martedì 27 dicembre 2011

Letteratura contemporanea/Hornby


Commedia amara di sin troppo facili immedesimazioni, le classifiche e le donne si perdono in un vortice musicale variegatissimo tra le pieghe di una Londra Nord che ancora ricordiamo. Sfuma piano nell'onirico con una conclusione affrettata che lascia l'amaro in bocca dopo tante gag tributarie del British humour. VOTO 7-


giovedì 22 dicembre 2011

Consigli per la lettura/Brayda


Avventura classica sulla falsariga Wilbur Smith, fatta salva la ben maggiore aderenza a situazioni verosimili e realtà possibili. DC ossessionata dalle armi chimiche, NYC libertina, Roma trasudatamente italiana. Qualche particolare uzbeko è fuori posto ma nel complesso la descrizione dei luoghi trasporta direttamente sul posto, tra i vicoli di Shakrishabz o sulle ex sponde di Moynaq. L'intreccio è ricco di particolari medici a tradire la prima professione dello scrittore, ma manca un colpo di scena nelle fucilate della Virginia o nei gas liberati nell'isola del Rinascimento. Tinte rosa di storie d'amore dal passato tribolato. VOTO 7+


mercoledì 21 dicembre 2011

Consigli per la lettura/Grisham


Concentrato di luoghi comuni, americani e capitalisti, sulla festa più attesa dell'anno (dalla media, naturalmente). Bonariamente critico di usanze accettate come imprescindibili, strappa qualche sorriso tra pupazzi di neve e renne issate sulle case, un finale riuscito di twist arpagonici. VOTO 6

venerdì 16 dicembre 2011

Depalmiadi/Mission to Mars



Sceneggiatura 6: l'unica idea spendibile scontando prevedibilità e sindrome da rescue mission, il budget grande assente all'appello di un suolo marziano solo sfuggente.
Scenografia 5,5: solo un'intuizione cydonica di terreni del 2020, la messinscena evidente di serre a impazzimento programmato e ologrammi di sale di comando.
Cast 5: l'autunno di Tim Robbins, qualcuno invecchia peggio di altri, il discorsetto iniziale dell'astronauta a simbolizzare la pochezza di realismo nella recitazione, carenza strutturale irrecuperabile.
Regìa 5+: il piano sequenza iniziale sprecato su una scena falsamente falsa, Morricone non aggiunge pathos, i tremendi modellini in esplorazione sul pianeta rosso e il vortice che travolge pesano di più delle volonterose citazioni kubrickiane di atsronavi e spazio profondo.

giovedì 15 dicembre 2011

Polanski filmography/Carnage




Sceneggiatura 7: feroce satira di un certo perbenismo di facciata, arriva a mettere in discussione i capisaldi fondanti della società odierna, in modo graffiantemente ironico ma anche decisamente artificioso.
Scenografia 5-: un parco parigino ripreso dalla lontananza di una finestra può sembrare newyorchese, il bastone delle email nel deserto di un mandato di cattura dagli interni freddi (quelli sì statunitensi).
Cast 7,5: attori su livelli altissimi, prima la Foster perfetta paranoid mother politically correct, ma anche Kate non lesina espressioni visive dal sicuro impatto, più alleniani (nel senso di simili ai protagonisti degli ultimi film di Allen senza il pigmalione medesimo) Reilly e Waltz le controparti maschili.
Regìa 6: spiace vedere uno dei più grandi registi viventi elaborare una prova di qualche finezza e tanta routine, la divisione meccanica in scene del testo teatrale minimamente scalfita dalle gag.


Polanski filmography/L'uomo nell'ombra





Sceneggiatura 7: thriller politico mutuato dai crismi dei diktat internazionali, soggettistica plausibile che fila incrollabile di dialoghi troppo lenti per un adattamento in pellicola.
Scenografia 6: London di falsi Big Ben e Double Decker che scorrono a introdurre pub ormai universali, gothamizzazione meno che parziale, Martha's Vineyard raccoglie spiagge e strade poco popolate dell'isolamento isolano.
Cast 5,5: McGregor è l'unico protagonista all'altezza del ruolo (escludendo il breve ruolo wilkinsoniano), vagiti reaganiani per Brosnan, a suo agio (solo) con la sigaretta la Cattrall.
Regìa 6,5: ritmo trascinato con qualche ripresa di classe e improvvise illuminazioni degne dei maestri del brivido (la sequenza traghetto-motel con le luci di un silenzio notturno impassibile).

Polanski filmography/L'inquilino del terzo piano





Sceneggiatura 8: surrealismo fin de siècle, un incubo ciclico tra brutti sogni quotidiani, l'impersonificazione dovuta all'autobiografismo, i passaggi sulle scale fotografia del simbolismo.
Scenografia 6: una Parigi di esterni limitati (notably l'arco di trionfo nella scena dell'incidente) e di interni domestici, bar e uffici dall'atmosfera imbevuta di londonesimo.
Cast 7: il regista alla sua miglior interpetazione in un ruolo prismatico di amore e follia, conturbante Isabelle Adjani (la persona che vorrei incontrare in questo momento, cit.).
Regìa 7+: all'atto conclusivo della trilogia Trelkovski cucina scene prelynchiane di invasori plaudenti al suicidio e travestimenti di parrucche e tacchi, la tensione allentata rispetto agli episodi precedenti.

