giovedì 31 maggio 2012

Scorsese filmography/Al di là della vita



Sceneggiatura 8: la notte comincia con un boom, di letteratura di spessore e riflessioni universali, tre uscite in ambulanza con incubi e fantasmi per le strade di NYC.
Scenografia 9: Ferretti e l'atmosfera ovattata, onirica all'ennesima potenza, neon e luci che si riflettono sull'asfalto bagnato, interni squallidi di emergency units. 49th Street I love you.
Cast 7,5: Cage e il burn out, missione compiuta. Scolastica l'aria afflitta dell'Arquette, mentre Goodman e i colleghi Rhames e Sizemore danno volti alla follia metropolitana.
Regia 8,5: Manhattan delirium, la tripartizione è classicamente riuscita, il narratore dà gloria anche al doppiaggio tra le riprese smontate da Scorsese con giravolte visuali e colonne sonore epocali.

Letteratura contemporanea/Malvaldi IV

 


Le vicende di un bar, di una banconista di ritorno e di quattro pensionati abitudinari hanno ormai esaurito le frecce nell'arco del localismo toscano, annoiando oltre il lecito in assenza d'indagine. Troppo speculare al giallo precedente dell'autore l'intreccio del mystery, portato avanti in maniera esageratamente deduttiva. Stanchezza, la vera musa della letteratura di settore. VOTO 4,5

 


Letteratura contemporanea/Malvaldi III

 


Incastro retrospettivo, frammenti di Marienbad, corna italiche e missioni nel Malawi, la quotidianità barlumiana della costa pisana portata avanti più dagli ottuagenari con lente d'ingrandimento che dallo stanco protagonista. Sproloqui religiosi extra di una certa rilevanza. Due sospettati, due insospettabili.
VOTO 6+

lunedì 28 maggio 2012

Letteratura contemporanea/Malvaldi II


Fedele l'inciso, ripetersi è sempre più difficile, la saga monocorde e gerontofila attraversata da una ventata di internazionalità portata dal congresso di catering a tapas e ospiti improbabili, pillole di cultura giapponese meno pregiudiziale del consueto. La chiave del mistero è parimenti tuttaltro che celata, le false piste battibili ad allontanare dal Tavor di un dormiente in verticale. VOTO 6-



sabato 26 maggio 2012

Letteratura contemporanea/Malvaldi I


Lo scrittore pisano racconta una nota Toscana balneare (che di immaginario ha solo la località teatro degli eventi, n.d.b.), fatta di pierre e discoteche, di pinete e cassonetti, di bar per anziani giocatori di carte e turisti stranieri un po' annacquati. Dal vernacoliere al pregiudizio, dalla barista in carne alla cocaina dei festini, è tutto molto medio, seppur verace. La soluzione in fin dei conti ben occultata del giallo vale il livello di galleggiamento. VOTO 6


venerdì 25 maggio 2012

Hate discography


Quante cose ci insegnerebbe la Polonia se la conoscessimo...


SOLARFLESH (81) cover 68
Watchful eye of doom (82) Eternal might (82) Alchemy of blood (83)
Timeless kingdom (80) Festival ov slaves (82) Sadness will last forever (81)
Solarflesh (80) Endless purity (80) Mesmerized (80)




EREBOS (81) cover 65
Lux aeterna (83) Erebos (83)
Quintessence of hinger suffering (82) Trinity moons (82)
Hero cults (83) Transsubstance (80)
Hexagony (82) Wrists (80) Luminous horizon (79)




MORPHOSIS (82) cover 65
Thredony (82) Imnum coeli (82)
Catharsis (83) Resurrection machine (80)
The evangelistic pain (83) Omega (82) Erased (80)







Il mito Carné/Il fantastico Gilbert



Sceneggiatura 4: favoletta abusata, lui, lei e l'altro con l'aggravente del sosia, tutto dalla presentazione melliflua al lieto fine ha l'immagine della commedia americana dell'epoca.
Scenografia 3: un set formato da un paio di vetrine, un cortile con una ruota in legno e interni religiosi parimenti ricostruiti, una strada in discesa di curve di campagna francese.
Cast 6: il cantante fa il suo tra monologhi cantati e tentativi pianistici, bambini che recitano bambini, principesse contese di modesto peso decisionale.
Regia 6: da parte del regista non ci sono mancanze significative, le scene più semplici hanno inquadrature perlomeno tentate, il filo che si dipana si mantiene incerto fino in prossimità del liberatorio cielo finale.


giovedì 24 maggio 2012

Il mito Rossellini/Francesco giullare di Dio



Sceneggiatura 7-: l'imprescindibile classicità del tomo religioso scalfita da inserti grotteschi e popolanizzazione del messaggio, la successione di episodi 'collegata' senza forzature.
Scenografia 7: boschi di tronchi maestosi e valli di balle di fieno e pioggia di fango, città medievali acciottolate, accampamenti di pentoloni e armature, l'estetica rosselliniana percepibile.
Cast 7: un lungo cameo silenzioso di smorfie per Fabrizi, la fratellanza sacerdotale evidente dall'utilizzo di veri e propri monaci francescani di Porziuncole e Umbrie di sessanta anni fa.
Regìa 7,5: maestria nel raccordo episodale, significatività di immagini a supporto del sermone cristiano, dialoghi e scene minimali di tutti i giorni di predicazione.


