sensualità adeguata al personaggio semi-letterario.
Regia 7: commedia surreale che cita la fonte fumettistica in maniera esemplare, la patinatura del colore e del dettaglio è quella di una favola senza il lieto fine.

Cinema francese/Piccole crepe, grossi guai



Sceneggiatura 6,5: amara commedia della vita, il termine ultimo della missione compiuta, il microcosmo rappresentativo delle inutili nevrosi quotidiane.
Scenografia 5: una corte parigina penalizzata da riprese chiuse al senso estetico, esterni notturni metropolitani, l'edera rampicante delle intenzioni.
Cast 7: il monumento del cinema francese inanella l'ennesima prova riuscita, più che sentita l'interpretazione degli ultimi giorni di vita kerverniani.
Regia 6: è sottile la linea che separa la risata dalle lacrime, il caricaturismo dei personaggi non sempre supportato da una macchina da presa ancorata allo strettamente necessario.

lunedì 28 dicembre 2015

Cinema francese/Sils Maria



Sceneggiatura 6: tre atti di un dramma specifico, spiegazioni iniziali e imprevisti finali, l'universalità del passato che non ritorna nell'accettazione difficile di una personalità complessa.
Scenografia 7: fantastico palcoscenico di montagne grigionesi, il serpente di nuvole deus ex machina, luci notturne di omologazione occidentale.
Cast 6,5: c'è impegno senza grande risultato nella star di Hollywood, standard la musa di mille pellicole, bene nella parte della giovane attrice ingenua e determinata la Moretz.
Regia 7: scene che incidono (la nausea dei tornanti, le sfumature di dialoghi quotidiani, il club sandwich al Casinò) per un dramma che lascia spazio alla riflessione postuma.

mercoledì 23 dicembre 2015

Cinema francese/Le dernier coup de marteau



Sceneggiatura 8: la vita che viene e che va, il dramma più universale che possa esistere nelle complicazioni accessorie dell'amore adolescenziale e monogenitoriale, la speranza che ne esce ferita ma vincitrice.
Scenografia 7: provincia marittima di immigrazione temporanea da paesi vicini, teatri di prove e spettacoli, spiagge di motorini in acqua e campetti da calcio a sfide tra prima e seconda maglia.
Cast 8,5: premi mastroiannici per il nuovo Antoine Doinel, un incedere camminando che è subito cult, il contorno di attori fedeli alla regista di prim'ordine.
Regia 7,5: maestria DOP nel gestire intro ed outro con brevi pennellate, scene centrali di una qualche complessità scollegata, grande spazio al non detto, una perfezione che non è tale solo perché già lungamente codificata dalla Nouvelle Vague.

Cinema francese/Non sposate le mie figlie!



Sceneggiatura 5: falso buonismo perbenista-moralista intriso di nazionalismo, la comicità in buona parte deludente del soggetto, il caricaturismo volutamente a luoghi comuni prigioniero degli stessi.
Scenografia 5: una villa affittata e il suo giardino di competenza, la nullità in una falsa capitale in costruzione, scorci africani di footage accettabili.
Cast 4,5: catastrofica prova per i generi, leggermente migliore per le figlie, le uniche maschere che (non) salvano la facciata i capifamiglia delusi e arrabbiati.
Regia 5: una pellicola da ridere, un cast allo sbando, scenette da commedia che non graffia, tre matrimoni iniziali in sequenze sprecate, una produzione patinatemente artificiale.

lunedì 21 dicembre 2015

Cinema francese/Il prezzo della gloria



Sceneggiatura 5,5: ridisegnare i personaggi in perdenti positivi sull'onda lunga del cadavere famoso,  la carriera al circo e il matrimonio salvato a dare un'ulteriore vena romantica alla vicenda.
Scenografia 7,5: Vevey fantastica di poche pennellate incisive, una nave che passa sullo sfondo, una roulotte di esistenze quotidiane sotto la lente d'ingrandimento dei ruoli invertiti.
Cast 7: il solito clown sciamano cinquantenne, l'immigrato che sa di avere un bonus nella tranquilla Svizzera, la famiglia e l'entourage di Chaplin piuttosto sotto tono.
Regia 6,5: il tono è da dramma, in contrasto aperto con la caratterizzazione benevola dei colpevoli, ma secondo stilemi classici del thriller poliziesco, impreziositi da un'ottima ambientazione tardosettantiana.

