domenica 30 novembre 2014

Cinema francese/Cena tra amici



Sceneggiatura 6,5: copia e incolla dal successo teatrale omonimo, un testo che tiene alla prova della cinematografia grazie a un mix alternato di divertimento e riflessione.
Scenografia 6: la sventagliata iniziale di una Parigi dalla monumentalità mattone plana su di un interno che non fa alcuno sforzo per perdere la sua anima da palcoscenico.
Cast 7,5: tante frecce all'arco della resa finale, dalla sfortunata Benguigui (RIP) all'irresistibile Bruel, il valore aggiunto della cinepresa al vaglio dei sociologi.
Regia 6: gli stessi autori della pièce originaria mandati a dirigere una pellicola, non c'è fantasia alcuna né arte misconosciuta, ma solo una ligia riproposizione di inquadrature sceniche.

Cinema francese/Nella casa



Sceneggiatura 8,5: così nasce il grande cinema, l'ispirazione che reinventa l'illuminazione, passi teatrali che si fondono, poesia astratta e autocritica spietata della società contemporanea. Must.
Scenografia 6,5: la sola casa del titolo è interessante ai fini della storia narrata, il giardino delle confessioni, una banlieue parigina di raccordo che si intravede nei passaggi obbligati.
Cast 8: fantastica prova corale, dalla coppia Luchini/Scott Thomas che rimanda a quella Allen/Farrow sino alla vacuità da conseguenze del giovane virgulto germanico.
Regia 7,5: facile il coinvolgimento del pubblico tramite la tecnica metacinematica, essenziale peraltro per una narrazione non lineare e dalle sorprese in serbo. A suivre (cit.).

venerdì 21 novembre 2014

Cinema europeo/Treno di notte per Lisbona



Sceneggiatura 6: un soggetto letterario di sicura presa, annacquato da una trasposizione impersonale che affida i flashback a lenta narrazione, sino all'inevitabile lieto fine interrotto.
Scenografia 7: Berna è strepitosa nei pochi shot iniziali di ponti invernali e fogli che volano, più passiva la fotografia lisboeta, sicura della resa per la bellezza oggettiva degli scorci.
Cast 6: Irons inforca occhiali di miopia, assolutamente plausibile anche come interpreti il quadro delle atmosfere settantiane violente e repressive nelle riunioni segrete della resistenza.
Regia 5: un ritmo sonnolento che trascina elementi di dialogo a primi piani, senza un cambio di passo adeguato nelle scene clou, il sentimentale a prevalere inevitabilmente sul thriller.

Letteratura contemporanea/Ford


Fiction storica ben realizzata, un'alternanza non sistematica di quarant'anni di intervallo temporale a dipanarsi tra un vago presente made in the 80's e un passato di pregnanza documentaristica che fa luce sulle comunità etniche della formazione della società americana. Titolo italiano 'Il gusto proibito dello zenzero', stranamente preferibile all'originale per la cristallizzazione efficace di uno dei due nodi storici della trama, un finale sentimentale a spianare la strada ad un adattamento cinematografico hollywoodiano. VOTO 6/7

domenica 16 novembre 2014

Horrorland/Hatchet II



Sceneggiatura 3: inclassificabile operazione commerciale che brucia sul nascere le possibilità di fare di Vincent Crawley l'icona dell'horror che manca alla contemporaneità, tutto è identico al film precedente, la sola barca sostituita da una spedizione a piedi.
Scenografia 5,5: sequel che ricalca pedissequamente le atmosfere della pellicola originale, dal vomito agli angoli di strada del Mardi Gras sino alle liane buie di omicidi slasher in sequenza numerata. 
Cast 5: superstiti che cambiano pelle, morti che si reincarnano, il tono complessivo un filo più debole rispetto all'incipit, fatta salva la medesima profilazione di decenza non improvvisata.
Regia 6: Adam Green replica per contratto e scarsa ambizione la ricetta già zoppicante del primo episodio, la sufficienza è il premio agli effetti speciali replicati di un'occasione più che sprecata.


mercoledì 12 novembre 2014

Horrorland/Hatchet

 
 
Sceneggiatura 6: il recupero del canovaccio slasher con variazioni minime di paludi (care ad altre tematiche dello stesso filone, n.d.b.), l'incipit e la lunga attesa centrale, la mattanza terminale, tutto scorre su binari di troppa sicurezza.
Scenografia 5,5: il Mardi Gras nella sua versione più veritiera di comitive alcoliche e impostori che tentano la fortuna, vomito sugli angoli di strada, la leggenda di una casa sul fiume.
Cast 5: stereotipi più profilati rispetto alla media ridicola dei film di genere (della stessa provenienza geografica, n.d.b.), sforzo inutile data la resa ai limiti dell'amatoriale nell'intro neworleansino.
Regia 6: Adam Green un nome ricorrente, il compito della cinepresa focalizzato sulla furia sanguinaria di un assassino ad effetti speciali, intrattenimento puro senza pretese.