mercoledì 29 febbraio 2012

Laplante-Travis Saga #7


Stile cristallino, poche righe d'intro a trascinare nella vicenda e piccoli passi d'indagine a dipanare lentamente una matassa non particolarmente intricata ma ignota sino alla conclusione, di colleghi nuovi e introspezioni abbozzate come sempre sacrificate alla climax. L'amata Hounslow propone case in affitto e saloni di bellezza femminile, il volo d'uccello sulla Cornovaglia aggiunge pioggia e freddo, pub di paese e hotel a conduzione familiare. La canonica soggettiva di ogni episodio è stavolta dedicata al mondo gay, millesimato tra incontri per una notte, vite duplici e relazioni a distanza, outing problematici e pornografia riparatrice. Once again, well done Lynda! VOTO 7/8


martedì 28 febbraio 2012

Decrepit Birth Discography


Bel death tecnico americano diviso tra assoli e melodia.


POLARITY (81) cover 75
Ignite the Tesla Coil (82) Metatron (82) The Resonance (82)
Polarity (82) Solar impulse (83) Mirroring dimensions (81)
The Quickening of Time (80) Sea of memories (80)
Symbiosis (80) Darkness embrace (80)


DIMINISHING BETWEEN WORLDS (81) cover 74
The Living Doorway (80) Reflection of Emotions (82)
Diminishing between worlds (83) Dimensions interwine (83)
The Enigmatic Form (80) A gathering of imaginations (82)
Through alchmy bound eternal (81) And time begins (82)
Await the unending (79) Essence of creation (81)


lunedì 27 febbraio 2012

Horrorland/Arang



Sceneggiatura 6,5: incubi notturni e omicidi seriali come da cappello asianhorror, half road movie di capanne infestate da localizzare, le relazioni interpersonali tra detective un twist finale a (provare a) ribaltare i cliché di fantasmi femminili dai capelli lunghi.
Scenografia 6: le saline dei cumuli rivelatori, la Corea bucolica vincente nel confronto fotografico con l'abusata capitale di ascensori, semafori e fotografi di matrimoni.
Cast 6: il solito make up a occhi da panda e sangue che cola non cancella le capacità espressive del Ju-On di turno, l'atmosfera compassata della troupe più adatta a un telefilm poliziesco.
Regìa 5,5: qualche tentativo iniziale di bagnare il debutto con champagne d'annata e zoom, purtroppo la rapida successione di cadaveri ha un tasso di splatter inesistente, e la storia si anncqua esageratamente nella placida campagna discorsiva. Un'occasione mancata.


sabato 25 febbraio 2012

Cinema giapponese/Death Note



Sceneggiatura 5: mera riproposizione, manga e cinema mondi separati, il grottesco a suonare ridicolo, il fumettistico fantascientifico a prevalere esageratamente su un punto di partenza (datato) assolutamente spendibile nel filone horror.
Scenografia 6,5: Shinjuku riluce di maxi schermi e uffici governativi, la panoramica iniziale a volo d'uccello a integrare una Tokyo notturna di note case in legno e grocery store 24h.
Cast 5: le uccisioni iniziali potrebbero lasciare il segno se gli interpreti avessero solo un minimo di capacità recitative, la vena da castigatore buono nel volto inespressivo del protagonista.
Regìa 5,5: una guerra di spie a campo aperto tra autobus e folle assiepate in punti di raccolta, riprese oneste che seguono pedessequamente lo script senza la voglia di contribuirvi.


venerdì 24 febbraio 2012

Loach filmography/L'agenda nascosta




Sceneggiatura 6: cinema di denuncia, dialoghi improntati allo scongelamento di un obiettivo, il giudizio del tempo a farne un interessante documento storico prethatcheriano.
Scenografia 6: la parade degli orangisti colora Belfast di rosso e blu, Dublino sfuggente e grigia come ai tempi dell'Irlanda politicizzata.
Cast 6,5: volti noti, dal caratterista assassinato Brad Dourif al coraggio di chi denuncia nell'allucinazione perenne della McDormand, la recita teatrale può avere inizio.
Regìa 6: socialismo reale applicato, interrogatori e pagine da stenografare, opinioni diffuse e tagli giornalistici, cronistoria appesantita dall'obsoleto in una linearità obbligata.


