giovedì 31 luglio 2014

Letteratura classica/Greene II


In un Messico immaginario, dominato da una dittatura militare di sinistra, si seguono le peripezie conclusive dell'ultimo prete rimasto, uomo bonario di mille debolezze da confessione finale, bevitore e fornicatore, predicatore degli ultimi e anima pia da compatire. Sullo sfondo ben descritto da afa e avvoltoi, la vita scorre apparentemente normale di navi e botteghe, servilismo padronale, case di campagna e feste popolari, il deus ex machina in un fuorilegge venuto oltre la cortina del disprezzo. VOTO 8

martedì 29 luglio 2014

Il mito Rohmer/L'amico della mia amica

 
 
Sceneggiatura 9: il peso piuma delle relazioni amorose durante la decade dell'apparenza e del nulla, l'interscambiabilità assoluta dei partner e delle amicizie in un mondo esageratamente falso nel suo voler sembrare vero.
Scenografia 7,5: teatrino finto di circostanza, la ville nouvelle di Cergy mostra tutta la propria vuota sembianza a distanza di venticinque anni, architetture gloriose di un giorno senza domani.
Cast 7: meno improvvisazione in set di incontri ripetuti e giochi delle coppie, la pronipote del pittore nella sua splendida avvenenza di un ultimo inatteso sipario.
Regia 8,5: trame rohmeriane al 100%, fughe e riproposizioni di momenti similari, dialoghi adeguati al contesto in un'introspezione assente come l'anima dei protagonisti descritti. Menzione speciale per la scena finale dei colori dei vestiti e delle polo spaiati rispetto alle 'coppie' iniziali.
 

Il mito Rohmer/Il raggio verde

 
 
Sceneggiatura 8: il proverbio ben più di un semplice incipit, ma un mantra da inseguire per tutta la durata di un'odissea sentimentale lungo le vacanze estive, vero e prorpio dogma da sconfessare dalla base della propria vacuità.
Scenografia 7: spezzoni di pariginità classica sui bordi della Senna estiva, le torri di un porto navale a Cherbourg, negozi di noleggio sci in un fulmine savoiardo, la calma piatta dei tramonti di Biarritz.
Cast 7,5: spettacolare prova di indecisione e insoddisfazione femminile per una Rivière meritatamente premiata, contorni di protagonismo dai toni leggeri dell'estate. 
Regia 7,5: una ricerca continuativa che giunge infine a compimento, la cinepresa curiosa del regista a seguire i tic nervosi dell'eroina, quotidianità applicata al segmento disgiunto del puzzle.
 

sabato 26 luglio 2014

Horrorland/Nothing left to fear



Sceneggiatura 5-: le porte dell'inferno situate nel cuore della comunità cristiana, il dente nella torta che elegge il prescelto sino al prossimo giro di ruota, idee confuse e scarsamente originali.
Scenografia 6: Stull, Kansas, il nulla ben rappresentativo degli stati del Midwest, feste paesane ad attrazioni tipiche e baracche di legno, fattorie e parrocchiali.
Cast 5: Jennifer Stone (che pure nonostante il ruolo chiave non è protagonista, n.d.b.) alterna un recitato minimo da rappresentazione a movenze legnose tipiche del resto del cast. 
Regia 5: una certa eleganza nelle riprese iniziali di avvicinamento tra i campi, visualità propositiva, le infrequenti escursioni puramente horror statiche e di nessun effetto.

venerdì 25 luglio 2014

Yimou Filmography/I fiori della guerra

 
 
Sceneggiatura 8: favola moderna dal fascino evidente, i crismi del classico nella crasi di soggetti, pause di una quotidianità che non si riesce più a vivere così intensamente.
Scenografia 8: solo nel film che viene immediatamente richiamato alla memoria (Saving private Ryan, n.d.b.) si era visto un cartonato di guerra così evocativo nella propria comunque evidente finzione.
Cast 7: Bale ci prova con dedizione, riuscendoci in parte, ma c'è molto realismo nei tredici fiori di scuola e professione, una nota di merito per l'apatia 'giapponese'.
Regia 8: ancora un pastiche azzeccato, il mix versa splendide e polverose scene di guerra da colossal statunitense su di un sentimentalismo orientalista a missioni impossibili e sacrifici inevitabili, due ore di piacevole intrattenimento con ventiquattro attrici. 
 

giovedì 24 luglio 2014

Yimou Filmography/Under the hawthorn tree

 
 
Sceneggiatura 7: storia d'amore disperata che si intreccia con la denuncia storica della rivoluzione culturale in un mondo (in parte autobiografico) che non riesce a trovare conforto.
Scenografia 7,5: splendida ambientazione che ricalca le linee guida della Cina rurale di Mao, tra statue bianche, palazzoni grigi, e uniformi blu, scritte e murales propagandistici.
Cast 7,5: magnifica Zhou di stupore, riservatezza, affetto e struggente passione, la maschera sorridente del canadese sa passare anche attraverso ilarità amara e sentimenti maturi.
Regia 6,5: echi di precedenti opere del maestro già trasposte nell'immensa provincia dello stato di mezzo, quotidianità speciale e un filo di commozione eccessiva per l'epilogo in ospedale.
 

