domenica 6 ottobre 2019

Flags/Botswana & Namibia

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DIAMANTI & DESERTI

Enzo ha truccato i bilanci. Eppure aspetta tranquillo al gate, primo a entrare nella business class degli Emirati Arabi. E la coppia dei litigi e dei silenzi, sarà partita o sarà tornata al parcheggio? I ragazzetti vanno a Beijing, e qualcuno a 46 anni suonati vede per la prima volta da dentro l'astronave A380. Colazione? Il secondo volo è inospitale, e la stanchezza delle poltrone poco reclinabili è una economy class di chi noleggia un GPS che vale in tutti i paesi circostanti. Zimbabwe, we are not going there. Is it allowed? I had requested a Renault Kwid! Che quella definizione di mini-SUV ci aveva tranquillizzati a lungo, nei mesi in cui tutto ciò sembrava solo un sogno remoto. Ma poi questo racconto uscirà come bonus track nel libro? C'è persino un furgone parcheggiato davanti, che qualcuno ha sempre fretta, anche in condizioni precarie, di quattro corsie supertrafficate nel mattino lavorativo, di sorpassi da entrambe le parti, di pedaggi non pagati, di sovrappassi minerari a profusione. E sembra proprio di essere tornati a casa, chiarissime ed immediate le reminescenze di Under (South) African Skies, dalla targa del Gauteng ai pretoriani con la sirena, da Steers e Debonairs Pizza allo stop in cui passa chi arriva primo, passando naturalmente per l'amato codice dello yellow line driving. E anche il confine di stato, la tensione del successful arrivato con un po' di ritardo, i passaporti da timbrare e la tassa automobilistica da pagare, non staremo mica raccontando di nuovo lo stesso viaggio? Però, quanto è rovinato questo sedile! Non è la nostra macchina! Sarebbe meglio usare auto per uniformità di linguaggio. Ma come, non avete visto le lucine? No, di là da un cancello vegliato da zebre araldiche c'è un tratto di 100 metri da percorrere contromano, c'è un rilassante viale a due corsie che marcia breve verso la consapevolezza letteraria di Precious Ramotswe, lo sguardo che si perde un po' troppo a cercare l'insegna assente della Speedy Motors. Tlokweng, Botswana, la somiglianza con l'immaginario è più che reale. Once beyond reality, everything becomes clear. Gaborone strega, a sorpresa, creatura degli anni '60 di quando ancora la capitale era oltre confine. Ma il fascino è contemporaneo di spazi ancora vuoti da riempire di vetro e acciaio nel New Business District, di un Friday evening già popolato di gente di varia estrazione etnica nei bar e nei ristoranti, il topo d'albergo e i suoi saliscendi d'emergenza, gli ultimi scatti gloriosi della P900 ferita mortalmente nel Delta del Danubio. Allora brindiamo, il progetto è stato messo in pausa. E il reddito pro capite, si vede subito che è alto. C'è chi ama particolarmente la bandiera locale, di un bel celeste a rappresentare la Pula che non arriva mai, dry, dry (cit.). E c'è chi visita il monumento ai tre capi tribù, attrazione di un nuovo mondo senza frontiere designate da altri. Il benvenuto del fotografo accessorio è un pub che rende omaggio al bush onnipresente, le mance dei camerieri schierati, le tende africane di birra dall'etichetta nera. Procediamo a piedi, velocemente, su svincoli di tangenziali rese romantiche dagli alberi solitari, dai binari della ferrovia, dagli ultimi raggi di una palla rossa che scompare all'orizzonte; un favoloso Pinotage appagherà la nostra conquista, sbagliando i piani a cui sono destinati padre e figlio, il runner freddoloso, la donna d'affari. Gabs is Gabs! E alla colazione c'è una nazionale femminile giovanile delle Seychelles, manca invece il caffé dei thermos premurosi del navigatore. Aree di servizio UltraCity? Esattamente. Passiamo una prima volta