giovedì 23 febbraio 2012

Scorsese Filmography/Hugo (Cabret)




Sceneggiatura 4,5: ridicolo, pretestuoso, falso tentativo di raccordare temi infantili e dickensiani con le origini della settima arte, mero monumento al buonismo di padri morti e automi che funzioneranno, con tagli al soggetto originale e undici statuette a coprire la vergogna.
Scenografia 5: cori ed encomi per ricostruzioni a metà tra il puerilmente fantastico della 'stazione' e la parvenza storica dei filmati, buona notte bambini addormentatevi con la Torre Eiffel.
Cast 5: piccoli Harry Potter crescono, il mellifluo regna sovrano tra strabuzzate bonarie (Kingsley) e sorrisi meravigliati (Moretz), le favole appesantite dalla fedele aderenza degli umani.
Regìa 5: il 'miglior film del terzo millennio' e l'ipocrisia prezzolata di certi critici, le stelle distribuite con generosità da promozioni automatiche, nella facilità animata del 3D naufragano le intenzioni, l'incapacità di trasmettere sospesa solo brevemente dai montaggi meliesiani per un omaggio classicista di pessimo gusto artistico.

mercoledì 22 febbraio 2012

Die Apokalyptischen Reiter Discography


Folk death ben noto agli appassionati di una scena (prevalentemente teutonica) molto in auge nella seconda metà della passata decade.


MORAL & WAHNSINN (80) cover 22
Die Boten (83) Gib dich Hin (82) Hammer oder Amboss (80)
Dir ghoert nicht (79) Dr.Pest (80) Moral & Wahnsinn (79)
Erwache (80) Wir Reiten (78) Hoert auf (81) Ein libes Lied (79)


84th Academy Awards/The Artist



Sceneggiatura 8: commedia musicale, origini del cinema, omaggio obbligato, a rincorrere emozioni lontane di un tempo immobilmente uguale tra storie d'amore all'inverso e lieti fini hollywoodiani.
Scenografia 6,5: il 'land' della concessione edilizia una gustosa aggiunta primordiale per un landmark iconico, studios bianchi e titoli di apertura neri non perfettamente allineati.
Cast 7: magistrale il sorriso stampato dell'epoca nelle fattezze cfiane della moglie del regista (Béjo), il vecchio esploratore sconfitto del cinema muto (Dujardin) ha smorfie buone e cadute canine.
Regìa 8: c'è un'aura poetica che sconfina oltre i limiti autoimposti dalla trama leggera, l'utilizzo nemmeno pressante del cartonato, la rivoluzione conclusa unicamente a fine pellicola con l'abbraccio parlante del pubblico alle macchine da presa del set.


martedì 21 febbraio 2012

84th Academy Awards/The Descendants



Sceneggiatura 7: la storia di un break improvviso che resetta vite e soprattutto convinzioni, il parallelismo con gli splendidi scenari reso in qualche modo dalla traduzione italiana parte integrante del dramma commediato.
Scenografia 7,5: Honolulu ma anche Kauai, montagne di palme e terreni da convertire al turismo, spiagge e piscine, vegetazione rigogliosa e highways urbane, praticamente uno spot turistico per le Hawaii.
Cast 7: Clooney smentisce i detrattori superandosi nel darsi persino caratteristiche isolane, di consapevolezza mai tardiva e amarezza di fondo, promettente l'ex ragazzina dei telefilm Shailene Woodley.
Regìa 6,5: Payne ama la musica tradizionale e i tramonti pacifici, le sottolineature ai dialoghi cardine marcate da parentesi paesaggistiche di riprese lente e lineari.