Yimou Filmography/Sangue facile

 
 
Sceneggiatura 6,5: simpatico tentativo di 'coverizzare' i fratelli Coen con una trasposizione spazio-temporale nella Cina remota, intrattenimento e gag per una vicenda di apparente tragicità.
Scenografia 5,5: il lungo buio della fase centrale romanticizza una strada di nessun significato, gli interni cartapestati di torri e mattoni che cadono mostrano la corda della finzione conclamata.
Cast 6,5: buona prova collettiva, l'anziano marito che non muore mai, gli amanti sciocchi, il killer mascherato e glaciale, gli stereotipi della commedia più che rispettati.
Regia 6: tempi dilatati per mantenere la fedeltà all'originale, un divertissement che passa anche attraverso uno stile semplice, scevro di panorami e primi piani del trademark zhanghiano.
 

Yimou Filmography/La città proibita



Sceneggiatura 7: l'aura teatrale dell'impossibile, gli intrecci a colpi di parentele nascoste e rapporti tra consanguinei, complotti e vendette da tragedia universale senza tempo.
Scenografia 6: la stucchevolezza del finto giallo del titolo originale toglie alla location del titolo italiano gran parte del proprio potenziale, in una psichedelia dominante fuori da un contesto appropriato.
Cast 6,5: la musa degli esordi acclamati prova a dare consistenza a un ruolo ambiguo, non c'è però adeguato supporto da parte del quartetto maschile alle prese con lotte clandestine di potere.
Regia 7: bel pastiche di storia e wuxiapian, l'attacco dei ninja nella notte dei cortili pechinesi un must assoluto della filmografia yimouiana, tra riprese faraonicamente costose e dal retrogusto amaro.

venerdì 18 luglio 2014

Cinema americano/Would you rather




Sceneggiatura 6,5: l'incontro dei dieci piccoli indiani con il Grande Fratello, il soggetto più che spendibile meritava una maggiore attenzione a dialoghi e situazioni, il demone del denaro a vincere per nulla stigmatizzato.
Scenografia 5: una balaustra in legno di una interstatale panoramica a spezzare la monotonia di un salone da ricevimento impomatato e di una sala da pranzo degli orrori.
Cast 5: nessuna performance credibile al di là di quella della navigata attrice da film di serie B, sadismo che rimane solo sulla carta senza venature caratterizzanti.
Regia 6: le riprese statiche del tavolo attorno al quale si consuma il lento martirio di ospiti consapevoli, il suicidio finale, le morti tuttaltro che spettacolarizzate senza tratti horror.

 

Horrorland/Sinister

 
 
Sceneggiatura 7,5: delle crasi stilistiche tra found footage e case possedute, ottima rilettura contemporanea da maschera trendy, episodi agghiaccianti e bambini truccati.
Scenografia 6: una mappa degli States che collega tra di loro locations teoriche, un giardino che parla e un'ennesima sequela di corridoi bui che tanto devono a Kubrick.
Cast 6: si stupisce troppo poco davanti ai filmati l'Hawke studioso di delitti irrisolti, recuperano credibilità alla pellicola i piccoli omicidi degli endings cut. Sssht! (cit.).
Regia 7: un quarto di soffusione dell'atmosfera da precedente trademark emilyrosiano, una certa lentezza come trait-d'union tra l'orrore e il delirio mentale, piccole scosse di paura.
 

sabato 12 luglio 2014

Wenders Filmography/La terra dell'abbondanza



Sceneggiatura 7: l'incontro di due mondi opposti fa scoccare una scintilla, la disillusione non deve essere di casa nemmeno in un mondo di depressione come l'America più volte denigrata da Wenders.
Scenografia 6,5: una Los Angeles talmente nota da sembrare l'angolo dietro casa, deserti californiani di immigrati pachistani uccisi negli slums spiati di traffici illeciti a profusione.
Cast 7: efficace la Williams nel rendere uno stereotipo di personaggio buonista, allo stesso modo Diehl incarna la cattiveria manifesta del politically incorrect prima dell'ovvia redenzione contemporanea.
Regia 6,5: citazionismo a fiumi dalla precedente produzione statunitense del regista, dalle scene in auto di Paris, Texas all'hotel fulcro del Million Dollar, ma se latita l'ispirazione è perlomeno all'altezza del nome la capacità registica di rendere una sceneggiatura in immagini.


Wenders Filmography/Palermo Shooting



Sceneggiatura 6,5: la morte come presenza accettata che può reindirizzare un'esistenza vissuta senza scopo, l'amore passaggio di complemento, la realizzazione professionale inutile senza un'anima.
Scenografia 7+: bella fotografia iniziale di un'eleganza diafana nella notte glaciale di Duesseldorf, tra Palermo e Gangi la monumentalità siciliana si disperde in toni ocra di chi ha una certa idea (sbagliata) di tutto ciò che è Italia.
Cast 5,5: Campino il rocker si dimostra ampiamente attore improvvisato, e nel cantico della falce non rappresentata si ripete il pathos inesistente del tempo nel Così lontano, così vicino.
Regia 6: sufficienza solo di stima, per una pellicola come altre del buon Wim esageratamente lenta senza uno scopo, i quattro canti di un'ossessione artistica che non riesce a rendere né la vicinanza dell'ambiente né il dramma del destino universale.


giovedì 3 luglio 2014

Wenders Filmography/Pina



Osmosi sentimentale per il teatro-danza di Pina Rausch, la morte improvvisa dell'artista trasformata in un'eco di ricordi popolari, tra le splendide rappresentazioni omaggiate di lunghe scene e le prove improvvisate nei luoghi più impensati di una Wuppertal nuovamente fotografata dal regista. Atto d'amore.