sabato 19 maggio 2012

Venezia 68/Sokurov




Sceneggiatura 7: la rilettura in chiave russa di un dramma della cultura germanica, la posposizione del patto di sangue a intrecciare quotidianità di villaggio e superstizioni popolari.
Scenografia 5,5: il ritocco al computer domina la scena imbiancata di villaggi cechi, la tanto decantata fotografia (pessima nel volo d'uccello iniziale) si risolleva nel verde boscoso e nei toni più nitidi degli interni di chiesa.
Cast 6: in un cast assoggettato alla misoginia sono gli occhi rotondi di Isolda Dychauk-Gretchen a colpire uno spettatore propenso al sonno per l'eccessiva trivialità grottesca degli altri interpreti.
Regia 6,5: Sokurov maestro tetralogo riempie il suo prodotto di difetti immarcescibili (lentezza, banalità di dialogo, scimmiottamenti dei maestri di pittura dell'epoca) che impediscono all'oggettiva bellezza di alcune scene di imporsi complessivamente. Tranne che nella peggiore edizione del Festival di Venezia, naturalmente.


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