lunedì 20 febbraio 2012

Horrorland/Don't be afraid of the dark



Sceneggiatura 4,5: personaggi al limite del disneyano nel ruolo di immagnifici spaventatori, centralità tramica tutta basata su meccanismi noti di buio e sotterranei, prologo ed epilogo da fiaba puerile.
Scenografia 6,5: goticità di mattoni australiani e saloni da ballo di luci coloratissime, make up giustamente fumettistico di ombre citazionistiche.
Cast 5: inutile ruolo da curriculum per Madame Cruise, pessimo caratterialmente e nella finzione Guy Pearce, lontana dall'era dei bimbi prodigio Bailee Madison.
Regìa 6: Del Toro ispira l'aura fantastica, tradotta in cinema da tavole a china con la grazia mestierante di Troy Nixey, pseudo animazione che nulla concede alla paura a favore della mera patina rilucente.


sabato 18 febbraio 2012

Horrorland/La Casa Muda




Sceneggiatura 4,5: preamboli noti di 'veramente accaduto', l'Uruguay degli anni '40 proiettato senza convinzione a giorni di ispirazioni sempre più multicrasiche di pellicole passate, rumori e visioni della casa inutili digressioni dall'ovvio.
Scenografia 6: lanterne polverose e inferriate in legno, recinti di campi e porticati di auto veloci, cucine mattatoio e divani ricoperti di autosuggestione.
Cast 6: due comparse sacrificali e l'aura psicopatica della protagonista, qualche anno in più di quelli richiesti dallo script, convinzione altalenante di costanza da piano sequenza.
Regìa 7: il cinema uruguaiano e Gustavo Hernandez, un horror alla vana conquista dell'oscar, 78 minuti in successione interrotti solo da qualche apparizione del buio, la digitale inbucata in ogni angolo alla ricerca della ripresa originale. Quasi un saggio universitario (cit.).

venerdì 17 febbraio 2012

Horrorland/YellowBrickRoad



Sceneggiatura 6,5: critiche a fiumi per un twist finale che altro non svela se non la natura metaforica dell'horror psicologico, il sentiero ricco di inopinate citazioni oziane il nostro percorso individuale verso la morte. Cappello introduttivo (Friar, n.d.b.) semicredibile e ben documentato.
Scenografia 6,5: boschi e cielo, rupi e campi di grano, riprese consapevoli della ripetitività della fotografia di una certa filmografia di genere nelle profondità settentrionali del New Hampshire.
Cast 5: un colpo basso alle credenziali complessive della pellicola, Laurino protagonista è al debutto, il cachet più alto (come sempre accade, n.d.b.) per il primo personaggio a morire. Impresentabile Clark Freeman assassino.
Regìa 6: Holland e Mitton, rumori insopportabili e musiche rétro, la dimensione della paura a guadagnare territori nuovi nel limite di una stesura classicamente esponenziale, tra attese snervanti ed avvenimenti improvvisi appena accennati. Auspicabilmente la prossima produzione sarà migliore (cit.).


giovedì 16 febbraio 2012

84th Academy Awards/War Horse



Sceneggiatura 7: meritevole lo scritto di Mopurgo, vera propria favola nel solco di Esopo tra intrattenimento e morali, parzialmente riuscita la trasposizione in soggettiva del cavallo tra fucili puntati e casematte di ufficiali.
Scenografia 6: Devon fermo e appiattito su Dickens, assai meglio la terra di nessuno in continente di mulini e vento e campi di battaglia a trincee.
Cast 5: in una pellicola dominata dalla nobiltà equina gli interpreti umani zoppicano vistosamente, a cominiciare dallo sconosciuto Jeremy Irvine. Più che dignitoso nel suo commiato il nonno francese-danese.
Regìa 6: chi ha diretto Hook e Schindler's List a distanza di due anni ha abituato il pubblico ai suoi continui alti e bassi, per una volta concentrati nella stessa stesura. Da bruciare la prima mezz'ora manieristica di musiche di scena, patetismo padrone e paesaggi ritoccati al computer. Poi la grande tecnica della macchina bellica in corale si prende la scena (meravigliosa la fucilazione da lontano), concedendo un ultimo break americaneggiante all'eccessivamente epica fuga del buon Joey.