Sceneggiatura 5,5: riproporre Dickens nel ventunesimo secolo, Harwood si tiene a galla tra la crudezza e l'intrattenimento, senza rischiare, elementi romantici limati, eventi e condizioni vitali drammatiche attenuate, persino una fugace ombra potteriana a sfiorare sporadicamente la vicenda, il manierismo nella negazione a priori di altre chiavi di lettura.
Scenografia 6,5: gli stupidamente contestati studios boemi di Barrandov, scenari finti di vera finzione, anneriti dalle polveri sottili della rivoluzione industriale.
Cast 6: l'acclamata prova di Kingsley è piuttosto scolastica, più teatralmente vittoriane le performance dei giovani Eden (Artful Dodger) e Clark (Twist).
Regìa 6,5: fatta subito salva l'idea piuttosto fedele di riproduzione letteraria, Polanski si accomoda dietro la cinepresa con l'unico intento di curare la fotografia e l'illuminazione, filmando con uno stile iperclassico che sottolinea il conformismo presunto della vicenda, qualche coreografia riuscita per una prova sufficientemente anonima da non poter essere definita nè lezione di cinema nè prova incipiente di declino senile.
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