Loach filmography/Fatherland



Sceneggiatura 6,5: un film in due tempi, dall'est all'ovest in un passaggio incolore di concerti e sigarette, capitanerie di porto e interviste, il risvolto spionistico inatteso e non del tutto giustificato.
Scenografia 7,5: bastano poche pennellate a Loach per catturare l'anima del muro berlinese, ma anche i tic thatcheriani di borse della spesa in una Cambridge non troppo dissimile dalla monumentalità insettica attuale.
Cast 6: di gesso le protagoniste femminili, la pellicola si compatta attorno alla accidia intellettuale del musicista fuggito dal regime per imprigionarsi tra le lobby discografiche.
Regìa 7: l'essenziale condito di un po' di poesia fine a se stessa, la linearità vittima minore di un plot bicefalo, la quotidianità il grasso che cola dalle giunture arrugginite degli schermi.



martedì 22 maggio 2012

Scorsese Filmography/Shutter Island





Sceneggiatura 5: un'altra sceneggiatura difettata per Scorsese, il passaggio dal libro alla pellicola impoverito dalle troppe tracce per smascherare il twist, essenza pura di una storia altrimenti di sicuro intrattenimento.
Scenografia 6,5: una serie di locations americane opportunamente amalgamate, prigioni su isole rocciose, fari nella nebbia di navi speciali, campi di concentramento ricostruiti.
Cast 6,5: la follia è congenita nel Di Caprio protagonista, emicranie da strabismo e incubi da batticuore, troppo accondiscendente l'acclamato Kingsley.
Regia 6,5: la composizione estetica è scorsesiana in toto, l'attenzione al punto di ripresa sempre variabile, i break garantiti dalla scomposizione narrativa, la fuga finale prototipo di cinema americano sui generis.

lunedì 21 maggio 2012

Letteratura classica/Balzac I


Una commedia umana parigina, un mondo diviso in categorie (tutt'altro che dissimile da quello odierno): categorie protette a spandere senza ritegno persino i matrimoni, omini che vedono nel denaro l'unico possibile traguardo, onestà sconfitte di sentimenti paterni sinceri. Si percepisce l'odore di muffa della tavola da pranzo della vecchia pensione, si osservano le decorazioni a parati delle salette d'attesa degli appartamenti signorili, si sentono i pettegolezzi di coppie clandestine e personaggi di dubbia moralità. L'occhio distaccato del narratore sa alternare descrizioni ambientali impeccabili a scenette di marionette, tutte a caratterizzazione negativa. VOTO 8


domenica 20 maggio 2012

Cinema giapponese/Confessions





Sceneggiatura 9: substrato culturale giapponese di scolari dementi e adulti senza cuore, un omicidio che la legge non condanna a denunciare il fallimento di tutto il sistema tra confessioni intrecciate a flash-back.
Scenografia 7: pennellate giapponesi non inusuali, backstreets buie di ponti sui canali, fili della luce nei tramonti periferici, corridoi immacolati di uniformi.
Cast 8: Takako Matsu una splendida narratrice di drammi senza emozioni, per tutti gli studenti (dalle comparse agli assassini protagonisti) un realismo raro di immedesimazione. 
Regia 9-: padronanza del mezzo totale, tra ralenti, ripetizioni, bokeh e filtri blu, l'uso del fermo immagine a sottolineare i dialoghi, un peccato escatologico finale inondato di luce incandescente. Tetsuya Nakashima è pronto per girare il film perfetto. 


Horrorland/Mother's day




Sceneggiatura 6: i soliti buchi tipici dell'home invasion in un remake di polso che trae tutta la linfa vitale dal perfido personaggio materno, annessi e connessi discretamente gore, un twist da intro/outro sostanzialmente inutile.
Scenografia 6,5: non è Wichita, Kansas, ma Winnipeg, Manitoba, cambia la nazione ma non lo scenario di periferie dalle strade larghe e dalle villette giardinate, un alba al bancomat da perpetrare.
Cast 6: Rebecca de Mornay ma anche Jamie King, nello scontro al femminile prima dell'incendio si concentra il più alto tasso di recitazione della pellicola.
Regia 6: e così fu che anche il modesto Lynn Bousman (noto per la saga Saw, n.d.b.) riuscì ad infilare un film sostanzialmente dignitoso, il contributo delle riprese accettabile in termini di scosse thriller horror.