lunedì 30 novembre 2015

68th Cannes Film Festival/Mia madre



Sceneggiatura 6: pessimismo autoindotto tra inevitabili traguardi fisiologici e momenti dedicati all'analisi a ritroso, il senso di vuoto che pervade la pellicola non si supera nella catarsi finale solo auspicata dagli autori.
Scenografia 6: scene di finta recitazione in una Cinecittà ferale, passeggiate metacinematiche nelle vie acciottolate del passato, stanze e letti d'ospedali dalle recite inevitabilmente tristi.
Cast 6: la riflessione della protagonista è quasi ovvia ma rimane a un livello abbozzato, il samaritano buonista morettiano tira un po' la corda dell'ennesima sua interpretazione.
Regia 6,5: scene di quotidianità che rimangono, nel film e nella vita di tutti noi, le svolte che incedono imperturbabili nella tranquillità inutile del circondario.

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