mercoledì 28 maggio 2014

Cinema francese/Solstizio d'estate

 
 
Sceneggiatura 7,5: straordinaria capacità di cucire una storia interessante dalla semplicità di un evento di tutti i giorni, circolarità apparente ed evoluzione lenta permanente. Alle soglie del capolavoro.
Scenografia 7: Hanoi e Halong bay, meravigliose, si intravedono appena di sguardi affascinati, il perno della storia la stanza della commemorazione della defunta in una casa vietnamita tipo.
Cast 7: tre sorelle diversissime per contratto cinematografico, la resa è simile in una veridicità quasi ovvia di scene vissute in tutta una vita, come spesso accade nei film orientali non è sempre allo stesso livello la recitazione 'maschile'.
Regia 8: al terzo tentativo si affina uno stile in crescendo, che porta deliziosi fotogrammi di vita quotidiana colorata d'Asia a unirsi in un'opera delicata nella sua unicità poetica.
 
 

martedì 27 maggio 2014

Cinema americano/Apocalypse Now Redux



Sceneggiatura 8,5: un incredibile viaggio metaforico nell'abisso della psiche umana, liberamente ispirato a capolavori conradiani acclamati, la guerra del Vietnam un contesto temporale adeguato.
Scenografia 8: vegetazione rigogliosa nel cuore delle Filippine, finti templi cambogiani di cadaveri appesi, piantagioni 'indocinesi' di edifici coloniali, bandiere del Sud Vietnam appese a edifici pubblici introduttivi.
Cast 7,5: Sheen accelera e rallenta il proprio battito cardiaco conformemente alle azioni descritte, il mito Marlon in ombra per non mostrare il ventre ingrossato, l'oniricità di fondo lampante.
Regia 8: la cavalcata delle Valchirie con gli elicotteri nettamente superiori a infliggere perdite minime, lo show delle conigliette di Playboy su una piattaforma danzereccia, su tutto la memorabile scena dei pensieri iniziali presaghi di morte perfettamente accompagnata da The End. Capolavoro assoluto.



domenica 25 maggio 2014

Cinema cinese/Les filles du botaniste



Sceneggiatura 7: la libertà di amare in tempi e luoghi anni indietro rispetto alla contemporaneità dei costumi, il tema dell'amore 'lesbico' sviscerato senza retorica attraverso una passione vera, finali due volte drammatici di un futuro che non deve ignorare il presente.
Scenografia 7: splendida fotografia che sciorina immagini nitide di isole al largo del mar della Cina, laghi di Hanoi, orfanotrofi di ideogrammi disegnati in gesso, una lussureggiante e lussuriosa villa immersa nella vegetazione tropicale.
Cast 7: beffardo e ammaliante lo sguardo della franco-cinesina poi passata alla storia per ruoli horror, anche l'appassionata amante 'autoctona' convince di una falsa timidezza in messinscene ovvie.
Regia 7: un regista della Repubblica Popolare per una produzione franco-canadese che si attesa tra le cime della filmografia di genere (ormai nutrita, n.d.i.) per l'alternanza sapiente di scene erotiche coinvolgenti e descrizione paesaggistica di un ambiente ostile.

venerdì 23 maggio 2014

Letteratura contemporanea/Duong

 
Invertendo i parametri il risultato non cambia se non per alcune differenze culturali: la guerra del Vietnam raccontata dai nord vietnamiti vede pochissimi americani e nessun sud vietnamita all'appello, narra di diserzioni e crimini di guerra dall'altra parte, sullo sfondo dei ricordi progressivamente sgretolantisi di una vita famigliare prima del grande evento. Sottile ma ficcante la critica al regime che valse la proibizione sul mercato interno. VOTO 7,5

martedì 20 maggio 2014

Cinema americano/Il cacciatore

 
 
Sceneggiatura 6: il dramma della guerra indirettemente, la follia dei reduci, l'apatia delle amicizie, la domanda universale quasi scontata in uno svolgimento prolisso e ridondante.
Scenografia 7: splendide atmosfere russoamericane di freddo nelle viscere e lontane escursioni geografiche, la Thailandia vietnamita a rispondere di un'estetica ormai codificata a foreste e fango.
Cast 6: interpretazioni strillate di recite modeste, l'esordio della grande attrice sullo sfondo, la smorfia poco consona del nudista barbuto, gli occhi di ghiaccio della sconfitta vitrei di melodramma.
Regia 6,5: tre atti per tre ore onestamente eccessive, il Vietnam contorno centrale di dipendenze varie, pretesti culturali anticimino di poche basi, scene eleganti un po' fini a se stesse (notbaly il lungo matrimonio o le reiterate roulette russe).
 

lunedì 19 maggio 2014

Cinema francese/Cyclo

 
 
Sceneggiatura 6/7: ciclicità di un soggetto che mostra da vicino le profonde ferite inflitte alla società urbana vietnamita da un conflitto eterno, la legge del più forte e l'obbligo della sottomissione per la sopravvivenza.
Scenografia 7: dettagli architettonici sporchi e sciupati di un'ex Saigon di strade trafficate e mercati notturni della frutta, bettole di prostituzione e albe di discoteche occidentali.
Cast 7: la partecipazione elevata alle vicende ricalca situazioni di vita vissuta quotidiana, il permesso di filmare a trascinarsi comparse nel vero ruolo di riscionisti e clienti. 
Regia 6,5: toni taglienti da denuncia sociale, il rigetto della lenta purezza stilistica della Papaya verde in una poliedricità registica in fieri, l'anima metropolitana di una voragine.
 
