venerdì 29 giugno 2012

November-7 Discography


Grandissima band svizzera francofona che mescola industrial, chitarre metal ed elettronica.


SEA3ON (82) cover 64
Her name (83) In my mind (83) Angel (86) Parasite (85)
Nowhere (78) Amber light (80) Untie my hands (81)
In love with hate (82) Falling down (82) World in agony (82)



giovedì 21 giugno 2012

Flags/Jamaica


JAMAICA NO PROBLEM

La favola a lieto fine è quella dell'introduzione, una linea ferroviaria dismessa tra sogni remoti e musei della fotografia, lo sguardo fuori dal finestrino già consapevolezza, Dior la compagnia dei succhiotti di combinazioni da undici ore. Piante, fiori, El Greco, hotel a poco prezzo, colonne votive e cannoni che spararono poche volte, gli eroi nazionali, Hip strip, ville American style, Lucea, le nubi impietose dalle profondità dell'interno, e Norman Manley ha il suo boulevard. Agenti fidati due volte sul posto, il tratto è minimo ma corrispondente, leggera discesa, piccolo stagno 'sorry closed', foglie secche, braccialetti gialli da togliere, boe bianche, cartelli di souvenir, statue africane, teli rossi gialli e verdi. Palla, palla, la nazionale del reggae, la taglia strana, Jamaica no problem, beer, fruit punch e coca e rum, ESPN, Euro 2012, condizionatori a zanzare, lettini bianchi e piazze e mezzo, verande e macro floreali. E la notte arriva presto, e l'alba ancora prima, rastrelli sulla sabbia bianca, l'acqua limpida ha la sua bella bandiera blu tra salvagenti bucati e braccioli che spaventano, stelle marine occasionali e pesci bianchi sulla riva dei tuffi delle mutine Chicco. Il sole caldo della pausa pranzo assume presto contorni grigi, tra Johnny cakes pesanti e servizi fotografici russo-germanici, festival fritti e barbecue al jerk chicken, presenze miste di settimane doppie e camerieri trasformisti di sedie tirate e bicchieri in plastica, sorry no white wine tonite. E le band di oldies suonano mento annacquato sul bagnasciuga di tramonti mattone, oro e argento, il sassofonista e il karaoke, il reggae dal vivo nei pub lungo le sette miglia tra i lontani sound system a dancehall queen dei locali per autoctoni. Anima commerciale in vendita alle minoranze di una nazione da molti, cartellonistica moderata e segni evidenti di una crisi esasperata dagli operatori turistici, gli affari rischiosi tutt’altro che legati alla ganja, white widow no, grazie, le glass boat attraccano tutti i giorni pigramente, le PWC sfrecciano tracce di combustibile in assenza di licenza, i catamarani portano turisti al calar del sole. E viene anche il momento delle guardie, del calcio con le mandorle, della sospensione punitiva per le star del campionato inglese, di Everald e Mauro e di una stazione di servizio per lavavetri a mancia e prostitute di città vicine. Campi da golf e divise scolastiche, ville in stile di sindaci, medici e avvocati, preparatory and primary, la bamboo avenue che introduce alle colline centrali di gemme antiestetiche in successione, Lacovia, Santa Cruz e Porus, ripide di scarichi e doppie corsie per cambiare a 90 all'ora. Mandeville ha il tocco provinciale della ricchezza, Spanish Town bypassata dall'autostrada in baracche di lamiera e tassi di criminalità elevati anche per i giamaicani, Portmore in espansione di villette prefabbricate e affitti di terreni. Cielo, brr, le strade sono quelle di New Kingston, case basse e concessionarie auto a bandierine colorate, ville di ex governatori e corone che ancora fanno sentire il proprio peso, parchi monumentali consegnati all'Heritage e poi lui, il re di Hope Road, la mano tesa tra i due partiti dell'isola, le interviste e le partite di calcio nel giardino di casa. Rosso, verde e giallo da vibrazioni rastaman, verde, nero e giallo giamaicani, rosso, verde e nero marcusgarveyani, l'inglese del tour guidato comprensibile dalle centomila fiammelle e dai day trip del New Mexico, forever loving Jah. Tra i tappeti marocchini e le pecore del gregge, ecco dischi di platino e leoni di Giuda, imperatori etiopi che scendono dalla scaletta all'aeroporto, gradini in legno da fare tre alla volta, limoni profumati e menta per mojito, la mitica tournée africana di Piero e Cinzia. Suonano i telefonini tra creme al cortisone e sbarre di centri commerciali, radar di presenze femminili attivato, fast food local style, auto usate troppo care, chiese protestanti in mattoni e torri dell'orologio dall'appeal consumato tra Audi bianche e Chevrolet nere, cugine dallo stesso nome e muri sfondati di un façadisme non scelto. Lo yard di Trench Town emoziona, ghiaccio da acqua del rubinetto dei ghetti, doppio senso di qua e di là, un vecchio maggiolino, la prima chitarra consumata, foto di personalità, condomini sulla collina, fornelli spenti e stanze disponibili per qualche notte, no sun will shine in my day today. Denham Town conquista tutti gli sguardi, bar a Red Stripe e scuole elementari a murales, laterali sterrate e teatri fatiscenti, Tivoli Gardens è in un certo senso l'apparizione del messia tra mitra in dotazione e palazzine azzurre nel ricordo vivido degli scontri per il re della coca, il cartello 'chartered' nascosto opportunamente alla vista. Le vie dello shopping e delle istituzioni fianco a fianco, mercati economici, avvocati a Downtown, studentesse in posa per una foto avara, croci e rasta sotto le mangrovie, la grande fabbrica dell'Appleton vera testimonianza di un addio alla little girl di 25 anni fa. E pioverà sulle strade del ritorno, Sav-la-mer di confessioni religiose di ogni tipo, i ristoranti di Negril pronti per la miglior pizza dei Caraibi o per una discesa in taxi da cinque minuti d'orologio fino al West Point Lightouse, tuffi dalle scogliere e bus di gitanti asiatici. E Marco ama il bianco e l'azzurro, gli allenatori bosniaci e le polisportive, racconta del Sandals e della poca ricettività degli abitanti di Whitehouse, consiglia un cartoccio di gamberetti piccanti a Middle Quarters, traduce sporadicamente le tiritere rasta per gli American tourists di Black River e dei coccodrilli. Le bimbe in prua salutano, l'acqua nera e le barche colorate, i riflessi che si colorano di foglie e di rami, i vortici di ninfee, le begonie di mare, le tonalità pastello delle case turistiche, gli stormi bianchi di birdwatching. Un trattore sarà il prossimo mezzo di trasporto da testare, la proprietà privata delle YS Falls un pareggio con la Croazia e una collezione di bambole colorate, scarpette per le rocce e bagnini atletici in costume blu, il salto della liana un must per gli uccelletti, l'acqua fredda e calda delle piscine il solito scroscio piovasco commutabie in diluvio sui campi di papaya e di bauxite. Giamaica, Giamaica, Giamaica, bring back my bunny to me!