il Tropico del Capricorno tra le foto ricordo di compostezza autocotona (la seconda volta ci saranno degli esaltati arrampicati ai cartelli), si dorme e non è facile invertire la marcia sulla trafficata autostrada principale del paese, la miniera è securizzata e l'ingresso non è consentito ai turisti, i colorati bar africani puntellano i piccoli insediamenti lungo i 400km accompagnati da una radio rock fenomenale. Francistown, è pallino, tra un Barcelos e un Engen campa mezz'ora di sparizioni e zaini da chiudere, la carne secca del lunch on the road che ci ha inghiottito nuovamente, o per la prima volta. Alberi e arbusti sono i  nuovi compagni di viaggio, la siccità dei fiumi spaventosa, l'approdo al Bird Sanctuary la delusione non annunciata del 'there's nothing to see'. Ma Nata sorprende, e se il pellicano ha palme che devono crescere ancora un po', il safari delle pecore germaniche trova un secondo van in partenza, l'aria calda del tramonto imminente, l'aria fredda dell'escursione termica nel deserto. L'unica cosa che ho odiato è stato l'ordine alfabetico. Non credo che faranno un'edizione tanto curata. E qui, gli animali cominciano a uscire dai desideri e a manifestarsi sul palcoscenico delle salty pans, a profusione, nel mix sempre assai peculiare di mucche, capre e cavalli con impala, zebre e gnu. E struzzi, ovunque. Gli ippopotami non sono andati a bere al ruscello, e le stelle si vedono proprio bene con l'app dedicata. Da un cestino a un centro assistenza, il passo è breve. Ma il mercato parallelo farà altri scherzi? Danze africane, buffet, un Baronne che non entusiasma i portatori di vestiti tradizionali, il seswaa premio alle radici di una felicità solo in parte velata dall'assenza del piccolo gioiello, le ore di scuola in contemporanea con i compagni, i 20mila passi dei nonni supplenti. Alla fine tailor-made vince sempre, e se le condizioni del manto stradale fino a Gweta sono precarie, il safari fai-da-te dello Nxai Pans avvince ed entusiasma, non ci sono cartelloni pubblicitari, la fauna selvatica è reale ai bordi della strada, senza fastidiosi game reserve cui sottostare, solo un'auto, una mezzeria dove attraversano gli animali nazionali (non a pois), alberi dove si riparano gli elefanti, frasche mangiate dai colli curiosi delle giraffe. E iene, sciacalli, orici, e tanti altri piccoli animali cui la nostra ignoranza non sa dare un nome. Gotha ci snobba, questo non è (esattamente) un viaggio di nozze. Ma quindi, il libro non vi è piaciuto? Forse era troppo lungo e noioso. Due anni di sfruttamento dei diritti, chissà. Maun è la base di fotografi israeliani, il verde in città che sorprende per abbinamento con le strade laterali polverose di capanne per lavoratori delle fabbriche dove bisogna rallentare (e qualche volta registrare le proprie impronte in una pozza d'acqua), un Nando's sempre amato che non sa veramente virare veg, che MySaladLove deve essere ancora inventato. E pregiudizi. Colori di insegne. Il volo sul Delta progettato, abbandonato, accarezzato, dimenticato. Oggi non vediamo niente. Così sembra, anche a D'kar il Kuru Project ha i cancelli chiusi, e qualcuno vede un parcheggio nella sabbia. Dove vai? Scattare una foto, avrei dovuto. Sei bambini scalzi e una spinta generosa, i pula non si possono dividere tra tutti i partecipanti. A United Kingdom, l'avete visto? Stasera alla RAI c'è il film per voi. Ma quando li pulisci quegli occhiali? 'Your room is the tent'. 'It's in the campsite, 1 km from here'. 'Take the road on the right'. 'Please help me, I am blocked with my car in the sand'. 'I am going to call someone, that person is a customer' 'Oh sorry sir'. 'One more time?' 'Impossible to reach that place'. 