sabato 24 febbraio 2018

90th_Academy_Awards/Il filo nascosto



Sceneggiatura 6,5: citazionismo imperante o illusione cinefila, una trama ridotta all'osso che trascina per due ore di pellicola una relazione a 2+1 che fotografa l'insoddisfazione di coppie di ogni epoca, la promessa finale mutuata nell'happy end dal teatro shakespeariano.
Scenografia 6,5: Londra dai cabs delle evidenze più ovvie, il luogo dell'incontro di un amore raccontato, interni di lusso e la casa della granella avvelenata.
Cast 7: l'ultima apparizione del grande attore non delude di tic del mestiere e un dare per scontato del maschilismo eterno, espressiva la sofferenza non introspettiva della Krieps.
Regia 7,5: Anderson ha classe e mette la sua cinepresa al servizio della storia, vestiti verdi smeraldo e scogliere della Manica, primi piani espressivi e un confezionamento che mai come in questo caso sembra concepito da un sarto di alta moda.


90th_Academy_Awards/La forma dell'acqua



Sceneggiatura 7: la favola della metafora, il classico contemporaneo che si delinea già dalle prime riprese, il pathos che rimane al livello della finzione per un pastiche riuscito di generi.
Scenografia 7: la Toronto che impersonifica Baltimore of the 50's ha la sua funzione di apripista, scene collaterali di concessionarie auto e un interno dickensiano di vasche da bagno strappalacrime.
Cast 7,5: il mutismo e la maschera, la brutta e la bestia di uno spettacolo memorabile, cattivi e buoni nella giusta proporzione di pistole e linguaggio dei segni.
Regia 8: Del Toro non si può discutere in quanto a resa scenica, un must che ha vinto Venezia porta in dono due ore di ottimo cinema in un mondo disorientato che ha bisogno di messaggi positivi.

90th_Academy_Awards/Chiamami col tuo nome



Sceneggiatura 7: Ivory rilancia Aciman per il grande pubblico delle sale, l'impossibilità del perbenismo imperante nell'era Trump vale candidature all'idea più che alla realizzazione.
Scenografia 7: la parte migliore del film è paradossalmente proprio quella che più si distacca dal mantra della fedeltà al testo di partenza, scenari lombardi noti (Bergamo, Sirmione) e meno noti (Crema e campagna circostante) per una fotografia semplice ed efficace.
Cast 6,5: il giovane attore protagonista impersona bene l'età e i dubbi improvvisi, manca la convinzione di essere parte di un tutto nelle opache recitazioni che lo isolano.
Regia 6: tema che ha ancora bisogno di essere sdoganato uguale pallida resa di un regista che non osa, attenendosi al soggetto solo per quel che riguarda gli sviluppi esteriori di una storia d'amore assai più convincente sulla carta stampata.

mercoledì 21 febbraio 2018

90th_Academy_Awards/L'ora più buia



Sceneggiatura 7: 1940, la politica che paralizza le entità pomposamente inventate, la regola dell'interesse che si insinua nel dubbio legittimo tra la guerra giusta di Lica e la connivenza pacifica.
Scenografia 6,5: romanticismo da stereotipo in una ricostruzione al computer gentile, ombrelli e limousine, panchine e scrivanie, telegrammi e candele.
Cast 8: Oldman da 10, l'universal acclaim incontestabile per un ruolo perfetto, zoppicano alquanto per contro le comparse somiglianti dei tre 'cospiratori' Neville, Giorgio e Lord.
Regia 6,5: giusto equilibrio tra scene storiche di dialoghi che citano e momenti di riflessione personali sulla caducità dei destini terreni, esageratamente poco plausibile il lungo viaggio tra i patrioti populisti del Tube.