Polanski filmography/Frantic





Sceneggiatura 6,5: capolavoro mancato di una maniera thriller che domina il dipanarsi lineare delle vicende, lasciando molti presunti momenti di attesa (il ballo finale, n.d.b.) divenire mero intrattenimento temporale, tra una statua della libertà che simboleggia la svolta blockbusteriana delle armi e i baffi arabi di un terrorismo antelitteram.
Scenografia 6,5: una Parigi ostile, fumatrice, di camere d'albergo patinate e palestre a canottiere, monumenti arcinoti bloccati da messaggi commerciali e camion della nettezza urbana.
Cast 7: professore americano inesperto della scena criminale europea, Indiana Ford pare a suo agio tra bateaux mouches ormeggiati e sparatorie nei parcheggi interrati. Ambigua di personaggio la debuttante Seignier, troppo anziana per la parte Betty Buckley.
Regìa 7+: Polanski pluriomaggia Hitch in un intrigo intrnazionale con un uomo che sapeva troppo (poco) e una breve caccia al ladro, le musiche di Morricone a definire l'atmosfera ovattata da fantascienza invecchiata di sigari e rimmel, chiodi e nastri bagagli. Meravigliosa l'intro iniziale di una Parigi inattesa.

Polanski filmography/Macbeth





Sceneggiatura 8: il fascino sempreverde del bardo deaulicizzato da Tynan con innesti di crudeltà autobiografiche e rappresentazioni terra terra del potere medievale.
Scenografia 7,5: meravigliose location gallesi con un gusto scenografico che non trascende nel meramente coreografico di rupi e tramonti collinari.
Cast 7: il germe dell'ambizione piccoloborghese moraviana riflesso negli occhi di ghiaccio annisiani, l'impossibilità a perseguire un rimorso costruttivo nella mano insanguinata finchiana.
Regìa 7,5: cinepresa fissa, che cambia punto di vista ripetutamente, tra dialoghi sussurrati di colpevolezza e urla di rabbia repressa, inserti gotici di fantasmi, pugnali e visioni di streghe a colorare di grigiazzurro per sempre l'immortale dramma shakespeariano.

Polanski filmography/Luna di fiele





Sceneggiatura 8,5: summa tragica dell'erotismo e dei suoi derivati, la condizione amorosa largamente esplorata dal tradimento e dal voyeurismo, una leggera preponderanza del flashback un filo penalizzante.
Scenografia 8: gocce chaneliane di Parigi, cabine di letterature thriller, lenti riflessi lunari su onde mediterranee che lasciano a Istanbul il privilegio dell'ultimo shot.
Cast 8: Coyote paraplegico di avventure con le femmine, ghiaccio fuso l'amore tradito seigneriano, a livello il lesbismo malcelato della Scott Thomas e l'imbarazzo del giovane Grant.
Regìa 8: intermezzi loveboatiani di oblò a cesellare la solida struttura portante di scene madri del BDSM nelle notti dell'anima umana. Grande classico polanksiano.

Polanski filmography/Il coltello nell'acqua





Sceneggiatura 7: il difficile galleggiamento della coppia, i remi della circostanza in un lago stagnante di prevaricazioni e presunzioni, tra folate di venti di gioventù spiazzanti e burrasche ormonali che affondano la boa dello status quo.
Scenografia 6+: Polonia natià polanskiana di filari di alberi sul profilo lacustre di barche e utilitarie su strade alberate di campagna.
Cast 6,5: due esordienti convincenti nella scena clou del tradimento consumato progressivamente a bordo, assodato il contributo di Niemczyk.
Regìa 7,5: inquadrature originali di echi neorealisti illuminati dai riflessi di un bianco e nero abbagliante, giusto equilibrio temporale nella descrizione di 24 ore di finzione, al primo lungometraggio (unico polacco, cit.) è già manifesto stilistico.

Polanski filmography/La nona porta





Sceneggiatura 5: un flash alquanto cupo sul mondo degli antiquari di libri, il possibile thriller gotico affossato da un protocollo mainstream-browniano puro, a satanismo di inverosimiglianze continue, tra sigarette a NYC, rilegature preziose in frigorifero e incisioni vergate LCF.
Scenografia 5,5: il gusto eccessivo per il barocco risolleva la finta Spagna, rossa di tramonti alla corrida, fondali colorati parificano il pallido Portogallo sintrico al torpore di una New York cartonata riuscita meglio a Kubrick.
Cast 6: Langella irriconoscibile, Depp fuori ruolo ma disciplinato nel perseguire la stolidità corsiana, ancora alquanto affascinante la Olin.
Regìa 5:
lenta, prevedibile, macchinosa al pari del soggetto cui si abbandona letteralmente, senza un'idea sviluppata originalmente, nonostante qualche intuizione (il tassista diavolo, il libraio appeso) persa in un prodotto commerciale onestamente molto brutto.

Polanski filmography/Tess





Sceneggiatura 7: melodramma classico dell'era vittoriana, incredibilmente attuale a trent'anni dalle sale cinematografiche, adeguata epicità e sentimenti romantici a profusione.
Scenografia 6,5: una Francia bucolica nel suo miglior travestimento inglese, se si esclude la terrificante ricostruzione finale di Stonehenge.
Cast 6,5: la Kinski un fiore di giovinezza già sbocciato di realistica compartecipazione ai vent'anni tessiani, purtroppo inadeguatamente supportata dai partner maschili.
Regìa 7-:
inquadrature brevi spezzano lunghe trame corali, la melodia sardiana e la nebbia unsworthiana suggestioni sparse sul cammino sporadicamente convenzionale dei d'Urberville.