giovedì 30 aprile 2015

Letteratura classica/Multatuli


Opportuno ricordare che siamo nel 1860, e lo stile pomposamente descrittivo di buona parte dell'opera si deve all'eredità del Balzac meno brillante, pagine e pagine di registrazioni e affari di una casa d'aste olandese. La struttura quadripartita all'alba degli smembramenti dell'io avanza il jolly dello pseudonimo e degli alter ego multipli, più parabole classicamente intese a emergere dalla narrazione dei soprusi coloniali. Importante per la storia, non essenziale per la letteratura. VOTO 6,5


mercoledì 29 aprile 2015

Cinema americano/Eat, Pray, Love























Sceneggiatura 6: bestseller, tripartizione, temi di attualità contingente e sempiterna, i flash-back non propriamente sistematici finalizzati all'evoluzione di un'interiorità perduta.
Scenografia 6,5: location di validità arcinota, tra i ristoranti delle Botteghe Oscure e i panni stesi della Forcella, sandali di templi indiani, le terrazze verdi dell'isola promessa.
Cast 5,5: il contributo della star hollywoodiana che centralizza su di se la pellicola deludente, plasticosa come in altri ruoli passati di un contrasto esistenziale solo abbozzato.
Regia 5: prestato al cinema dalle serie TV, il cinquantenne dietro la cinepresa sfoggia un paesaggismo agevolato, assenza presenza nei lunghi piani dialogati.


domenica 26 aprile 2015

Cinema italiano/Incontro d'amore



Sceneggiatura 5: tentativo, il mix di softcore (lasciato a triviali scene da camera) e intrigo (con il giallo risolto in partenza) mal riuscito in entrambe le componenti.
Scenografia 6: tetti di Roma in zona Eur, poi le arcinote 'staples' dell'isola buddista tra onde in lontananza, pareti verdi terrazzate e templi verticali di batik e fotocamere old style. 
Cast 5,5: sensuale e a volte decollata, Laura Antonelli impregna di sottile desiderio una pellicola sprecata, peccato l'aura di razzismo mistico che scarta le bellezze locali.
Regia 5,5: versione originale, il Liberatore fa grande uso dello zoom, ad avvicinare esotismi ed erotismi, manca una prospettiva realistica al mistero dilapidato dal sangue fiottante del 1970.

sabato 25 aprile 2015

Horrorland/Kuntilanak



Sceneggiatura 6: nulla di diverso dal cliché abusatissimo dell'horror asiatico, il fantasma-demone, una casa infestata, un gruppo di giovani amici in difficoltà.
Scenografia 6: North Jakarta di motel e vecchie dimore in legno, auto piovute dai 70's americani, il buio come costante imprescindibile (di budget all'osso e albe di riprese).
Cast 6: è sempre un'immagine distorta nella sua propensione filo-occidentale quella che emerge dalle pellicole di genere, i visi candidamente splendidi delle protagoniste femminili.
Regia 6: Rizal Mantovani, una garanzia di due sequel ed esperienza pregressa, la paura (se così la si vuol chiamare) si concentra come sempre negli ultimi pirotecnici 20 minuti.

venerdì 24 aprile 2015

Cinema giapponese/Furyo



Sceneggiatura 7,5: scontro tra culture monopoliste, l'omosessualità centrale nelle dichiarazioni sottintese, il rifiuto della diversità in armi, scambi di auguri o passioni represse.
Scenografia 7: spazio senza tempo come in altre pellicole sospese nel limbo di una guerra disumana, le angherie del campo di prigionia, la terra dell'esecuzione, il flash-back della verde Inghilterra.
Cast 7,5: Takeshi Kitano in un ruolo impegnativo di esordi comici messi da parte, bella ed espressiva la maschera glaciale del Bowie, Sakamoto e l'harakiri, Conti e la mediazione. 
Regia 8: fantastico testamento anticipato oshimiano, la lentezza del cambio di scena del teatro nipponico, le pedine che si muovono su un terreno già deciso dal fato ineluttabile.

domenica 19 aprile 2015

Cinema americano/Krakatoa




Sceneggiatura 6: il kolossal e il 1969, la percezione ingenua della natura selvaggia, i teatrini di cartapesta esoticamente figurata a contornare personaggi dai comportamenti prevedibili, un disaster movie comunque riuscito.
Scenografia 6: fondali disegnati di missioni cristiane alquanto datate per concetto e architettura, voli d'uccello negli studi di Cinecittà, gli effetti speciali dell'epoca nell'eruzione pirotecnica.
Cast 6,5: un cartellone principesco di nobili italiani, marinai coraggiosi, dame altere dell'alta società e qualche errata concessione geografica (in aggiunta al macroscopico granchio nel titolo) alle etnie asiatiche dal filippino al cinese.
Regia 6,5: schermo diviso in un'intro ipnotica, tempi da mare in calma piatta tra ammutinamenti, bevute e balli di gala, l'avventuroso finale a compendiare il classicismo nemmeno troppo manieristico dell'oriente immaginato.