'We are here to rescue you'. Ma pensa se deve tagliare la fune con un coltellaccio. 'These are the guys I told you about, the ones with the very nice Nissan Micra'. E un libro da leggere vale un prezioso nap a bordo piscina, gli svizzeri muoiono felici? Il tramonto di Ghanzi è il Kalahari all'acqua di rose, il branco di antilopi che popolano la pozza artificiale dei tir che hanno smosso il lavoro della polizia, riflessioni condivise via Wi-Fi con i follower muti e commentanti, i drink al frutto della passione da ingollare, i viaggi in Europa di sogni che sono sempre invertiti. 'What do you suggest me? Spain or Greece?' Lui, lui, lui. Non mi interessano le bestie. Vediamo proprio poco del Botswana. E il cheetah è quello di chi scrive sempre le stesse cose, i confini tagliati con il righello la prova evidente della follia della mente che creò questi mostri moderni. Siamo di nuovo a registrare il veicolo, non fotografiamo che già lo spazio di parcheggio è piccolo, e la tolleranza per la corruzione è zero in Namibia. C'erano una volta quattro ragazzi che decisero di fare un viaggio dall'altra parte del mondo. Ahahahah! Quest'anno mi regalo anche un viaggio importante. Un filo meglio. Le strade ripartono, i saliscendi della TransKalahari Highway, Gobabis che appare come un miraggio e che per una volta sembra voler dare ragione a coloro che credono agli stati, così diversa e colorata, con le sue chiese di foggia olandese e germanica, perfino una tangenziale che la povertà è relativa in questo angolo fortunato d'Africa, nonostante l'apparizione delle prime townships di baracche in lamiera. C'è anche il 'batran' che fa la nostra stessa strada, he has to catch a plane in Widhoek this afternoon, lasciò persino il resto di mancia nel gabbiotto. E il documento ce l'aveva, che presunzione mi fumavo. Ma alla torre di controllo non si vede nessuno in lontananza, la radio parla improvvisamente in tedesco, i babbuini ai lati della carreggiata pattugliano gli insediamenti-ghetto di villette tutte uguali, alcuni davvero troppo fuori città. E le rocce fanno Los Angeles, anche per chi ancora non ha visto l'originale dal vivo, Klein Windhoek ha già fatto innamorare a prima vista, le curve collinari, le palme e le jacarande, le concessionarie auto, le ville con giardino, i castelli pomposi della collina del lusso. Il percorso era giusto, i bambini in uniforme escono da scuola, e noi aspettiamo che sia tempo di fare il check-in ai piani bassi dell'ereditiera americana, la vista su un parcheggio in costruzione dove le donne San a seno nudo vendono i prodotti dell'artigianato locale. Come si pronuncia esattamente il nome di questa città non lo capiremo mai, le targhe sono sempre gialle con cifre nere, 'I am sure they accept all the local currencies', quest'Africa è così espressiva da far girare la testa, e qualcuno ha portato a casa un'altra stella. L'industria del diamante ribadisce: no pictures all around this building. Il rosone impomatato della cattedrale neogotica è come una pennellata di gioia tra peccati che si cominciano a discriminare, il ritaglio da perfezionare, il riflesso sessantiano, il dialogo in strada tra fiumane di giovani che prelevano tutti ad ATM differenti, la prima birra al tavolo del solito esploratore d'annata, una guida che decanta le possibilità limitate del menù da comitiva inevitabilmente ex West and East. Il tunnel del casinò e l'ascensore a vista che anche qui manca l'accappatoio, ma l'anticipo vale l'angolo migliore, 'I am happy if my customers are enjoying their time', il tramonto urbano dei sogni, un taxi da chiamare via Whatsapp per la mancia in rand di un Rosé tra le insalate di selvaggina affumicata. Penso che sia sicuramente interessante. C'è molto lavoro da fare. Certo. A Katutura i