martedì 9 luglio 2013

Venezia 69/Giannoli

 
 
Sceneggiatura 5: i plagi di Benigni stavolta non c'entrano, l'Idole da solo è deficitario di sociologia da panettiere, rovesciamento del fronte favolistico, caricaturismo estremo della discesa, insofferenza da purezza nella modestia. Finale semiaperto che ricompone, ma è tardi.
Scenografia 5: quando Parigi scompare nella prigionia dei flash dei paparazzi, interni televisivi ossessivi e mura domestiche buie, supermercati e conferenze stampa.
Cast 6,5: puntuale il raccordo all'intreccio fornito dalla credibile Cecile de France, l'antieroe Kad Merad in tuta grigia e rossa dà il meglio di sè solo a ondate, in un'insofferenza a volte trasmessa dal personaggio (all'attore).
Regia 6: scomposizione degli schermi da dittatura della news televisiva, esagerate riproposizioni delle medesime tematiche, estetismo da specchio riflesso, un urlo che resterà comunque nella storia del cinema.
 

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