martedì 17 gennaio 2012

Collezioni/Pieraccioni





La vita del trentenne italiano alle prese con il fallimento degli ideali fancazzisti d esami facili e relazioni sentimentali impossibili. Troppo caricaturale x un'immedesimazione anche suxficiale dell'italico medio(cre), qualche risata ormai datata. Papaleo, Haber e Ceccherini saranno icone amate anche in seguito. Memorabile la bassezza d recitazione della Cucinotta. Lascio l'università e torno a Follonica (cit./autocit.). 45/100





Manifesto d cultura popolargenerale e discreta prova d comicità toscanuniversale, d ballerine d flamenco e omosessualità dichiarate, mimiche facciali e routine quotidiane spazzate via dal momentuum. Ancora Firenze il nido d'amore del regista, la campagna dei pioppi il respiro profondo dell'estate. Discreta parte x Tosca d'Aquino, acerbamente divertente Ceccherini. La prevedibilità regna senza rivali qui come altrove nelle pellicole pieraccioniane, inevitabile il lieto fine. 57/100





La casa del cane una finestra sul mondo fiesolano d un trentenne indeciso tra tre donne tutte + o meno disponibili, comicità forzata d altarini e nullità d sceneggiatura imbarazzante. Le Aerolinas Argentinas non hanno mai volato né mai voleranno sulle Maldive. Tutto sovrainterpretato sull'onda del successo cicloniano, solo si salva dall'oblìo la memorabile resa comica d Bud Spencer-il cieco nella sua serenata rap. Affacciati alla finestra (cit.) 40/100





Schiaffi al mondo del cinema d autobiografie trasposte nella letteratura infantile, figurine patetiche da cui sfuggire x preservare un'innocenza incoerente. Dry fino al midollo, la quarta fatica mostra ormai le corde d una ripetitività insanabile, sorretta solo da qualche smorfia del Leonardo, pessimamente coadiuvato da Haendel e dalla bella scema d turno. 10 alla prevedibilità della trama. 37/100





Svolta semiseria d realtà più credibili nel paradosso, d buonismo senz'anima da difendere a spada tratta dinanzi ai facili miraggi, d relazioni d un tempo passato da riportare al presente. Gli eccessi da West del regista nn s placano, ma Ceccherini sforna la sua miglior interpretazione. Buona la scelta dell'on the road che dipinge d sfuggita siparietti regionali da luogo comune. 55/100





Ischia l'anima del refrain, Firenze la culla degli abusi e delle autocitazioni. Cambia il personaggio interpretato dal regista, meno ingenuo e + cinico, anche se la redenzione finale lo assimilerà tranquillamente ai Leonardi delle pellicole precedenti. L'originalità della scommessa tra i due abbienti e strampalati amici della singlitudine tiene in piedi il film fino al solito dilemma relazione sì/no d una carriera intera, d recitazioni teatrali pessime e gag stantie. Viva la regina (cit.) 48/100



 


Il maestro elementare d Pistoia raccoglie eredità pesanti d matrimoni falliti male e convivenze impegnative d balbuzie e demenza prevascolare, fermo e risoluto nel rigettare la storia d'amore con l'allieva sedicenne. Some fresh air in the plot, un prodotto finale che recita: L'amore è un'altalena di perdenti, se si fa pari c'è già da star contenti. Superficialità della coralità eccessiva. 51/100





Implicita ed esplicita giustificante dei reality show, Anghiari un teatrino che occhieggia da lontano la ciclonata distante secoli (se non per il botteghino). La fiera delle banalità italiche dei disastrati anni '00, dal bello e stronzo televisivo al must del calendario, dall'ignoranza da coltivare coi buoni sentimenti all'amore universale favolescamente strappalacrime. Qualche gag amara alle Seychelles, il resto è da cestinare come le critiche del regista alle critiche nei suoi confronti. 28/100


La marcia indietro è evidente, ritorna la pallida Firenze degli esordi, l'insicurezza sentimentale prevale sull'happy end in un calderone semicomico dove alcuni attori recitano parti inaspettatamente ben riuscite (Papaleo e udite udite Izzo), peccato per l'inutile escamotage del fantasma, carta sottoutilizzata che al tornasole toglie ritmo e calibro alla pellicola. 46/100




Ennesima location toscana a rotazione ed ennesimo nome improbabile per il regista protagonista, un incipit che sembra riservare qualcosa di meglio dell'ultimo disastrato periodo. Ma Papaleo stavolta toppa di brutto e da lì in avanti la discesa è abissale, comicità per sassi Habemus papam like e i soliti tormenti amorosi a lieto fine con la più scontata delle contrapposizioni tra il bello e dannato e la (mediocre) normalità. 43/100



Il livello medio sottozero non può né deve far rivalutare prodotti scadenti

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