ragazzi in cerchio si fanno un selfie, poi via a cercare un passaggio sull'autostrada degli insediamenti industriali nord, e il nostro viaggio namibiano assume piano piano i contorni dell'avventura, che ad Okahandija il pieno di benzina e carne secca regala un lavaggio del vetro preparatorio, a Karibib una deviazione ci porta a fare la conoscenza delle unpaved roads, e ad Usakos la gentilezza di un 'anything' è quella che setta gli pneumatici alla pressione da deserto (1.8). E tutti di corsa verso le montagne! Che l'impatto è tutto tranne che promettente, e lo Spitzkoppe è attrazione per chi conosce tutto tranne le città. Ma verso la Costa degli Scheletri, vi state dirigendo? Nadavoda. Eppure la statale è sorprendentemente asfaltata, che anche la Garmin manda la macchinetta a sbandare su terreni ignoti, e nel deserto del Damaraland la sabbia trasforma il cielo in un turbinio di nubi basse e vento per pescatori ricreativi, le miglia lungo il percorso a ritmo sostenuto sono dune di un'apparizione improvvisa di case colorate per gli operai del 'tar' universale. Swakopmund, quanto fermento. Swakopmund, avremo imparato il tuo nome? Swakopmund, la deviazione non è per noi che planiamo in pieno centro 'storico'. E certamente questa non è provincia germanica. Sembra New Zealand, tutto così ordinato, così pulito, qualche testimonianza art nouveau in un contesto moderno. E quella chiesa, sì, devo capitolare, sembra Austria. Ci hanno conteggiato due notti di parcheggio, buonanotte trottinetta, domani sarà il tuo giorno. Io di qui non me ne vado senza colazione. 'You can now check in.' Il Mole non è il Jetty, ma offre uccelli intagliati in legno e reali, con una minima maggiorazione per vedere come lavorano gli artisti. E la birreria è sublimazione di pescherecci che ritornano nella bufera tranquilla, one hundred and ten and one beyond. Semitimido, come hai potuto fare senza zoom? Il Braai è meglio nella sua versione classica, i doganieri saranno soddisfatti, e il battesimo precoce può essere fuorviante, quando arrivino Checkers di piastrelle colorate in ogni dove e ristoranti fully booked, degustazioni a caraffe di vini sempre piacevoli, bianchi troppo virati alla mela per il gusto della Regina delle Dune, e rossi da rivalutare alla grande per il didascalico Mago degli Sterrati. E un tavolo vicino ai tre colleghi che devono mandare una mail importante. Un filo sovrappeso. The point is, if you write important things each and every day, how could you pay for being published? E le ostriche arrivano al loro capitolo definitivo, riabilitate in versione classica e sperimentate in versione gratinata, il rafano dei tetti colorati nasconde un accenno di rimpianto per i boccali alla bavarese, in attesa del ritorno della cultura divina. Così nella notte in cui si può scegliere in quale stanza dormire, nella balconata che dà su Latina, nel cortile telecomandato e sempre aperto, nell'orda di famelici obesi all'ora del gong, succede che tutto sia impovvisamente attualizzato: le nostre preoccupazoni, il punteggio discreto tirato per il collo da un 60 di dormiveglia continuo, e con le dune imponenti sulla nostra sinistra iniziamo la traversata del Namib. Waalvis Bai, tutto bene. Quanto è grande questa città. Industriale, altro che fermarsi anche qui. At the roundabaout, take the first exit. Walvis Bay Airport, tutto bene. Eccolo, il cartello maledetto. This car is too small (cit.). La metà in basso in asfalto, la metà in alto con dei sassi. Gli sterrati namibiani sono generalmente in buone condizioni. Ecco, viene da chiedersi che strade abbia fatto chi ha scritto questa aberrazione, altra fuorviante fonte di tranqullità nelle calde notti agostane. Certo, il primo tratto è da pedale schiacciato. Ma poi, tra i sorpassi continui (e i saluti) del pulmino verde che fa fare soste nei belvederi di un deserto già meraviglioso, puntuale arriva la disperazione dei 40 km/h, che se si risparmia sulla sicurezza si possono buttare i soldi nelle prenotazioni alberghiere. Solitaire, I'm having a long day and I don't even know what is coming next. 