90th_Academy_Awards/Scappa



Sceneggiatura 7: la satira smodatamente voluta dell'ambito horrorifico, i quesiti che si pongono in maniera automatica, la commedia che racconta se stessa nel divertissement puro.
Scenografia 6: una strada e un rapimento, una villa e un party, una statale e un cervo investito, la fotografia che non incide sulla messinscena del grottesco.
Cast 7: la performance dell'isolato, lo stigma generazionale della sopravvivenza dei cervelli, le foto che svelano identità scomparse, la maschera del dubbio e della consapevolezza ha il volto di un Kaluuya perdente.
Regia 6: sorprendente nomination, l'esordio dietro la cinepresa sufficiente di fedeltà a un soggetto da popcorn per Halloween con tanto di mattanza finale citazionistica del genere.

giovedì 15 febbraio 2018

90th_Academy_Awards/Tre manifesti a Ebbing, Missouri



Sceneggiatura 7: storia profondamente americana, il sud e le sue eterne ossessioni sessiste, una giustizia che spara senza preavviso, la vendetta come pretesto per inseguire una vita.
Scenografia 7,5: Ebbing, Missouri, eternata da un titolo che porterà turismo cinefilo, resa estetica in ripetuti particolari e scorci da provincia statunitense.
Cast 7: due grandissimi e sottovalutati interpreti del cinema nordamericano, lo sceriffo suicida dai sensi di colpa esagerati e la madre coraggio di una discesa nel terrore consapevole.
Regia 7: grande confezionamento che non varrà statuette, una intro indimenticabile e un finale aperto, violenza e drammi quotidiani a intersecarsi come nella realtà.

lunedì 12 febbraio 2018

90th_Academy_Awards/The Post




Sceneggiatura 7,5: una storia da raccontare e proiettare in mondovisione nell'era cupissima della peggior democrazia americana, gli scandali che giustificano il potere e l'innato spirito del dovere combattivo nelle redazioni dell'epoca.
Scenografia 5: una Washington falsa come i grattacieli settantiani che non esistono a DC, una strada per un telefono pubblico e qualche Capitol mal posizionato a illudere.
Cast 8: l'abnegazione della Streep encomiabile in ruolo non difficile ma vissuto come sempre a 360 gradi, più misurata l'aderenza al ruolo dell'Hanks giornalista in chiave anti Trump.
Regia 6: Spielberg perde la capacità di raccontare con le immagini, come già in altre occasioni di una lunga carriera, il ritmo soporifiero risulta uno script passato in cinema come in un legal thriller qualunque della sterminata produzione hollywoodiana.


lunedì 5 febbraio 2018

90th_Academy_Awards/Dunkirk



Sceneggiatura 7: una storia nota (World War II) e meno nota (l'evacuazione, eccezione alla regola), secondo una linea narrativa tripartita che dà linfa alla storiografia del terzo millennio.
Scenografia 7: navi, aerei e spiagge della scomposizione del tempo e dello spazio, toni ocreggianti a patinare la contemporaneità agli eventi, case basse di piastrelle dei due lati della Manica.
Cast 6,5: nella coralità che tutto spegne non può ergersi un eroe solitario, troppe comparse di un unico magma recitante la spettacolarizzazione del dramma dell'odio.
Regia 8: mister Inception pesca dal suo patrimonio personale di inventiva per incanalare verso l'applauso una trama da sbadiglio prevenuto, il dilatarsi del continuum ormai l'espediente per definizione.

90th_Academy_Awards/Lady Bird



Sceneggiatura 6,5: l'eterno dilemma universale, la provincia opprimente della giovinezza o la città di una vita matura, prigionie religiose di scuole superiori modello.
Scenografia 6,5: Sacramento che sa sorpendere in alcuni brevi fotogrammi estetici, auto da guidare, sigarette da fumare, riviste porno da sfogliare all'ombra del 'Tower Bridge'.
Cast 7: un paio di nomination meritate che non vinceranno la statuetta dell'addio aeroportuale o della disnitossicazione alcolica in ospedale, ambienti ben ricreati di un decennio fa.
Regia 6,5: regista con la a finale che seglie un approccio cronologicamente classico di scelte da fare alla fine della pellicola, sentimenti tirati a lucido senza patetismi stellastriscianti.