mercoledì 30 marzo 2022

94th Academy Awards/West Side Story

 

Sceneggiatura 6: la fedeltà è impressionante, è deludente una fedeltà impressionante a un testo sicuramente datato oppure è la sola soluzione per rendere opere ancorate al periodo di scrittura? Il dibattito sarà probabilmente eterno, e questo film non memorabile già dimenticato.
Scenografia 6,5: le epiche sfide delle gang del West Side newyorkese ai tempi di un amore proibito tra membri delle due comunità, per una favola molto hollywoodiana che ha nella resa al computer delle parti a cantiere (e non solo, vedi il vicolo della dichiarazione) un punto di forza coloristico.
Cast 6: le parti cantate non sono enfatizzate, anzi entrano quasi di soppiatto nel tessuto classico del dramma teatrale con durata da kolossal, oneste appena le interpretazioni di questa falsa gioventù degli anni '50.
Regia 6: Spielberg, lo sappiamo bene, ha regalato capolavori e delusioni incredibili, ma anche negli ultimi anni della carriera una pletora di film come questo, che a malapena si ricordano, abbastanza incolori, con una regia semplice che segue gli eventi senza troppe pretese artistiche.




martedì 29 marzo 2022

Letteratura contemporanea/Ermanno Accardi

 

Nei ritagli di un tempo sospeso, già dal bel titolo particolarmente evocativo (e refrattario alle mode che ultimamente impongono ai libri nomi brevissimi che non dicono nulla), ci fa pensare alla pandemia che forse ci stiamo lasciando alle spalle. Le riflessioni dell'autore partono in effetti proprio con una breve rievocazione della paura avuta durante la fase critica del primo lockdown. Ma poi se ne allontanano subito, perché non è questo il tempo di analizzare con calma tale fase storica tuttora in bilico; adesso è il momento di rispolverare la positività, nonostante le difficoltà di una società prigioniera degli stati ladri (o peggio) e di tanti, troppi sentimenti negativi. Accardi muove il suo pensiero a trecentosessanta gradi su tantissimi aspetti della società, da quelli politici a quelli caratteriali, senza la pretesa di voler pontificare ma solo con l'intento di trasmettere la sua gioia di vivere. Indispensabile per la ripresa. 
VOTO 8

94th Academy Awards/La fiera delle illusioni



Sceneggiatura 6: ora che il neo-noir è una tendenza diffusa della cinematografia mondiale, riscoprire testi degli anni '40 da riproporre fedelmente ci porta a percorrere tutta la classica parabola hollywoodiana al contrario.
Scenografia 7: sicuramente la parte più riuscita del film, dalla fotografia buia e coloristica tipica di altre pellicole dedicate al mondo dei luna-park sino alle location art déco disseminate tra Toronto, Oshawa e Buffalo. 
Cast 5,5: l'algidità sospetta di Cate Blanchett riflette principalmente il personaggio, ma a lasciare perplessi sono proprio le movenze dell'eroe Bradley Cooper, decisamente poco a suo agio in questo ruolo drammatico.
Regia 6: anche Del Toro senza la sua componente preferita (il soprannaturale) non rende come in altri film di successo, limitandosi al confezionamento, alla rifinitura, alla scena di raccordo senz'anima.

lunedì 28 marzo 2022

Letteratura contemporanea/Sullivan

 

Un caso di cronaca divenuto immediatamente caso letterario, grazie all'importanza della storia di cui si parla. La giornalista statunitense si muove su tre piani narrativi: le vicende originali, a cui è dedicata la maggior parte della stesura, l'indagine del team casi irrisolti (della quale vengono dati dettagli solo in termini di ipotesi) e infine le sue considerazioni personali contro ogni tipo di fascismi, particolarmente attuali, purtroppo relegate a qualche frase in between. Probabilmente migliorabile, asciugando la parte iniziale di cappello introduttivo e aggiungendo più particolari investigativi e commenti dell'autrice, ma in ogni caso un must read per tutti, per compenetrare a fondo la storia che ha commosso l'Europa intera. VOTO 7,5
 

mercoledì 9 marzo 2022

94th Academy Awards/Dune

 