'Now that you told me, I know that from Solitaire to here is very bad'. Grattugia. 'That one is the worst'. 'Take the other road!' 'Are you guys going to the dunes?' We would like to, but it's late, and we have to reach Maltahohe for the night. Thanks anyhow. Ma come? Siamo venuti fin qui e non vediamo le dune? Io sono la Regina delle Dune e pretendo di vederle. Sir, is the road tar? 'Yes'. Così voliamo, letteralmente, portando il rodaggio dei 333 chilometri alla prima puntata a 140km/h, e tra i tronchi di alberi secchi e le consuete pozze di acqua salata prosciugata, si materializza improvvisamente un'infilata prospettica di due lati di dune rosse come il tramonto, belle come la nostra vita, appaganti come un timbro sul passaporto. Fernando arriva, occhiali d'ordinanza alla guida del super fuoristrada con gomme giganti, l'arroganza del protagonismo a sbarrare l'uscita alle pulci che devono combattere con ogni buca. 'Have a safe journey'. E nel declinare del giorno, su panorami che richiamano quelli dei deserti dell'ovest americano, ecco una marmotta (?) attraversare la strada proprio in corrispondenza del passo, dell'ultimo raggio di sole del 25 settembre, delle tenute Z che si estendono a profusione, e cosa ne faranno di tutta questa terra, con il cambio che la mano sinistra manda in prima per l'ultimo sforzo immane giornaliero. L'oscurità è quella di un pick-up di gente del posto che ci supera e solleva polvere, e nel sonno della ragione la strada del navigatore è improvvisamente un collegamento, che alla fine sì, si svolta a sinistra, sull'asfalto. Un cartello marrone segnala un nome noto, ma il cancello aperto è privo di nomi e si torna a omaggiare l'inutilità di una mappa aggiornata, 2 chilometri e mezzo di inversioni e risoluzioni, altri due chilometri e mezzo di sabbia sino a un cancello chiuso senza insegne, i cartelli minacciosi a promettere amare conseguenze per chi oltrepasserà. Buio, freddo, deserto. Esterno notte, animali che si muovono nel bush. Una call. E una voce che risponde. I'm sorry, I am searching for Burgsdorf Guest Farm. 'You're in the right place'. E lo sconforto accompagna le manovre sulla sabbia per evitare l'ennesima panne, il recinto minaccioso che segue l'interminabile tragitto nella notte buia delle sette e mezza, le luci lontane e la figura umana ferma e impassibile, maschile, come ogni serial killer della tradizione cinematografica. Leave the car there, trottinetta ce l'hai fatta, incredibile. E la tenda africana è il lusso di un Pinotage a cena già iniziata, 'tonite we were a bit in delay with the dinner', 'please eat as much as you can', but the fear we had will not leave us in 5 minutes, you know? Difficile da trovare, bella da vivere. E una vodka double per l'adattatore di prese multiplo, che alle 8 di mattina si dà da mangiare ai rinoceronti, e un corno di peluche allieterà la videocall con Milano. Ma il Mago degli Sterrati, troppo presto insignito di tale soprannome, dimentica le precauzioni essenziali durante gli ultimi chilometri prima della pompa, e il sasso è improvvisamente troppo grosso, troppo vicino per essere evitato. Le linee non funzionano, e il meccanico di Helmeringhausen sostituisce la gomma bucata con una simile ma non identica, 'we have to open a claim', 'you will not be refunded but you will not have to pay', le assicurazioni non servono a niente, e il figlio grasso fa