 

venerdì 16 maggio 2014

Cinema francese/Il profumo della papaya verde

 
 
Sceneggiatura 6: bipartizione ostica di storie da raccontare, il trait-d'union troppo flebile di scambi di ruoli e postazioni da difendere, un innamoramento contro società con un lontano preambolo di umile crescita.
Scenografia 6: materiali originali per un set semplice ma discretamente ricostruito di cancellate e pareti in legno, vassoi di colazioni alle verdure e oggettistica preziosa da coprifuoco.
Cast 7: il sorriso innocente della bimba della prima metà della pellicola la miglior firma per una pellicola che conta anche sull'intimismo evidente dei propri non-protagonisti.
Regia 6,5: il regista al debutto sceglie di ricreare un mondo lontano nel tempo e nello spazio, la conoscenza delle abitudini dilatata con sapiente lentezza a colpi di musica tradizionale dal vago sentore horror.
 
 

giovedì 15 maggio 2014

Cinema americano/Platoon

 
 
Sceneggiatura 7: un concentrato di esperienza autobiografica, tra la droga e l'alcol del capodanno americano e l'odio represso gettato tra uccisioni e stupri senza un domani. Paradigma sulla guerra del Vietnam.
Scenografia 8: liane filippine di poca luce e lampi esplosivi, radure di imboscate, villaggi di capanne a 'non la' per veri vietnamiti, panoramiche a volo d'uccello scolpite nella memoria collettiva.
Cast 7: i titoli di coda didascalici da commedia americana rivelano l'anima corale di un gruppo che agisce in quanto tale, la libertà di pensiero del singolo soffocata dall'inferno della ragione.
Regia 7: l'alchimia del reduce rende la messinscena assai realistica, al di là dell'assurdo di una lotta a telefonate senza quartiere tra foreste, violenza psicologica reale sul subconscio dello spettatore.
 

mercoledì 14 maggio 2014

Letteratura classica/Duras

 
Grandi digressioni continue a salti temporali anche di persona narrante (dall'io alla terza), tra un mondo di ricordi più vicini e altri più lontani, il colonialismo dell'Indocina vissuto da poche pennellate esteriori di conformismo indigeno e inadeguatezza occupante. Il complesso e conflittuale rapporto con la madre (e con i fratelli) a interrompere il filo narrativo della placida relazione amorosa con l'amante della Cina del Nord, un lesbismo di fondo teatro in un collegio sottonarrato. VOTO 7,5
 

martedì 13 maggio 2014

Cinema francese/Un barrage contre le Pacifique

 
 
Sceneggiatura 6: fedele rilettura del romanzo durasiano, con i medesimi echi di opere probabilmente più meritoriamente note, il dramma lento di un colonialismo con i suoi martiri.
Scenografia 8: fotografia sublime di dettagli in primo piano e colori forti, la location della maggior parte delle riprese fa sognare a più riprese diurne e notturne le spiagge cambogiane.
Cast 5,5: la Huppert staticamente aderente a un personaggio di cui si intravede appena la combattività congenita, l'occasione propizia del debutto non magnifica la Bergès-Frisbey.
Regia 5,5: la cinepresa lenta del cambogiano poi candidato all'Oscar, i Khmer rossi fuori dall'orizzonte, un'aderenza ai ritmi compassati della vicenda esageratamente soffocante.
 

lunedì 12 maggio 2014

Cinema americano/We were soldiers



Sceneggiatura 6: buonismo da parata di un realismo a parole bifronte, lettere incisive di un'alba del New England, elicotteri che impongono con scarsa verve la superiorità meccanica delle forze in campo.
Scenografia 6,5: villette di martiri insensati (con famiglia), un Vietnam statunitense di comodo di greti fluviali e foreste non certamente tropicali, la rigogliosità della vegetazione a coprire le differenze di latitudine.
Cast 6,5: la Stowe una sensuale madre coraggio ultraquarantenne che ben incarna l'anima 'home' del film, l'away declinata come da copione dall'eroe precocemente invecchiato (non qui, n.d.b.).
Regia 6: Wallace che Hollywood ha fatto regista, la veridicità delle scene di guerra sufficiente a tenere l'interesse per una battaglia campale, le luci della notte più congeniali dell'afa diurna.