Sceneggiatura 5: non entriamo nel merito della saga che affascinò anche il grande maestro Lynch, ma spezzare un film in due non è esattamente una tattica vincente dal punto di vista narrativo, per quanto lo sia, inevitabilmente, al botteghino.
Scenografia 6,5: alcune delle riprese più spettacolari sono state girate o montate con lo sfondo dello spettacolare deserto rosso del Wadi Rum, in Giordania.
Cast 5: il giovane protagonista sembra paralizzato nella sua mimica facciale assente, a simboleggiare la resa di un cast che non ha interpretato con grande pathos la storia del pianeta di sabbia.
Regia 5,5: sorvolando sulla qualità scadente del laser e del digitale, è solo a sprazzi che le tanto decantate capacità di Villeneuve emergono, magari in una scena ben concepita alla quale subito dopo segue la piattezza di una mezz'ora. La fantascienza merita di meglio. 




sabato 5 marzo 2022

94th Academy Awards/Drive my car

 

Sceneggiatura 7: contando che lo script viene da un racconto breve di Murakami, tre ore sembrano decisamente esagerate per la storia narrata, nella quale si impiantano un certo numero di trame accessorie che puntano sicuramente ad arricchire un testo, ma non necessariamente un film.
Scenografia 8: la bellezza della quotidianità nella periferia di Tokyo, nel ponte scenico di Hiroshima, nelle strade innevate di Hokkaido, tutte percorse dall'iconica vecchia Saab rossa.
Cast 8: strepitosa la maschera di professionalità un po' rassegnata dell'autore-scrittore di testi teatrali, così come la schizofrenia del giovane attore che ha fallito la sua carriera.
Regia 7: i ritmi sono fin troppo teatrali, in particolar modo nel lungo epilogo (i titoli di testa arrivano dopo più di mezz'ora) e nelle prove dello spettacolo, relegando per troppo tempo sullo sfondo il rapporto cardine tra l'autista e il protagonista, messaggio centrale della pellicola.



venerdì 4 marzo 2022

94th Academy Awards/Belfast

 

Sceneggiatura 8: una vicenda che attinge dall'autobiografia senza far perdere di significato al film, nel dramma sempre attuale delle divisioni inventate tra persone e comunità, un lieto fine come preambolo per la consacrazione hollywoodiana.
Scenografia 7: un volo d'uccello sugli impianti portuali attuali a introdurre, poi tutta la vicenda si svolge in un set ricostruito con buon realismo alla periferia di Londra, nei pressi di una scuola abbandonata utilizzata come location a sua volta.
Cast 7,5: il giovane protagonista della pellicola regala grande espressività alle situazioni di una vita quotidiana difficile, tentando con grande maturità di manifestare il suo diritto a un'esistenza normale.
Regia 8: all'uso iconico del bianco e nero il buon Branagh aggiunge il suo tocco personale di scene brevi con inquadrature sempre molto ben riuscite che trascinano il pubblico direttamente nel Nord Irlanda dei Troubles.

giovedì 3 marzo 2022

94th Academy Awards/Licorice Pizza

 

Sceneggiatura 7: una serie di avventure sgangherate movimentano (in parte) una classica storia da 'coming of age', dove a momenti di profondità se ne alternano altri espressi più convenzionalmente.
Scenografia 8: la San Fernando Valley degli anni '70, magnificamente resa da location ricreate e coloristicamente incendiate, dalla scuola media di Tarzana al ristorante di Encino, fino all'iconico isolato dei materassi ad acqua e dei flipper di Chatsworth.
Cast 7: la patina di grottesco che a ritroso definisce i Settanta sembra avere punti di contatto in ogni scuola di cinema, coinvolgendo in ruoli minori addirittura Penn, Waits e Cooper, nonostante le interpretazioni di buon livello dei due protagonisti principali.
Regia 7: Anderson sa rendere bene una certa sdrammatizzazione 'da dentro' della pellicola, esplicitata anche in un sapiente uso della cinepresa che a volte segue i protagonisti attraverso l'intimità di un vetro protettivo.




