Sceneggiatura 7,5: l'impronta del genio dissonante Kazantzakis, l'ipocrisia del blasfemo, nudi e fiamme d'inferno, processioni nel deserto, la vita alternativa, il dubbio come caposaldo esistenziale.
Scenografia 5,5: i toni rossi del Marocco (dalle pietre ai tappeti, dai copricapi agli utensili) sposano a fatica le vicende ebraiche, fatta salva la verosimiglianza esemplare di ingressi colonnari a Gerusalemme.
Cast 7-: l'interpretazione migliore in carriera per un Dafoe esemplare nella tormentata propensione al martirio, contornanti non all'altezza tra cui certamente pallido Keitel-Iscariota mai nel personaggio.
Regìa 6,5: mancano un po' di sottolineature dell'errare quotidiano tra tentazioni ricorrenti e molteplici, la fedeltà espositiva assolutamente estetica tra linearità storiche e fughe dai vangeli parabolari.
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