martedì 7 novembre 2017

Cinema francese/Io faccio il morto

 


Sceneggiatura 8: un Cluedo divertente e innevato (cit.), la capacità di mescolare sapientemente commedia e giallo in un unicum memorabile sostenuto da attori e location.
Scenografia 8: il treno, la funivia, l'auto, mezzi di trasporto che magnificano la bellezza delle Alpi francesi, Megève un sogno da rivivere tra i tetti finti del Casino e le arcate medievali della Pharmacie.
Cast 7,5: una coppia fenomenale che recita i tic di ogni relazione, la cfiana Nakache a studiare, l'istrionico Damiens a trasmettere col corpo, un contorno quasi adeguato.
Regia 6: scenette gustose a ripetizione, un collante che punta sulla semplicità senza valorizzare con la quarta arma un collage più che riuscito, restano alcuni fermoimmagine di qualità.

Cinema francese/Un tirchio quasi perfetto



Sceneggiatura 6,5: una ventata di autocritica occidentale, velata di autocommiserazione, incarnata da un personaggio iconico, divertente e capace di sorprendere nell'ordinato buonismo obbligato terminale. 
Scenografia 6: Rennes che si intuisce da una maglia da calcio per esperti, un teatro in stile francese e un quartiere periferico di villette e graffiti che rimane impresso nella memoria.
Cast 7: strepitoso il Gautier gringo e monsieur più buono di Babbo Natale, in un concerto epidemico dove le lodi si scambiano meccanicamente con le critiche, sotto accusa la società contemporanea senza cervello.
Regia 5: (si dirà) non essenziale nelle commedie, l'incipit registico manca del tutto, limitandosi a una piatta messa in scena delle battute del soggetto con una fotografia solo di facciata.

lunedì 6 novembre 2017

GialloSvezia/Lackberg XI


Undicesima fatica, doppia alternanza temporale (meno pressante) da stilema, echi di storie pregresse inevitabili in una ruralità dove accade sempre troppo, la carne al fuoco politica da doppia carta (massacro autoctono e sacrificio dell'immigrato). L'intreccio del giallo lascia in sospeso la soluzione sino all'ultimo, con una progressione lenta da indagine a più mani, stilisticamente semplice ma riuscita come in un buona parte delle opere di Camilla. VOTO 7


domenica 5 novembre 2017

Horrorland/The Forest



Sceneggiatura 6,5: idee interessanti (suggestione, presenze sovrannaturali, un dramma non spiegato del passato) in un contesto esageratamente esotizzato come in ogni produzione americana girata fuori dalla comfort zone.
Scenografia 5,5: un sushi vivente e un abbozzo di grattacieli nella notte, una claustrofobia verde che non convince tra le tende gialle e i sotterranei universali della follia.
Cast 5,5: assai spaurita nella sua convinzione esagerata la paladina britannica dei troni e delle spade, persino un filo meglio il tenebroso sacrificato, i demoni essenziali al realismo della pellicola.
Regia 6,5: cappello breve della vecchia tradizione, centralità del soggetto in trovate orrorifiche modeste ma accattivanti, incubi e illusioni, pugnalate come un twist discreto affrettato all'eccesso.

Horrorland/The Wailing



Sceneggiatura 7,5: mix affascinante di elementi horror, thriller e gialli in un costrutto quasi monumentale che incede in maniera colossale senza decurtare sui dialoghi di contorno.
Scenografia 7: Corea rurale inedita e magnifica, tetti di templi, montagne e ruscelli, impiccati senza testa su alberi isolati, possedimenti demoniaci in interni in legno.
Cast 6: un intero villaggio chiamato a recitare, tra troupe investigative e mostri evanescenti, zampilli di sangue e la diffidenza verso il diverso di ogni triste provincia.
Regia 6,5: il gusto classico della ripresa telecomandata verso una definizione di eventi lineare, con pause eccessive che appesantiscono le gemme horror in favore della durata complessiva.