mercoledì 2 marzo 2022

94th Academy Awards/The worst person in the world

 

Sceneggiatura 9: pur non conoscendo i primi due episodi della trilogia di Oslo (che sicuramente recupererò), questo terzo film è una fotografia esemplare del fallimento di una generazione (la mia) che si è persa a crearsi problemi inesistenti, percependoli come reali, dalla paura di un figlio a quella di una relazione, vivendo il tempo come un unico lungo presente immutabile.
Scenografia 8: Oslo conquista e rapisce in quasi ogni scena, anche nelle carrellate di finestre vuote e abbandonate del drammatico finale, oltre ai percorsi dei tram tra le acque e le colline, le case di legno e quelle di ogni elegante capitale alberata.
Cast 8: una prestazione a dir poco magistrale per l'iconica attrice principale che sembra la reincarnazione di un'eroina di Rohmer, solidi anche i due partner partecipi che si alternano amorevolmente al suo fianco.
Regia 8,5: succede raramente di innamorarsi di un film alla prima scena (vedi foto sotto), e non sempre le promesse visive si mantegono in linea con le aspettative autosettatesi in un attimo al livello alto; in questo caso però urliamo al capolavoro, ben consapevoli delle capacità di Trier di variare le due ore di proiezione con episodi fantastici (la gente ferma) e grotteschi (il fumetto che prende vita) all'interno di un dramma tenero e toccante come pochi altri nella storia del cinema. 

94th Academy Awards/The Hand of God

 

Sceneggiatura 5: le (auto)biografie non sono per forza interessanti, dicono le case editrici, con buona parte di ragione, dato che anche i personaggi famosi a volte non hanno niente di diverso da raccontare di un'adolescenza, un trauma, una nuova vita da immaginare in una nuova città.
Scenografia 8,5: quadri di bellezza assoluta, a partire dal volo d'uccello iniziale su tutta Napoli, continuando con le balconate verdi di Vico Equense, la nobiltà dovuta della Galleria, il mistero notturno dei campi Flegrei, la movida spenta della piazetta di Capri.
Cast 6: al di là di Servillo che ormai recita se stesso e non i ruoli che riceve in dote, tutta la pellicola si regge sul bravo debuttante Filippo Scotti, contornato da personaggi di nessuno spicco narrativo né recitativo. 
Regia 6,5: alcune scene sono al limite della finzione conclamata (la fermata del bus, l'audizione per Fellini, la morte dei genitori), in un subbuglio visivo cui il regista ogni tanto pone rimedio piazzando fotografie geniali, dalle numerose quinte teatrali delle location sino alla famiglia in fila sulla panchina al processo per aver ridicolizzato la vicina. Un'opera, per chi scrive, compiuta a metà.




94th Academy Awards/King Richard

 

Sceneggiatura 6: soggetto originale liberamente ispirato a fatti realmente accaduti, ma che non convince, restando quasi sempre solo sulla carta, senza che l'empatia riesca mai a rendere reali le storie di tennis narrate.
Scenografia 6,5: Compton, città quartiere dell'immensa Los Angeles metropolitana, compare più volte nelle canoniche stradine di villette basse, mentre i vari campi da tennis sono quelli di Irvine (gli inizi), Burbank (il primo torneo vinto) e Claremont (gli allenamenti). 
Cast 6,5: Smith non sembra del tutto a suo agio, ingrassato e senza una verve comica, riuscendo però alla lunga a dare dignità al suo personaggio, troppo centrale rispetto all'introspezione nulla sulle future campionesse.
Regia 6: un regista poco più esordiente che però non osa praticamente mai, mettendo in scena una rappresentazione fin troppo lineare e canonica di questa gloriosa storia famigliare.