manodopera. Lüderitz, il verso dell'asino nelle tre diverse versioni, ora c'è solo la mitica B4 che ci separa, e la storia delle prigioni di Aus la leggeremo al ritorno, che durante il sonno del navigatore una frenata brusca annuncerà speranzosa 'Kolmanskoooooooooop', on time to catch the guided tour of 11AM, ma la splendida città mineraria abbandonata resterà leggenda da un'area parcheggio a tavolini verdi, immancabilmente ripulita di rifiuti da personale della zona. Lüderitz è un posto fuori dal mondo con un suo particolare fascino, dove il pomeriggio è popolato solo da bambini che vanno alla loro library, sporadici giovani (...e per fortuna che ci sono) e qualche coppia di turisti avventurosi. La città è direttamente legata alla scoperta dei diamanti e si affaccia sull’oceano minaccioso. Punteggiata dalle bellissime ville del ’900 ricorda la propria storia. Non manca Hollywood, nemmeno qui, E i tedeschi sono africani. Non oltrepassiamo la ferrovia, non siamo al Machu Picchu. La balconata sarebbe perfetta per l'aperitivo, se non ci fosse già la degustazione di vino namibiano al piano più alto, che la chiave non funziona nell'ingresso accessorio del personale che saluta e delle partenze (guarda caso) affrettate. Arancio, verde, azzurro. Rosa. Timidooo! Un' Islanda africana, se proprio dovessimo ad ogni costo definire, recensire. In restaurants, they only serve South African wine. Smile. Il taxi non arriverà e seguiremo le orme di anziani diversi. Il portoghese conosce bene la nostra associazione. Da dodici anni ama questo paese dalla elevata cultura ambientale, sicuro e affascinante. Noi viriamo al curry, sono dieci periodi di 365 giorni che ci sopportiamo con piacere, allora auguri Regina delle Dune! E lo Chenin Blanc, sapeva di pera? Please, I would like to book this table. Fiecare masa are o sticla de vin. E la notte è un cancello chiuso per Bruno. Il mattino è quello di Henjo, ex campione di immersioni, 6 minuti di ritardo sulla Penguin che mai colmeremo, balene di pietra e insediamenti abbandonati, guano prezioso e pinguini e fenicotteri che vivono assieme sulla stessa spiaggia (caso unico al mondo, pare). Un obiettivo Nital di alta fattura viene prestato, come saranno venute le foto? C'è chi deve ancora vederle, ma un paio di finestre sono venute mosse. Se viene bene può essere una soddisfazione, Resta da vedere se vale la pena di sborsare tanti soldi. Ne parliamo lunedì a pranzo? Aus accoglie (nuovamente) con un pieno di benzina, e qualche souvenir mangereccio. 'Please proceed this way, sir.' Poi è il nulla, e a Seeheim la strada è talmente disastrata da far tornare indietro persino il Mago degli Sterrati. Eccola, la nuova C12, parte puntuale la segnalazione a Google Maps, proprio mentre l'unica pozza d'acqua della Namibia rischia di compromettere tutto. Ma la Regina delle Dune in tenuta mimetica è già sul campo di battaglia, e dice di sì: l'acquaplaning moderato della trottinetta sarà veloce e senza pericolo, e l'attrazione che nessuno ci perdonerà di non avere visto sarà il miglior apfelstrudel della Namibia o la sala in stile ambulanza del locale collegato? Facile, fino all'ingresso. 'Yes, you can go with your own car.' Ma lo sterrato è forse il peggiore di tutta una breve carriera, e il sole spento che accoglie (ancora in solitaria) magnifica il giusto lo spettacolo da trekking esteso del Fish River Canyon, il tramonto sta arrivando ma le nubi fanno per la prima volta da contraltare, e sarà un'abitudine consolidata sino alla fine del viaggio (reminescenze canadesi?). Eppure Grunau ormai è vicina, trottinetta è finita l'agonia, da ora solo l'asfalto sarà sotto le nostre ruote, e gli chalets di clientela locale nell'improvvisato Friday Night offrono su