sabato 19 dicembre 2015

Cinema francese/3 cuori



Sceneggiatura 6: il più classico dei triangoli amorosi per la generazione perduta dei quarantenni, tirate soggettistiche accettabili, un dramma che non esplode e resta sulla carta.
Scenografia 5: difetto cronico del cinema parigino, le location sono sfuggenti e sfumate, qui non certamente nella maniera spesso più che esauriente della nouvelle vague. Restano solo una strada di provincia, un bar e un hotel di desideri repressi, Tuileries palcoscenico muto.
Cast 7,5: interpretazioni notevoli, la maschera della Gainsbourg incredula o lo sguardo di vetro del Poelvooorde innamorato, il calore umano che trasuda senza eccessi.
Regia 6: cronologia lampante, la comicità dell'immigrato che dice sempre di sì, l'incedere deciso degli avvenimenti che perde progressivamente potenza sino al mancato epilogo risolutorio.

martedì 15 dicembre 2015

Letteratura contemporanea/Barreau



Moccitudine. Conformismo e pregiudizio. Conservatorismo e superficialità. Stile letterario Harmony. Una capacità di coinvolgere inaspettata. Messaggi ovvi e twist prevedibili. Un autore inventato per regalare un po' di romanticismo al cuore duro di Germania. Location classiche ma ben rese. VOTO 5

mercoledì 2 dicembre 2015

Letteratura contemporanea/Lemaitre


Il n'y a plus de bombes, la conclusione quasi ovvia di un giallo di pura teoria che mescola il genere poliziesco con la denuncia sociale, mentre sulla carta resta un complesso rapporto di amore/odio tra una madre assassina e un figlio potenziale attentatore. Racconto bonus di una trilogia sul commissario Camille Verhoeven, tutt'altro che essenziale. VOTO 6,5

lunedì 30 novembre 2015

68th Cannes Film Festival/Il racconto dei racconti



Sceneggiatura 7: fantasy a episodi d'ispirazione storica rivisitata, un trait d'union che lambisce i personaggi attraverso vicende grottescamente fruibili.
Scenografia 5: l'uso di location note per creare luoghi fiabeschi inopportuni, la costumistica da rivedere, il ritocco al computer tutt'altro che ineccepibile.
Cast 6: comparsate al tramonto, maschere di bruttezza da scorticare e animali giganti da scuoiare, tra regine e palombari non può esserci altro che l'allineamento da kolossal.
Regia 6,5: il Garrone furioso e una prova che conferma qualità registiche in template lontani anni luce dalla notorietà acquisita, estetica e ritmo concatenati in due ore d'intrattenimento.

68th Cannes Film Festival/Mia madre



Sceneggiatura 6: pessimismo autoindotto tra inevitabili traguardi fisiologici e momenti dedicati all'analisi a ritroso, il senso di vuoto che pervade la pellicola non si supera nella catarsi finale solo auspicata dagli autori.
Scenografia 6: scene di finta recitazione in una Cinecittà ferale, passeggiate metacinematiche nelle vie acciottolate del passato, stanze e letti d'ospedali dalle recite inevitabilmente tristi.
Cast 6: la riflessione della protagonista è quasi ovvia ma rimane a un livello abbozzato, il samaritano buonista morettiano tira un po' la corda dell'ennesima sua interpretazione.
Regia 6,5: scene di quotidianità che rimangono, nel film e nella vita di tutti noi, le svolte che incedono imperturbabili nella tranquillità inutile del circondario.