venerdì 17 aprile 2015

Cinema australiano/Un anno vissuto pericolosamente



Sceneggiatura 7: pagine come tomi di storia indonesiana primordiale, nel brodo dei colpi di stato si annidano passioni d'amore e altalenanti successi giornalistici.
Scenografia 6: Filippine notturne che prestano il fianco a edifici razionalisti bianchi e porti di imbarcazioni tradizionali, il poco noto della Batavia jakartese dell'epoca.
Cast 6,5: giovanissimo Gibson, fumatore di paludi asiatiche sui generis ad alberi come silhouettes e carretti di congestioni del traffico ante-litteram, magnetica di una carriera intera la Weaver.
Regia 6,5: un nome DOC di una carriera costruita sugli episodi fortunati, il weirismo imperante dei primi anni '80 a imporre pause di interni occidentali a esterni tumultuosi solo sulla carta. 

giovedì 16 aprile 2015

87th Academy Awards/Mauritania



Sceneggiatura 8: nell'era degli albori dell'ISIS e delle sue mille emanazioni fondamentaliste, un villaggio del deserto e la sua vita quotidiana per sempre compromessa.
Scenografia 8: dune di gazzelle che fuggono agli spari, greti di vacche trafitte per una pesca, piazze sterrate di lapidazioni per coppie non sposate, carceri affollate di tribunali approssimativi.
Cast 6,5: recitazione in larga misura basata sull'autocitazione, il francese degli islamisti di mestiere un ulteriore elemento traballante, la fuga della bambina l'apice della messa in scena.
Regia 7: due visioni dell'Islam contrapposte in dialoghi lenti lontani dagli schemi mentali occidentali, immagini nitide della follia collettiva di partite a calcio senza il pallone.


mercoledì 15 aprile 2015

87th Academy Awards/Selma




Sceneggiatura 7,5: diritti civili e storiografia autocelebrativa statunitense, estratti di discorsi e personaggi storici senza esagerazioni positive o negative, l'equilibrio del politically correct.
Scenografia 8: le marce estratte dai libri di storia per occupare magnificamente gli scenari luccicanti dei sixties cinematografici, il ricordo apprezzabile di persone che entrano in scena in massa.
Cast 7: la parte scomoda per l'ottimo Tim Roth, la saggezza popolare di Martin Luther King, la deriva islamista antelitteram di Malcolm X nel confronto con il mestiere televisivo della Ejogo.
Regia 7: fantastica coralità estetica in scene memorabili, qualche pecca di forma nelle lunghe parti discorsive tipiche della filmografia di genere Made in Hollywood.


martedì 14 aprile 2015

87th Academy Awards/Whiplash



Sceneggiatura 6: il solito canovaccio hollywoodiano abilmente mascherato da cinema indipendente, dai successi iniziali a quelli finali passando per le difficoltà centrali. 
Scenografia 7: luci della megalopoli notturna, i tentacoli losangelini di giardini verdi senza steccati e interni magnificenti di una cultura musicale non indifferente. 
Cast 6,5: le smorfie del maestro mentore nemico JK Simmons non inquadrano nello spessore il personaggio, più semplice il compito del giovane Teller affamato di gloria.
Regia 7: semi-esordiente dalle idee chiare, tecniche di tensione in plot indirizzati, particolari da cogliere, lo spazio lasciato alla musica jazz adeguato e coinvolgente.

domenica 12 aprile 2015

87th Academy Awards/Russia




Sceneggiatura 8: un mondo dominato dalla corruzione, l'ipocrisia dei sermoni religiosi, il ruolo debole dell'amicizia di facciata, i difficili rapporti coniugali e parentali.
Scenografia 8: fantastica location che da sola accomoda il film nei binari estetici dell'intro e dell'outro speculari, rocce selvagge dell'oblast di Murmansk.
Cast 6,5: il lato meno stabile della costruzione, la disperazione rassegnata pari all'infanzia rovinata, più sui generis l'amore impossibile e le varie facce di un male imperante.
Regia 7: ore di pathos russo col contagocce, dialoghi di ficcante dispersività, momenti colti (la ruspa che distrugge la splendida veranda), momenti persi (il suicidio alle scogliere).