richiesta legna combustibile e carne da grigliata, 'she is the braaier', latrati di cani e vini dolci da dessert, supermercati che vendono un pane di qualità eccelsa, kebab di capra e salsiccia 'boera' come se non ci fosse un domani. We are from Italy. Wow! L'anziano grasso dorme ancora quando si improvvisa un lavaggio, la pressione torna regolare, la mancia esagerata regala gli ultimi dollari locali, che le facce arrabbiate già annunciano l'eredità dell'apartheid, e il Northern Cape è il nostro scenario di alberi del deserto, vitigni impiantati ovunque e cartelli di trail del passato. Augrabies è essenzialmente una township, di lavoratori che camminano pacifici lungo la strada ricca anche di frutta, la Dole a conquistare tutto l'ananas del mondo, ma anche una simpatica guardiana del parco che ci ammonisce per essere arrivati troppo tardi, all'ora di bere per santificare il sacrosanto sabato, e con le scarpe da ginnastica ci aspetta all'uscita per confermare che sì, gli animali con questo caldo (36 gradi all'improvviso) non escono allo scoperto. E le cascate? I ramarri colorati? Tutto splendido, tutto riportato con foto 'brutte' dell'invidia aziendale femminile. Upington non è la città di Giovanni. Probabilmente un deposito, di certo non uno stabilimento. E la folla al pub è emblematica della provincia universale, tra 'gazzi' che si danno un contegno fumando sigarette una dopo l'altra e anziani ubriachi che propongono ritratti a turisti di passaggio. Eppure la classe dei piatti preparati al ristorante è cristallinamente sudafricana, e la lista dei vini così eccezionale ed economica da desiderare il JF11FTGP tatuato sul cuore. Cosa resta? La città dei diamanti alla fine del deserto, naturalmente, che la vita è sempre ciclica. Kimberley! Sì, sì, qualcuno porta persino quel nome di battesimo. The Big Hole, risposero in coro gli amici del Tautona Lodge. Adesso il verso dell'asino lo facciamo anche con il Protea? Proteare significa buttare i soldi. Farsi proteare signifca farsi fregare. Proteare il Protea significa (come evincibile da USAS, n.d.a.) accettare di pagare tanto per avere in cambio un servizio discreto. Che poi, a me piacciono molto i Protea. Anche a me, ma non tutti. Odori, dite? Sai quel è il numero uno? Quello dove abbiamo mangiato a pranzo (che negli ultimi giorni, no, non si soffre la fierezza). Dai, andiamo a questo Big Hole? 'There are three parts: the movie, the hole and the subterranean'. Però, complimenti, ottima scelta. South African Gin (and selfie). Hai fumato? Dai, torniamo, magari è ancora aperto. E la fedina non sarà in oro rosa, il burbero a vidimare un rimborso VAT da ricevere in forma di carta prepagata. Ma la North-West Province, direte voi? Park at your own risk. Klerksdorp, questa (orribile) città vale microbandiera (e non lo sapevamo). Stilfontein, ma come, che distretto minerario ricco. Potch(efstroom) is just another tragic Klerksdorp (ma sorprendentemente 'bianca'). Poi siamo a casa in un secondo, 60, 80, speed camera, 60, 80, speed camera, l'amato Gauteng, trottinetta sei tornata, 5600 chilometri dopo. Soweto resta lontana sulla sinistra di palme piantate e futuri migliori, il centro di Jozi più sistemato, e Sandton emerge dalla chiusura del lunedì dei malls di Melville, il giudizio di Na ancora attuale tra pranzi con vista e shopping compulsivo per non pensare ad altro. Stay in Sandton. Al Tambo, un tramonto africano coglie ancora cieli arancio con sfondo di pali della luce. And if I could turn back time...ease my desire (questa parte non c'entra, ma è per mantenere la cit.)...I'll always remember the sadness I've seen in your eyes. It's us, then. Again. Or for the first time.

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