mercoledì 6 giugno 2012

Letteratura classica/Balzac II


Nota, bellissima favola nera di un mondo già prematuramente disilluso nell'universalità senza tempo dell'interesse, dei clientielismi facili, delle scappatoie legali. Parigi di scartoffie e pastranacci, lampadine fioche ad illuminare tavoli polverosi di stagisti, sterrati di escrementi animali nel gelo di una fattoria della banlieue a venire. VOTO 8+





martedì 5 giugno 2012

Il mito Carné/Peccatori in blue jeans



Sceneggiatura 6,5: la ribellione placida della gioventù parigina annoiata, rapporti di parentela dominanti su feste a balli sfrenati e juke box troppo statici.
Scenografia 6: scaloni borghesi e cornicioni di gatti da salvare, una strada di campagna che attraversa villaggi addormentati, riferimenti monumentali.
Cast 7: quattro pedine semoventi nel marasma corale dei tacchi buttati a lato e dei bicchieri da svuotare, i movimenti convenzionali sono quelli dei falsi rivoluzionari.
Regìa 7: crescendo drammatici dissimulati ad arte in un manifesto generazionale bonario, le pause nei dialoghi ben supportate dalla colonna sonora jazz.


lunedì 4 giugno 2012

Il mito Rossellini/Europa 51




Sceneggiatura 7: rigidamente sviluppata su un modello antitetico di bianchi e neri, lascia comunque prevalere il messaggio universale in una scia voluta di buonismi samaritani e chiusure mentali eccessive.
Scenografia 8: Primavalle nei '50 popolani di automobili di lusso diplomatico e scalinate di vicoli della povertà, le poche luci notturne in un b/n epocale.
Cast 8: musa rosselliniana d'eccellenza, la Bergman ripete la performance incredibile di Stromboli, perfetto il distacco da madre annoiata, cristallina la ricerca di una via riparatrice.
Regia 8: la mano del regista tiene alto il livello di un film soggetto a forzature, il vortice del suicidio, le sbarre del manicomio, le coralità opposte in movimento.





venerdì 1 giugno 2012

In This Moment Discography


Metalcore con scream femminile disturbante e rallentamenti poppeggianti...


BLOOD (78) cover 65
Rise with me (78) Blood (79) Adrenalyze (80) Whore (79)
You're gonna listen (78) Burn (80) Scarlet (78)
From the ashes (79) Beast within (78) The blood legion (77) 11_11 (74)


A STAR-CROSSED WONDERLAND (81) cover 72
The gun show (85) Just drive (80) The promise (82) Standing alone (80)
A star-crossed wasteland (83) Blazin' (82) The road (82)
Iron army (82) The last cowboy (79) World in flames (80)



THE DREAM (81) cover 52
Forever (81) All for you (82) Lost at sea (83) Mechanical love (80)
Her kiss (80) Into the light (79) You always believed (82)
The great divide (83) Violet skies (81) The dream (80)



BEAUTIFUL TRAGEDY (78) cover 67
Prayers (79) Beautiful tragedy (80) Ashes (79)
Daddy's falling angel (78) The legacy of odio (80)
This moment (77) Next life (78) He said eternity (76)
Circles (77) When the storm subsides (78)

Loach filmography/L'altra verità

 

Sceneggiatura 7: l'incapacità dello stato dinanzi a domande semplici, la necessità a volte impellente di giustizia privata, la disumanizzazione di ogni conflitto tra teste di bambini e auto esplose.
Scenografia 6: il solito finto Iraq giordano della periferia di Amman, ma delude Liverpool di un Mersey essenzialmente acquatico tra le sagome distanti degli edifici monumentali.
Cast 6: l'amore slavato di passioni focose trattenute per anni, data per assodata la nazionalità britannica degli attori pare inutile sperare in qualcosa di realistico oltre al tuffo suicida e alla telefonata strappalacrime.
Regia 6: Ken ripropone il ritmo narrativo dell'Agenda nascosta, la denuncia politica al centro dell'azione cinematografica, con ovvi effetti soporiferi di dialoghi scontati tra stuntmen e punizioni corporali recentemente vietate.